
Pensioni, modifiche rimandate a settembre: le ipotesi per Opzione donna e Ape sociale
Il prossimo 5 settembre l’esecutivo incontrerà le parti sociali e comincerà a definire le nuove condizioni dei due anticipi pensionistici per il 2024: molto probabile che per le lavoratrici venga approvata un’estensione della platea e un abbassamento dell’età per richiederla. A fare la differenza, però, saranno come sempre le risorse che il governo intenderà spendere

I segnali sono evidenti: Opzione donna, cioè l’uscita anticipata con il ricalcolo contributivo dell’assegno che l’ultima manovra ha limitato a una ristretta platea di lavoratrici, l’anno prossimo non resterà probabilmente così. Ad evidenziare le sue probabili modifiche sono soprattutto le risorse che il governo deciderà di spendere nella prossima Legge di Bilancio
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GLI INCONTRI – L’incontro del 26 giugno tra il governo e le parti sociali non ha chiarito i dubbi sul futuro di questa misura che, probabilmente, vedrà una discussione più approfondita il prossimo 5 settembre, come stabilito dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone
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LE OPZIONI – Ma quali sono i possibili cambiamenti? Almeno due le possibilità presenti sul tavolo, oltre a quella a cui più guardano le opposizioni e i sindacati, cioè il ripristino dei requisiti in vigore nel 2022 (58 anni d’età, 59 per le “autonome”, e 35 di contributi), a cui per mesi ha guardato con interesse anche la titolare del dicastero del Lavoro. Oggi però l’orientamento pare diverso
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L’USCITA A 60 ANNI – Una delle idee è quella di allargare la platea attuale, permettendo l’uscita a tutte le donne con almeno 60 anni di andare in pensione senza distinzioni legate al numero di figli o al lavoro (ad oggi potevano decidere di ritirarsi dal lavoro in anticipo soltanto le caregiver, le invalidi civili in misura pari o superiore al 74% e coloro che erano state “licenziate”)
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IL MODELLO APE SOCIALE - La seconda misura allo studio prevede il ricorso a un modello simile a quello dell’Ape sociale. L'anticipo pensionistico sarebbe in questo caso accessibile a partire sempre da 60 anni, o forse 61, anziché dai 63 anni, che è attualmente è di fatto l’età di riferimento dell'Ape
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LA FLESSIBILITÀ – La flessibilità in uscita è sicuramente il tema più insidioso. Come risolverlo? Oltre a ricorrere ad uno strumento unico per gli esodi incentivati, l’intenzione dell’esecutivo è quella di prorogare Quota 103 nel 2024, magari in versione leggermente rivista

L’ALTERNATIVA – Una delle ipotesi tecniche in corso di valutazione negli uffici del Ministero è quella di una Quota 41 per i soli lavoratori “contributivi” o, in alternativa, per tutti i lavoratori interessati ma con il ricalcolo contributivo del trattamento. Una misura che, in ogni caso, dovrebbe vedere la luce soltanto nel 2025, con una Quota “transitoria” per il prossimo anno che abbia un mix di anzianità anagrafica e contributiva. Tutto dipenderà dalle risorse a disposizione

L’APE SOCIALE – E per l’Ape sociale? Molto probabile un prolungamento, che però preveda anche una revisione e ampliamento dei lavoratori impegnati in attività gravose potenzialmente interessati all’Anticipo pensionistico
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