
Direttiva Ue riqualificazione case green, da aree vincolate a edifici storici: le deroghe
Nel documento al momento in fase di discussione al Parlamento europeo ci sono obblighi ma anche eccezioni (totali o parziali) su edifici che non saranno interessati dalle nuove norme. Possibili ancora modifiche ma attualmente ci sono tre tipologie di immobili che potrebbero risultare esonerate dagli adeguamenti energetici. Ecco cosa sapere

Il Parlamento europeo sta discutendo la direttiva sulle case green. Oltre agli obblighi di riqualificazione il documento presenta anche una serie di deroghe ed eccezioni (totali o parziali) su edifici che non saranno interessati dalle nuove norme. Al momento il testo è una bozza: tra le diverse versioni finora emerse ci sono varie differenze e altre ne arriveranno fino all’approvazione definitiva
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LE ESENZIONI - Alcuni punti però sono ricorrenti in tutte le versioni. Gli Stati potranno esentare alcune categorie di immobili dai livelli minimi di prestazione energetica richiesti dalla direttiva. Come spiega il Sole 24 Ore, in questi casi non sarà necessario l’adeguamento con ristrutturazione, se l’Italia recepirà la norma
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LE TIPOLOGIE INTERESSATE - In sintesi le tipologie di edifici che dovrebbero essere esentati sono tre: edifici storici o dal particolare valore architettonico, immobili che si trovano in aree vincolate o protette. E infine abitazioni utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, quindi le cosiddette seconde case
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IMMOBILI STORICI - La prima categoria che potrebbe sfruttare l’esclusione dalla direttiva è quella degli edifici e monumenti sottoposti a tutela. Immobili storici o dal particolare valore architettonico saranno esentate dalle ristrutturazioni
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EDIFICI IN AREE TUTELATE - La seconda categoria potrebbe essere quella degli edifici tutelati, in quanto si trovano all’interno di determinate aree vincolate. La stima in questo caso è complicata: ad esempio gli immobili inseriti nel Codice dei beni culturali che protegge aree costiere, territori vicini a fiumi e laghi, zone di montagna, parchi e zone di interesse archeologico. Ma anche costruiti nei centri storici o in zone dichiarate di notevole interesse pubblico
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LE SECONDE CASE - L’ultima categoria di esenzioni potrebbe riguardare gli edifici residenziali usati meno di quattro mesi all’anno o con un consumo energetico previsto inferiore al 25% del consumo che risulterebbe dall’utilizzo durante tutto l’anno. In sostanza le seconde case, cioè tutte le abitazioni diverse da quella principale
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LE STATISTICHE - L’Agenzia delle Entrate stima che i cosiddetti “immobili a disposizione” (non locati e non utilizzati in maniera costante) siano 5,5 milioni, contro i 19,5 milioni di abitazioni principali e i 3,4 milioni di unità in locazione. Le unità immobiliari non vanno confuse con gli edifici residenziali, che sono circa 12 milioni e sui quali è stato calcolato l’impatto potenziale della direttiva (40 miliardi ogni anno per riqualificare solo il 15% più energivoro)

GLI ALTRI CASI - Come ricorda il Sole 24 Ore, ci potrebbero essere anche altre eccezioni: ad esempio edifici di culto e strutture temporanee (come uffici di cantiere o stabilimenti balneari). Anche in questi casi la direttiva non dovrebbe valere e non dovranno adeguare le proprie classi energetiche
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