Riforma pensioni, a quanto ammonta il taglio per fasce: ecco chi perde di più
La bozza della Legge di bilancio 2024 contiene novità sulla rivalutazione degli assegni più alti, per chi percepisce trattamenti mensili superiori ai 5.254 euro lordi: dal 1° gennaio scenderà dal 32 al 22% l'aliquota che adegua la pensione al costo della vita
- Tra le novità sul fronte previdenziale al centro dell'imminente esame al Senato della Legge di bilancio 2024, una riguarda le cosiddette pensioni d'oro. Per gli assegni più alti dal 1° gennaio l'aliquota di rivalutazione scenderà dal 32 al 22%
- Come ogni anno gli assegni previdenziali e assistenziali erogati dall'Inps giovano di un adeguamento generato dalla differenza tra l'indice dei prezzi dell'anno precedenza con quello attuale. L'obiettivo è la tutela del potere d'acquisto
- L'indicizzazione degli assegni viene suddivisa in aliquote inversamente proporzionali al valore della pensione. Nel 2023 per chi percepiva assegni fino a 4 volte il minimo la rivalutazione raggiungeva il 100% mentre scendeva a un minimo del 32% per chi riceveva trattamenti superiori a 10 volte il minimo
- Il parametro su cui il Ministero dell'Economia opera la rivalutazione delle pensioni sul costo della vita è il tasso di inflazione dell'anno precedente. Nel 2023 le pensioni sono aumentate avendo come riferimento l'8,1% di inflazione del 2022. E così gli assegni fino a 4 volte il minimo sono cresciuti dell'8,1%
- Nella bozza della manovra inviata in Parlamento viene confermato lo schema già in vigore quest'anno con il taglio della rivalutazione degli assegni dai 2.270 euro lordi mensili in su. La novità riguarda solo i trattamenti superiori ai 5.680 euro lordi al mese che vedranno un'ulteriore compressione dal 32 al 22%
- Secondo la relazione tecnica alla manovra i pensionati che percepiscono trattamenti fino a quattro volte il minimo sono il 54,1%. Nella fascia tra quattro e cinque volte il minimo si trova invece il 15% del totale dei pensionati
- Nel 2024 la spesa totale per le pensioni in Italia arriverà a toccare quota 361,24 miliardi di euro. Ad incidere sulla crescita dei costi per la previdenza concorre non solo l'inflazione, che seppur in discesa resta elevata, ma anche l'incremento dell'aspettativa di vita che prolunga la durata degli assegni in carico allo Stato