Lavoro, per scelta o necessità: corrono le dimissioni

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Continua ad aumentare il numero italiani che decidono di lasciare il posto. Un fenomeno cresciuto negli ultimi tempi. Nei primi nove mesi del 2022 oltre 1,6 milioni di ritiri, molti di più rispetto all'anno precedente ma anche a prima dell'inizio della pandemia

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E’ un fenomeno reale, non solo dovuto dal confronto con gli anni segnati dalla pandemia. Le dimissioni dal lavoro sono in crescita: oltre un milione e seicentomila nei primi nove mesi dell’anno scorso, il 22 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2021. E’ vero che i confronti sono spesso fuorvianti, ma anche andando ancora più indietro nel tempo, vediamo che – sempre fra gennaio e settembre - nel 2019 gli abbandoni hanno sfiorato 1,3 milioni e ancora meno sono stati nel 2018 (1,18 milioni).

L'esplosione del Covid ha frenato le dimissioni

Non parliamo di licenziamenti, aumentati anch’essi negli ultimi tempi, ma di chi se ne va volontariamente (anche se fra questi potrebbe esserci chi è stato costretto a firmare). Dai dati forniti dal Ministero del Lavoro si nota come nel periodo più acuto del Covid ci sia stato un calo, ma dopo che uffici e fabbriche sono tornate a pieno regime, le dimissioni sono ripartite a un ritmo superiore. 

Con la ripresa economica più possibilità di scelta

La ripresa economica è stata probabilmente la spinta principale: sono cresciute le possibilità di trovare un posto più qualificato o meglio retribuito, si sono aperti spazi in settori congelati dalle restrizioni anti-Covid, inoltre è finito il blocco dei licenziamenti che aveva in parte ingessato il mercato. Una parte delle dimissioni – ha spiegato l’Inps poco tempo fa – ha rappresentato il recupero di quelle che non ci sono state nel 2020. 

Voglia di vivere a un'altra velocità?

Resta il fatto che sono di più di quelle che c’erano prima dell’emergenza sanitaria, ecco perché potrebbero esserci altre ragioni. La voglia (e la possibilità) di cambiare azienda, soprattutto per giovani e laureati, e la fuga da stipendi che non tenevano più il ritmo dell’inflazione. O, infine, la ricerca di un via più equilibrata per conciliare ufficio e vita privata

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