
Pensioni, nuovo sistema di rivalutazione: chi guadagna e chi perde
Nella Legge di Bilancio varata del governo di Giorgia Meloni è previsto un nuovo sistema su sei fasce di reddito per l’adeguamento dei trattamenti pensionistici all’inflazione: per il 2023 e il 2024 è previsto un aumento maggiorato per le minime, mentre per chi riceve un assegno più sostanzioso è in arrivo una stretta

La Legge di Bilancio varata dal governo di Giorgia Meloni prevede un nuovo sistema su sei fasce di reddito per l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione. Il meccanismo fornirà un aumento “maggiorato” per le pensioni minime e una rivalutazione piena per i trattamenti pensionistici fino a 2.100 euro lordi
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Il 9 novembre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (in foto) ha firmato il decreto che dispone, a partire dal 1 gennaio del 2023, l’adeguamento del 7,3% dei trattamenti pensionistici. L’importo della misura è stato calcolato sulla base dell’inflazione calcolata dall’Istat
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Il governo poi, con la Manovra, ha deciso di archiviare il sistema attualmente in vigore basato su tre fasce: rivalutazione del 100% per i trattamenti fino a 4 volte il minimo Inps (circa 538 euro), 90% per quelli compresi tra 4 e 5 volte il minimo e 75% per tutte le pensioni superiori a 5 volte il minimo
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Il nuovo sistema, riporta il Sole 24 Ore, è invece composto da sei fasce di reddito che ricevono una diversa indicizzazione: a beneficiare maggiormente della novità sono le pensioni minime, che nel 2023 riceveranno una rivalutazione maggiorata all’8,8% che salirà poi al 10 l’anno successivo
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La rivalutazione maggiorata porterà così le pensioni minime ad avere un bonus percentualmente più alto rispetto agli altri trattamenti: nel 2023 saliranno di 46 euro netti, andando a superare i 570 euro. Nel 2024 poi la cifra dovrebbe superare i 580 euro

Per quanto riguarda invece le altre fasce di reddito, i trattamenti pensionistici fino a 4 volte il minimo dell’Inps (circa 2100 euro lordi) avranno una rivalutazione al 100%, cioè il 7,3% della cifra totale stabilito dal decreto del ministero dell’Economia

Gli assegni da mille euro lordi cresceranno così di 73 euro lordi, per una cifra totale di quasi 950 euro l'anno: al netto la rivalutazione è intorno ai 52 euro. Le pensioni da 1.500 euro avranno invece un aumento di 75 euro netti, e le pensioni da 2mila euro di 100 euro netti

Per le pensioni che superano la soglia di 4 volte il minimo Inps, arriva invece una stretta nella rivalutazione: l’adeguamento al costo della vita scende infatti all’80% per chi è titolare di un trattamento compreso tra 4 e 5 volte il minimo, e al 55% per chi ha una pensione tra 5 e 6 volte il minimo

La stretta è ancora più forte per chi ha una pensione alta: la rivalutazione sulla base dell’inflazione sarà infatti del 50% per chi è titolare di un trattamento pensionistico tra 6 e 8 volte il minimo, del 40% tra otto e dieci volte il minimo e del 35% per le pensioni superiori a 10 volte il minimo

Secondo i calcoli pubblicati dal Sole 24 Ore, i trattamenti da 2.500 euro lordi al mese saranno ad esempio rivalutati del 5,8%, con un amento lordo di 140 euro (90 netti) e una perdita di circa 40 euro al mese rispetto allo schema in vigore nel 2022

La stretta diventa ancora più evidente guardando alle pensioni più alte: un trattamento lordo da 3.500 euro al mese salirà di 128 euro lordi, rinunciando a 108 euro lordi. Per una pensione da 4mila euro lordi il taglio sarà di 118 euro mensili, che diventano circa 206 lordi per gli assegni da 5.500 euro. A 6mila euro la rivalutazione sarà soltanto del 2,6% per un incremento nel cedolino di 87 euro al mese
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