
C'è chi dice che i costi delle transazioni digitali che devono essere sostenuti dai commercianti sono troppo alti. Dai dati riportati da Global Data, si tratta però di cifre in linea con il resto d'Europa. Tra agevolazioni sull'acquisto dei Pos e offerte dei circuiti di pagamento sulle mini-transazioni, il contante in alcuni casi non sembra più così conveniente

Si continua a discutere della decisione del governo Meloni di innalzare a 60 euro la soglia entro cui i commercianti italiani potranno rifiutarsi di accettare pagamenti digitali, con bancomat o carte di credito. Mentre sul punto vanno avanti "interlocuzioni" con l'Unione europea, c’è chi ritiene, come il vicepremier Matteo Salvini, che il principio è “che il cittadino deve essere libero di pagare come ritiene e di prelevare i suoi soldi in banca come ritiene”. Ma c'è anche chi pensa che l’innalzamento della soglia vada contro la lotta all’evasione fiscale
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Anche l’Unione europea, in riferimento al Pnrr, ha individuato un mezzo per combattere l’evasione nel potenziamento dei “pagamenti elettronici obbligatori, anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti”
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La linea è la stessa condivisa dalla Banca d’Italia, che in un’audizione del 5 dicembre ha sottolineato la validità dei pagamenti elettronici come forma di contrasto all’evasione, perché questi permettono “il tracciamento delle transazioni”
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Una delle ragioni principali che si portano a favore dell’innalzamento della soglia entro cui obbligare ad accettare le transazioni digitali è che, in caso di scontrini bassi, queste costano troppo per i commercianti rispetto a quanto ricavano dalla vendita. Uno studio della Banca d’Italia del 2020 sembra però smentire questo assunto
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Mettendo a confronto contanti e carte, la Banca d’Italia sottolinea come i costi privati di accettazione per l’esercente con i contanti siano di circa l’1%. La percentuale scende allo 0,65 nel caso di carte di credito o debito e allo 0,06% con i bonifici
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Guardando in particolare alle mini-transazioni, esistono diverse offerte dei principali circuiti di pagamento che puntano proprio a ridurre il costo delle transazioni che rimane sulle spalle degli esercenti. PagoBancomat, ad esempio, ha azzerato le commissioni fino a 5 euro da qui alla fine del 2023. Nexi rimborsa invece le commissioni fino a 10 euro, sempre fino alla fine del 2023

Si dice spesso che i costi dei Pos in Italia sono tra i più alti di tutta Europa. Secondo i dati riportati da Global Data, come citati da Repubblica, non è così. Il costo in Italia di una transazione digitale per i commercianti è dello 0,7%. In linea con il resto d’Europa, in alcuni casi anche inferiore. In Germania si arriva ad esempio all’1,3%, nel Regno Unito allo 0,8%

Il contante non è comunque gratis per gli esercenti. Il suo costo – fa sapere la Banca d’Italia – “risulta il più elevato a causa dei maggiori oneri (variabili) legati alla sicurezza" come possono essere ad esempio i furti, il trasporto valori e le assicurazioni

Bisogna poi ricordare come esistano anche alcune agevolazioni per gli esercenti che acquistano i Pos. È infatti previsto un credito d’imposta al 30% per chi fattura meno di 400mila euro, fino a un massimo di 320 euro. Fino a giugno 2022 il credito ha poi coperto il 100% dei costi, nel rispetto di alcuni criteri fissati dalla legge

A questo si aggiungono le decine di offerte pensate per i commercianti con gestione dei pagamenti elettronici. Guardando al sito di comparazione SignorPOS, la più conveniente - "offerta Flat" - prevede 0€ di canone mensile e una commissione dell'1% per cento per ogni transazione

Anche altre offerte, le cosiddette "a consumo", prevedono un canone mensile dello 0% e commissioni dell'1,75%

"Le autorità di vigilanza dicono che i costi dei pagamenti elettronici sono calati di continuo in Italia", afferma intanto il presidente dell'Abi Antonio Patuelli intervistato a Tg24 Economia di Sky. Patuelli sulla vicenda dei pagamenti Pos ha sottolineato come "non c'è un prezzo ma tanti" perché i servizi di pagamento "sono erogati da soggetti bancari e talvolta non bancari" e i livelli di commissioni "sono tutti diversi fra loro". Gli esercenti, ha suggerito Patuelli, "distinguano quelle che costano di più e di meno non facendo di tutta l'erba un fascio"