
Città balneari, 26 Comuni chiedono lo status al Governo: quali sono e come funziona
Diverse municipalità da Nord a Sud si sono unite per esortare l’esecutivo a dare un rilievo speciale a quei centri che in estate aumentano considerevolmente il numero di abitanti. “Entro 15 giorni convocherò un tavolo al ministero”, ha dichiarato il ministro del Turismo Daniela Santanchè

Una legge per istituire le città balneari. A chiederlo sono 26 Comuni delle maggiori località balneari d’Italia tra Sardegna, Emilia-Romagna, Sicilia, Toscana, Campania, Puglia e Friuli-Venezia Giulia, per l’occasione riunite nell’iniziativa G20 spiagge
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LA RISPOSTA DEL GOVERNO – L’esecutivo di Giorgia Meloni ha accolto positivamente l’iniziativa: infatti, il ministro del Turismo Daniela Santanché ha deciso di “convocare entro 15 giorni un tavolo al ministero”
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L’INCONTRO – La decisione del ministro segue la partecipazione a un’iniziativa a Roma del network nazionale delle destinazioni balneari con almeno un milione di presenze turistiche, volto a definire il futuro delle coste italiane. Le ventisette spiagge più visitate riescono a catalizzare più di 70 milioni di presenze da Nord a Sud. “Venite con delle proposte scritte, oggi sono presenti parlamentari di tutto lo schieramento e questa dovrà essere un’iniziativa parlamentare. I tempi ci sono, ce la faremo", ha dichiarato Santanché
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NON A COSTO ZERO - Come sottolinea il ministro, "dobbiamo capire quali sono le soluzioni migliori, non è una riforma da fare a costo zero perché c'è bisogno di risorse per aumentare i servizi, ad esempio nel periodo di maggior turismo non possono rimanere gli stessi vigili di quando non c'è tale esigenza, dobbiamo riflettere bene"
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COSA CHIEDONO – “Noi sindaci delle località balneari, insieme, possiamo rappresentare al governo quelle che sono le nostre esigenze specifiche e i servizi di cui abbiamo bisogno”, ha detto la sindaca di Riccione Daniela Angelini. La richiesta dei sindaci è quella di valutare l’incremento della popolazione delle loro città nei mesi estivi: per questo chiedono una legge che istituisca lo status di città balneare
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UNA LEGISLAZIONE SPECIALE – L’aumento della popolazione, secondo i sindaci, implica l’accentuazione di una serie di problematiche, come ad esempio i rifiuti. “Le nostre non sono città come le altre. Durante i periodi di massima affluenza vediamo decuplicare la popolazione rispetto al numero dei residenti e ci serve una legislazione su misura che tenga conto di problemi come sicurezza e raccolta dell’immondizia”, evidenzia la sindaca Angelini
GUARDA IL VIDEO: Comuni chiedono status di "città balneari"
LO STATUS – Le città, come ci tiene a ribadire Roberta Nesto, sindaca di Cavallino-Treporti (Ve), non vogliono privilegi particolari, ma soltanto vedersi riconoscere lo status. “Le nostre città sono centri molto piccoli d'inverno, ma metropoli d'estate. C’è la necessità di dare servizi ai cittadini residenti, ma anche agli ospiti. Riteniamo che lo status di città balneari sia impellente: per questo abbozzeremo un documento per il ministro Santanché, perché abbia una base di partenza sulla quale confrontarsi”

L’EFFETTO FISARMONICA - Un problema che si trovano ad affrontare le città balneari è il divario tra il numero di residenti e le presenze turistiche in un periodo molto ristretto dell'anno. Durante la stagione estiva alcuni centri balneari si trasformano in città di medie dimensioni, con 150mila persone e tanti problemi per le amministrazioni comunali, i cui servizi sono tarati sul numero dei residenti

I 26 COMUNI – Ma chi sono i 26 Comuni che hanno aderito? Sono presenti nel network Forio, Ischia e Sorrento (Campania); Bellaria, Igea Marina, Cattolica, Cervia, Comacchio, Riccione (Emilia Romagna); Lignano Sabbiadoro (Friuli Venezia Giulia); Vieste (Puglia); Alghero e Arzachena (Sardegna); Taormina (Sicilia); Bibbona, Castiglione della Pescaia, Grosseto, Orbetello, San Vincenzo, Viareggio (Toscana); Bibione, Caorle, Cavallino-Treporti, Chioggia, Jesolo e Rosolina (Veneto)
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