
Imu, esenzione estesa anche alle seconde case: cosa dice la Consulta sui coniugi
La Corte costituzionale si è espressa in merito all’esenzione Imu per le abitazioni non principali, riconoscendone la validità anche se condizionata a rigorosi controlli che i Comuni dovranno fare. Chi l’ha versata e rientra nei casi previsti dall’esenzione può chiedere il rimborso entro 5 anni a cui dovrà aggiungere, entro il 30 giugno 2023, la domanda per comunicare il cambio di destinazione dell’immobile

Una grande questione è stata definitivamente risolta, anche se solo in parte. Attraverso la sentenza n. 209 del 13 ottobre 2022, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la norma in vigore dal 2011 che, per le coppie sposate o unite civilmente che abitano in case differenti (nello stesso comune o in diversi), limitava l’esenzione Imu ad una sola delle due case, relegando l’altra a seconda e quindi soggetta a tassazione
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UN LIMITE “AUTOMATICO” CHE NON C’È PIÙ – Come evidenzia il Corriere, con la nuova pronuncia dei giudici sparisce l’assoggettamento quasi “automatico” dell’Imu di uno dei due fabbricati, rendendo possibile l’esenzione per entrambi gli immobili (sia se situati nello stesso comune che in comuni diversi) purché si verifichi effettivamente, per ciascuno di essi, la condizione della residenza e dimora abituale di un coniuge
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COME DIMOSTRARE – Come provare questa condizione? Un esempio può essere dimostrare, attraverso le bollette delle utenze, consumi congrui alla presenza di una persona durante l’anno o anche la scelta del medico di base, anche se non sono presenti al momento precisazioni ufficiali. La possibilità di fruire della doppia esenzione viene verificata caso per caso
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COSA DICE LA CONSULTA – Nella sua sentenza, la Corte costituzionale ha specificato che il suo giudizio non determina in alcun modo un’esenzione Imu per le “seconde case” in cui uno dei coniugi abbia trasferito la residenza anagrafica, non dimorandovi abitualmente. I comuni hanno strumenti efficaci per verificare l’esistenza o meno della dimora abituale. Chi ha la residenza in un immobile, ma non anche la dimora effettiva, continua a dover pagare l’Imu per quell’immobile
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E QUINDI? - Chi si trova nelle condizioni per essere esentato ma ha versato l’imposta in passato, può chiedere il rimborso al proprio comune. La domanda si può presentare entro cinque anni dal versamento a cui si dovrà aggiungere entro il 30 giugno 2023 la domanda per comunicare il cambio di destinazione dell’immobile e il suo “upgrade” ad abitazione principale
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LA REGOLA PER LE ATTIVITÀ - Vale anche per il saldo 2022 l’esenzione per teatri, sale per concerti e spettacoli, fortemente colpiti durante la pandemia. L’Imu non è dovuta solo a condizione che i proprietari siano anche gestori delle attività che vengono esercitate all’interno
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QUANDO NON C’È L’ESENZIONE - Il saldo va versato dal proprietario del fabbricato se dato in locazione o in comodato o anche in affitto di azienda ad un’impresa che esercita una di queste attività. L’esonero non è previsto per gli immobili destinati a discoteche, sale da ballo, night club e simili

LA PROROGA E LE REGOLE PIÙ SEVERE – In materia è stata inoltre disposta la proroga per tutto il 2022 di una serie di esenzioni per gli immobili presenti nei Comuni colpiti da eventi sismici negli ultimi anni. Chi invece, non ha corrisposto l’imposta anche se l’immobile non era una vera abitazione principale, ma una seconda casa, è meglio che si metta in regola corrispondendo l’intera imposta: è molto probabile che ora i controlli siano più accurati
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