
Grandi dimissioni, 4 lavoratori su 10 si pentono di aver lasciato e solo il 7% è felice
Come ha evidenziato una ricerca del Politecnico di Milano, una fetta consistente di coloro che hanno deciso di abbandonare il proprio posto di lavoro per percorrere altre strade non rifarebbe la stessa scelta e soltanto l’11% dei dipendenti che hanno intrapreso questa scelta dice di stare bene. “In un simile contesto le aziende devono cercare di non perdere i lavoratori che hanno e aumentarne l’engagement”, ha dichiarato il professor Mariano Corso

Assumere, in un contesto lavorativo non semplice. Non è facile definire la situazione lavorativa presente attualmente in Italia, dove le imprese medio-grandi vogliono assumere ma si trovano davanti a un malessere figlio della pandemia. “In un contesto in cui il fenomeno delle dimissioni non si arresta e il mercato del lavoro è caratterizzato da una forte carenza di professionisti, le aziende devono cercare di non perdere i lavoratori che hanno, aumentandone l’engagement”, ha dichiarato Mariano Corso, professore del Politecnico di Milano, a Il Sole 24 Ore
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LO STUDIO – Proprio il Politecnico di Milano ha realizzato, insieme a Doxa, una ricerca dal titolo “Vita, lavoro, felicità: disegnare una nuova relazione tra organizzazione e persone” su un campione di 800 lavoratori, rappresentativo sia dei colletti bianchi che di quelli blu, e di 100 aziende di dimensione medio grande. I risultati evidenziano una situazione tendenzialmente diversificata
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TRA DIMISSIONI E CACCIA AI TALENTI – Due dimensioni ineludibili sono certamente da un lato le dimissioni e dall’altro la carenza di talenti, un problema che si trovano a dover affrontare le aziende. Ma come risolverlo? I numeri ci dicono che nel 2023 ben il 59% delle organizzazioni prevede una crescita dell’organico, ma il 94% ha difficoltà ad assumere nuovo personale
Lo studio del Politecnico di Milano
IL DANNO ECONOMICO – Tutto questo ha delle inevitabili ripercussioni economiche: come hanno evidenziato le statistiche del sistema informativo Excelsior Unioncamere, la difficoltà di reperimento delle persone (oggi ben oltre il 40%) considerando una tempistica di difficoltà di reperimento compresa tra 2 e 12 mesi, ha generato una perdita di valore aggiunto di 37,7 miliardi di euro per il solo 2022
Lavoro, per sceltà o necessità: corrono le dimissioni
I MESTIERI PIÙ RICHIESTI – Un dato che si unisce ad un altro formulato dal Polimi, che sottolinea come per il 74% delle organizzazioni il tema sia più critico rispetto a 12 mesi fa. Questo, poi, implica una difficoltà soprattutto per le professionalità digitali, ma non solo: mancano anche profili tecnici, operai e manutentori. La richiesta di questi mestieri, oltretutto, è anche aumentata se consideriamo le grandi dimissioni
Lavoro, boom di dimissioni: chi lascia l'impiego e per quali motivi
IL PENTIMENTO - Se consideriamo gli anni 2021 e 2022 le dimissioni hanno superato il numero record di 3 milioni. È vero che il 46% dei lavoratori ha cambiato lavoro negli ultimi mesi, o è sul punto di farlo, ma c’è chi si è già pentito della scelta. Infatti, il 41% non si dimetterebbe ancora: questa insoddisfazione, seguita al cambiamento, fa però intuire che le condizioni che i lavoratori trovano sul mercato sono differenti, ma non così tanto come forse si aspettavano
Da grandi dimissioni a smart working, come cambia il mondo del lavoro
IL BENESSERE PSICOLOGICO – Da non trascurare, poi, il benessere psicologico: soltanto l’11% dei lavoratori dice di stare bene e il 42% si è assentato almeno una volta dal lavoro nell’ultimo anno per motivi di malessere psicologico e relazionale. Le ragioni sono diverse: ansia ma anche problemi di natura sociale, come le relazioni interpersonali con capi, colleghi e collaboratori. A dichiararsi felice è solo il 7% dei lavoratori

WORK LIFE BALANCE – Come rileva sempre il Politecnico di Milano, si innestano 2 dinamiche principali sugli equilibri vita-lavoro. Una è la work-life integration che riguarda chi trova nel proprio lavoro una componente significativa della propria soddisfazione personale ed è portato a gestire in maniera integrata questi due aspetti (43% dei lavoratori). L’altra è invece la work-life separation di chi trova la propria soddisfazione personale prevalentemente al di fuori del lavoro ed è portato a tenere separata la vita lavorativa da quella privata
Carenza di medici negli ospedali italiani: 10 dimissioni al giorno