Guerra dazi Cina-Usa, cosa pensano gli analisti sulla posizione e sui rischi di Pechino
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Dazi, Cina agli Usa: per il dialogo ci vuole rispetto
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Introduzione
I grandi giornali americani analizzano la Cina di Xi Jinping, alla luce della guerra commerciale tra Washington e Pechino: il Dragone continua a puntare a un tasso di crescita economica di "circa il 5%", target considerato ambizioso dagli osservatori ancor prima che entrassero in vigore i dazi Usa.
Per il New York Times, Xi è di fronte a quello che potrebbe essere il test più difficile per la sua leadership dopo la pandemia di Coronavirus.
Quello che devi sapere
La Cina pronta al sacrificio?
- "Xi ha dedicato tutta la sua carriera a temprare il Paese precisamente per questo momento" e "probabilmente crede che il sistema politico cinese sia superiore a quello americano per la sua maggiore coesione e disciplina", osserva Joseph Torigian dell'American University di Washington. E probabilmente Xi "pensa che i cinesi si sacrificheranno per una missione di ringiovanimento della Nazione". Ma i cinesi, dopo il Covid-19, "potrebbero non essere disposti al sacrificio".
- Intanto Xi si è rivolto all'Ue. Cina e Unione europea dovrebbero non solo salvaguardare "i propri diritti e interessi legittimi", ma anche "l'equità e la giustizia internazionale, le norme e l'ordine internazionale", tenendo conto che "non c'è alcun vincitore in una guerra dei dazi e andare contro il mondo porterà all'isolamento", ha detto il presidente cinese l'11 aprile in un incontro avuto a Pechino con il premier spagnolo Pedro Sanchez.
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Il ruolo di Trump
- A favore della narrativa di Xi potrebbe giocare però la decisione di Trump di concedere una tregua sui dazi per tutti tranne che per il gigante asiatico. "Questo di fatto eviterà a Xi di doversi assumere responsabilità" per i dati sulla crescita economica, osserva Jessica Teets, esperta di politica cinese, del Middlebury College nel Vermont. Poi c'è la propaganda, che continua a fare il suo lavoro, anche per attribuire le colpe agli Stati Uniti.
Le fabbriche cinesi a rischio
- Ad ogni modo, Xi non è immune al malcontento popolare. E, scrive il New York Times, la Cina sentirà certamente il peso dei dazi di Trump: hanno già chiuso, con le misure tariffarie arrivate almeno al 145% per i prodotti cinesi importati negli Usa, le fabbriche nella zona di Guangzhou, dove nascono i capi di abbigliamento che arrivano negli Stati Uniti. E se a chiusura seguirà chiusura, si arriverà a una situazione che alimenterà il problema della disoccupazione in Cina. Le aziende americane, scrive anche il Wall Street Journal, inoltre, stanno cancellando gli ordini dalle fabbriche cinesi.
L'economia di Pechino fatica già
- Per il Washington Post misure tariffarie della portata voluta da Trump per tutte le merci cinesi significano di fatto un embargo nei confronti del Paese numero uno al mondo per le esportazioni. E difficilmente tutto questo, osserva il quotidiano, sarebbe potuto arrivare in un momento peggiore per Pechino con un'economia che fatica, tra disoccupazione giovanile, crollo del mercato immobiliare, spesa interna tanto debole da minacciare di trasformarsi in spirale deflazionistica. "Oggi l'economia cinese è più dipendente dalle esportazioni di quanto sia mai stata durante la crisi finanziaria globale", osserva Mark Williams, capo economista per l'Asia di Capital Economics.
Le esportazioni cinesi negli Usa
- Nel 2024 le esportazioni cinesi negli Usa hanno superato i 400 miliardi di dollari. Lo scorso anno la Cina ha acquistato prodotti dagli Stati Uniti per circa 143,5 miliardi di dollari. Oggi arriva negli Usa circa il 15% del totale delle esportazioni cinesi, rispetto al 20% del 2017, all'epoca della prima Amministrazione Trump e della prima guerra commerciale. Ma nella situazione attuale potrebbero essere il prossimo obiettivo del tycoon quelle che il Washington Post descrive come le “porte di servizio” della Cina al mercato Usa, Paesi terzi da cui far passare le merci, come Vietnam e Messico.
Le prossime mosse
- Gli analisti comunque ritengono che il Dragone abbia gli strumenti per proteggere la sua economia, anticipando o intensificando gli stimoli già pianificati. Misure che potrebbero arrivare già a fine mese, ma gli stessi analisti si aspettano anche decisioni a Washington che potrebbero andare oltre i dazi. A cominciare dai controlli sulle esportazioni.
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