Fisco, obiettivo flat tax per tutti: traguardo lontano

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Il governo ha promesso che entro cinque anni estenderà la tassa piatta a tutti i contribuenti. Ma quale modello ha in mente il governo? Fra i vari progetti, uno dei più completi è quello della Lega, che prevede un prelievo del 15 per cento ma con correttivi per conservare la progressività. Nel resto d'Europa, sono solo una manciata i Paesi con un tassa piatta: nel tempo molti hanno fatto marcia indietro, tornando a più aliquote 

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Da quasi trent’anni l'Estonia è la patria della flat tax, la tassa piatta. Nel Paese baltico l’operaio, il pensionato e l’imprenditore versano al Fisco il 20 per cento dei loro guadagni. In questo Stato dell’Unione Europea, da un milione e trecentomila abitanti (e un Pil pro-capite di meno della metà di quello italiano), per la dichiarazione dei redditi non serve il commercialista: non esistono aliquote e i bonus sono ridotti all’osso.

Modello Estonia per l'Italia?

E’ questo il modello a cui guarda il nostro governo? Difficile dirlo, perché il progetto di riforma fiscale è ancora in gestazione. Ma il traguardo da raggiungere in cinque anni è proprio la flat tax, che eliminerebbe gli attuali quattro livelli Irpef (dall’anno prossimo si passerebbe a tre), orientandoci nella direzione opposta a quella presa nel resto del Continente.

La proposta della Lega

Ad avere la tassa piatta sono rimasti pochi Stati (tutti dell’Est, alcuni extra Ue), visto che molti nel tempo si sono convertiti allo standard degli scaglioni. Ma come potrebbe essere la nostra flat tax? Uno dei progetti storici è quello della Lega, che prevede un prelievo del 15 per cento da applicare non sul singolo contribuente ma sull’intero nucleo familiare, con sconti più corposi se si è in tanti a vivere sotto lo stesso tetto e agevolazioni che si assottigliano al crescere dei guadagni.

Progressività tutelata dalla Costituzione

Un modello molto diverso da quello estone. Chi ha redditi alti continuerebbe a pagare, in cifra assoluta, più di chi fatica ad arrivare a fine mese, ma cambierebbe l’attuale meccanismo progressivo (tutelato dalla Costituzione), che chiede un maggior contributo percentuale a chi guadagna molto, nell’ottica di redistribuire la ricchezza e finanziare la spesa sociale.

Il nodo dei costi: servono molti miliardi

Poiché si punta a ridurre il carico fiscale, una riforma di questo tipo avrebbe bisogno di parecchi miliardi. Necessario, dunque, trovare molti soldi e per questo ci si appella soprattutto a un robusto taglio dei bonus esistenti (invano ci hanno provato in tanti) e al recupero dell’evasione, che si ridurrebbe perché – questa è la tesi - se lo Stato chiede meno, più gente paga. Sarebbe così anche in Italia coi suoi 100 miliardi di tasse e contributi che sfuggono al Fisco ogni anno?

 

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