L'impero di Berlusconi: dalla Fininvest a Mediaset, Mondadori e Milan

Economia
Lorenzo Borga

Lorenzo Borga

Ora si apre la sfida del passaggio di mano: sulla carta la holding è nelle solide mani della famiglia: il 62,5% al fondatore, e circa il 7,5% per ciascuno dei cinque figli, Marina, Luigi, Piersilvio, Barbara ed Eleonora

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Una fortuna oggi custodita nella holding di famiglia Fininvest. Il gioiello più prezioso è ovviamente l’ex Mediaset, oggi Media For Europe per rispecchiare l’espansione in Spagna, controllata al 49,7% dopo aver respinto l’offensiva francese di Vincent Bolloré. Un gruppo lanciato dopo gli investimenti immobiliari, nel mezzo degli ruggenti della Milano da bere, e che mise fine al monopolio pubblico della Rai nel 1980 per poi acquisire Italia 1 e rete 4 ottenendo il permesso a trasmettere in tutta Italia grazie al governo Craxi con quelli che rimasero alla storia proprio come “decreti BerlusconiLa scalata imprenditoriale di Silvio Berlusconi parte nel 1961, appena laureato, dall’acquisto di un terreno grazie a 190 milioni di vecchie lire, prestati dalla banca dove lavorava il padre, e finisce oltre 60 anni dopo con un patrimonio stimato da Bloomberg di 7 miliardi e mezzo, che lo hanno reso il terzo uomo più ricco d’Italia fino alla sua scomparsa.” (ADDIO SILVIO BERLUSCONI - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA).

 

L’impero mediatico da lui fondato vale quasi un miliardo e mezzo

Un impero mediatico che vale in borsa quasi un miliardo e mezzo e oggi comprende anche quattro stazioni radio, una rete di torri televisive e due concessionarie pubblicitarie, tra cui la storica Publitalia. Alla guida di Mediaset siede Pier Silvio, il secondogenito che si è fatto le ossa come amministratore delegato al fianco di Fedele Confalonieri, altra figura cardine della galassia imprenditoriale di Berlusconi, amico personale di Silvio fin dall’età di 12 anni quando insieme suonavano in una band. Sotto il controllo della famiglia si trova anche Banca Mediolanum costruita assieme all’altro amico di una vita Ennio Doris, scomparso due anni fa, a cui Berlusconi prestò il capitale per fondare il private banking all’italiana, un gruppo che oggi vale in borsa oltre 6 miliardi. Le avventure bancarie hanno lambito anche il salotto buono del settore creditizio italiano, Mediobanca, con una partecipazione liquidata due anni fa.  

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La guerra con De Benedetti per la Mondadori

L’ultimo tassello dell’impero editoriale di Berlusconi arriva nel 1991, quando dopo una rocambolesca sfida a colpi di avvocati con la Cir di Carlo De Benedetti, passata alla storia come “Guerra di Segrate”, conquista la casa editrice Mondadori, alla cui presidenza siede oggi la figlia Marina. Gli strascichi giudiziari si concluderanno solo 22 anni dopo, con il maxi-risarcimento imposto a Fininvest dalla Cassazione. Nell'editoria seguirono le acquisizioni di Einaudi prima e di Rcs libri poi. 

 

Leader of Italian right-wing party "Forza Italia", Silvio Berlusconi gets up from his chair to acknowledge applause on stage on September 23, 2022 at the Manzoni theater in Milan during a meeting closing his party's campaign for the September 25 general election. ANSA/MATTEO CORNER

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I successi col Milan, la scommessa col Monza

Nel racconto del Berlusconi imprenditore non può mancare il Milan, di cui diventa proprietario nella tarda serata del 10 febbraio 1986. Anche se come ha lui stesso spesso ricordato il Diavolo era una semplice questione di cuore e non di portafoglio. La conquista dei 29 trofei costò alle casse di Fininvest la bellezza di 900 milioni di euro, fino alla vendita ai cinesi nel 2016. Una cavalcata, quella rossonera, in cui fu accompagnato da un altro uomo chiave, Adriano Galliani, per più di trent’anni amministratore delegato della società, e oggi alla guida dell'ultima passione calcistica, il Monza. Ora si apre la sfida del passaggio di mano per l’impero berlusconiano. Sulla carta la holding Fininvest è nelle solide mani della famiglia: il 62,5% al fondatore, e circa il 7,5% per ciascuno dei cinque figli, Marina, Luigi, Piersilvio, Barbara ed Eleonora, che ora saranno chiamati a raccogliere definitivamente l’eredità del padre, uno degli ultimi imprenditori iconici del Novecento italiano.

 

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