Imprese, a rischio tre milioni di potenziali lavoratori in dieci anni. I dati della Cgia

Economia
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Introduzione

Quasi 3 milioni di lavoratori in meno entro i prossimi 10 anni: a dichiararlo è la Cgia di Mestre, che sottolinea come questo pericolo rischi di mettere in seria difficoltà le piccole imprese, che potrebbero essere costrette a ridurre gli organici a causa dell’impossibilità di procedere ad assunzioni. A perdere la metà dei lavoratori sarebbero soprattutto le regioni del Sud mentre, tra le province più colpite, si segnalano quelle di Nuoro e del Sud Sardegna in termini percentuali, quella di Napoli in termini assoluti.

Quello che devi sapere

Il calo della popolazione in età lavorativa in Italia

  • Le proiezioni demografiche indicano che, entro i prossimi 10 anni, la popolazione in età lavorativa in Italia calerà di 2.908.000 unità (-7,8%). A inizio del 2025 questa fascia demografica contava 37,3 milioni di persone e la Cgia prevede che la platea nel 2035 scenderà a 34,4 milioni, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.

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Non aiuterà nemmeno il ricorso alla manodopera straniera

  • Il fenomeno colpirà tutte le aree del Paese con le imprese destinate a subire dei contraccolpi molto preoccupanti anche per le difficoltà nel reperire giovani lavoratori. Nemmeno il ricorso alla manodopera straniera, per la Cgia, potrà risolvere completamente la situazione. Di conseguenza ci potrà essere un progressivo rallentamento del Pil e un aumento rilevante della spesa previdenziale, sanitaria e assistenziale, con implicazioni anche sui conti pubblici.

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Più problemi per il Centronord

  • Il Mezzogiorno potrebbe incontrare meno problemi rispetto al Centronord perché ha tassi di disoccupazione e inattività significativamente elevati, che potrebbero consentire di colmare almeno parzialmente le lacune occupazionali previste specie nei settori agroalimentare e turistico-ricettivo

I problemi per le aziende

  • Molte aziende, in particolare quelle di piccole dimensioni, saranno costrette a ridurre gli organici a causa dell’impossibilità di procedere ad assunzioni, mentre per le medie e grandi imprese la problematica potrebbe risultare meno rilevante: grazie alla possibilità di offrire salari superiori alla media, orari flessibili, benefit e pacchetti significativi di welfare aziendale, i giovani tenderanno a preferire le realtà più strutturate

La sfida per i conti pubblici

  • Un Paese con una popolazione in progressivo invecchiamento potrebbe affrontare, nei prossimi decenni, significative sfide nel mantenimento dell’equilibrio dei conti pubblici, soprattutto a causa dell’incremento delle spese sanitarie, pensionistiche, farmaceutiche e assistenziali. La Cgia sottolinea che una ridotta presenza di giovani under 30 e un’alta incidenza di over 65 potrebbero determinare ripercussioni negative su settori economici strategici, comportando una contrazione strutturale del Pil

Le previsioni

  • La previsione è del rischio di un calo del volume d'affari del mercato immobiliare, dei trasporti, della moda e del settore ricettivo, mentre il settore bancario potrebbe essere tra i pochi a beneficiare di alcuni effetti positivi: grazie a una maggiore inclinazione al risparmio rispetto alle altre coorti anagrafiche, la popolazione anziana potrebbe incrementare il valore economico dei propri depositi, favorendo così le istituzioni creditizie

Le regioni più interessate

  • Secondo la Cgia le contrazioni della popolazione in età lavorativa più importanti riguarderanno il Mezzogiorno. Dei 3 milioni di persone in meno che occuperanno la fascia anagrafica tra i 15 e i 64 anni, la metà interesserà le regioni del Sud. Lo scenario più critico investirà la Sardegna che entro il prossimo decennio subirà una riduzione di questa platea di persone del 15,1 per cento (-147.697 persone). Seguono la Basilicata con il -14,8 per cento (-49.685), la Puglia con il -12,7 per cento (-312.807), la Calabria con il -12,1 per cento (-139.450) e il Molise con il -11,9 per cento (-21.323)

Le regioni meno interessate

  • Per contro, le regioni meno interessate da questo fenomeno saranno il Trentino-Alto Adige con il -3,1 per cento (-21.256) la Lombardia con il -2,9 per cento (-189.708) e, infine, l’Emilia-Romagna con il -2,8 per cento (-79.007) 

Le province

  • A livello provinciale, invece, la flessione più importante si verificherà a Nuoro con il -17,9 per cento. Seguono la Sud Sardegna con il -17,7, Caltanissetta con il -17,6, Enna con il -17,5 e Potenza con il -17,3. In valore assoluto la provincia che subirà la perdita più importante è Napoli con -236.677 persone. Tra le province meno interessate dalla contrazione segnaliamo Bologna con -1,4 per cento, Prato con il -1,1 e, infine, Parma con il -0,6 per cento.

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