
Pos, l’apparecchio per i pagamenti elettronici potrebbe servire a trovare gli evasori
La novità è contenuta nel Def, nel capitolo dedicato all’evasione. In pratica si tratterebbe di un meccanismo basato sull’incrocio di dati relativi alle sanzioni, agli identificativi degli strumenti di pagamento elettronico e alla fatturazione elettronica. Spunta anche l’ipotesi che il Fisco, alla luce di eventuali discordanze, ricorra a lettere di compliance

Nel Def, nella parte dedicata alla lotta all’evasione fiscale, compare l’ipotesi che il Pos possa diventare uno strumento utile anche a scovare i “furbetti” delle tasse
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Lo riporta Il Sole 24 Ore, spiegando che soprattutto il non utilizzo del Pos potrebbe trasformarsi in un indicatore di evasione. A quel punto, il Fisco si metterebbe direttamente in contatto con il commerciante o il professionista in questione
Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie di economiaAlla base del meccanismo ci sono alcune misure decise dal governo Draghi. In primis le sanzioni per chi nega a un cliente l’uso del Pos, ma anche l'obbligo per banche e intermediari di trasmettere all’Agenzia delle Entrate i dati identificativi degli strumenti di pagamento elettronico messi a disposizione degli esercenti
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E sarà proprio incrociando queste informazioni che il Fisco potrà rilevare eventuali discordanze e invitare i contribuenti a chiarire e/o sanare la propria posizione tramite una lettera di compliance
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A contribuire sarà anche l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica a tutti i soggetti esenti, che costituirà un altro insieme di dati di non poca importanza per riscostruire il percorso dal fornitore all’utente finale
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Rimanendo in tema di pagamenti elettronici, il prossimo 20 aprile tornerà a riunirsi il tavolo di confronto per cercare un accordo con gli operatori del settore dei pagamenti per tagliare le commissioni a carico delle piccole attività commerciali per l'uso del Pos azzerandole sotto i 10 euro e riducendole sotto i 30 euro
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Il Governo ha un ruolo di garante tra le parti, fra associazioni di pmi, banche e operatori dei sistemi di pagamento elettronici, anche internazionali. La mancanza di un accordo alla scadenza del 31 marzo è stata legata anche a una sorta di sanzione, un contributo straordinario previsto - dall'ultima legge finanziaria - a carico di operatori di servizi e circuiti di pagamento, in una misura legata agli utili delle transazioni inferiori a 30 euro. Al momento sarebbe di fatto inapplicabile per motivi tecnici
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Al tavolo del 20 aprile torneranno a sedersi le associazioni di categoria delle piccole imprese, l'Abi per le banche e l'Apsp che rappresenta i prestatori di servizi di pagamento. "Per favorire l'utilizzo della moneta elettronica - ormai dovremmo averlo capito tutti - le sanzioni sono assolutamente inefficaci", ha detto il segretario generale di Confesercenti Mauro Bussoni
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"I pagamenti al di sotto dei 30 euro, come numerosità, sono una parte consistente del totale - ha aggiunto Bussoni - Noi siamo favorevoli ad accettare la rivoluzione della moneta elettronica, ma siamo anche convinti che la modernizzazione del Paese in materia di sostituzione del contante debba passare dall'azzeramento delle commissioni per i micropagamenti e da dispositivi Pos ultraveloci. Troviamo meno convincente l'idea che tutto questo serva a combattere l'evasione"
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"In questi anni - ha proseguito Bussoni - ci si è inventati di tutto: obblighi, sanzioni, lotterie, cashback. Misure che si sono rivelate, in alcuni casi, veri e propri disastri per le casse dello Stato. Nel frattempo, l'obbligo di accettare pagamenti si è trasformato in una stangata per le imprese, con costi stimati intorno ai 5 miliardi di euro l'anno e proporzionalmente più pesanti sui piccoli, che non riescono a strappare le stesse condizioni accordate alle attività che possono contare su grandi fatturati e transati"
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