
Pensioni, da Quota 102 a Opzione donna: i temi che dovrà valutare il nuovo governo
Sul tavolo del nuovo esecutivo ci sono alcune questioni previdenziali che andranno affrontate con urgenza, come il rinnovo dell’Ape sociale e dell’Opzione donna e lo studio di un nuovo pacchetto pensionistico che superi definitivamente la legge Fornero. Possibile che venga ripescata una proposta di Fratelli d’Italia della scorsa legislatura, che sosteneva di consentire uscite con 62 anni e 35 di contributi con un’eventuale penalizzazione dell’assegno

Il nuovo governo avrà tempi strettissimi per il varo e l'approvazione della Manovra. Come spiega Il Sole 24 Ore, sulla base delle risorse disponibili sarà possibile il ricorso a un numero limitato di misure previdenziali, basato prevalentemente sul prolungamento di strumenti già esistenti, come Opzione donna e Ape sociale
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IL CASO DELLE PENSIONI - Per riformare le pensioni il centrodestra pensa, però, di varare un piano pluriennale, attingendo soprattutto alle ricette dei singoli partiti che compongono la maggioranza e guardando anche ad altre soluzioni. E progressivamente dovrebbero arrivare interventi per evitare il ritorno alla legge Fornero in versione integrale con nuove “Quote” e per irrobustire gli assegni pensionistici più bassi, oltre a una revisione del meccanismo di calcolo delle cosiddette “pensioni d'oro”, su cui tempo si fa si è pronunciata anche la Consulta
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COSA DICE MELONI – Il tema è uno dei cavalli di battaglia di Giorgia Meloni. La leader di FdI nelle ultime legislature aveva presentato alla Camera una sua proposta di legge per fare scattare una stretta di fatto sugli assegni superiori a 5mila euro lordi al mese, prevedendo il ricalcolo integrale con il metodo contributivo
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COSA C’È IN PROGRAMMA – Il tema è centrale per la maggioranza e lo si vede anche nel programma presentato da Fratelli d'Italia alle ultime elezioni, un segno che Meloni non è affatto intenzionata a demordere. Allo studio ci sarebbe una sorta di vero e proprio ricalcolo, oltre un'elevata soglia, delle “pensioni d'oro” che non corrispondono a contributi effettivamente versati, che potrebbe essere messa in cantiere già per il prossimo anno
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SOSTEGNO NATALITÀ – Altra priorità sarà un aiuto alle lavoratrici e alle mamme. Se per il dopo Quota 102 il nuovo esecutivo dovesse optare per Quota 41, su cui insiste la Lega, potrebbe subito aprirsi uno spazio per facilitare l'accesso al pensionamento anticipato alle lavoratrici madri, introducendo rispetto ai 41 anni di contribuzione richiesti per l'uscita (a prescindere dall'età anagrafica) lo sconto di un anno per ogni figlio
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LAVORI USURANTI – Possibile che il nuovo governo ridefinisca anche i cosiddetti “lavori usuranti” e la relativa platea, alla quale viene garantito un percorso abbreviato d'uscita. Non va escluso che, se il nuovo governo dovesse decidere di intervenire su questo versante dopo un confronto con le parti sociali, possano essere previste misure specifiche per rendere più semplice l’uscita
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OPZIONE DONNA – Altra possibile manovra del futuro governo è quella di rendere strutturale Opzione donna, ovvero la possibilità di uscita per le lavoratrici a 58 anni (59 se “autonome”) d'età e 35 di versamenti ma con il ricalcolo “contributivo” dell'assegno. Possibile che venga varata un’Opzione donna permanente, dunque, e non più da prorogare di anno in anno, magari con una soglia anagrafica leggermente più alta
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POST QUOTA 102 – La proroga di Opzione donna porterebbe con sé, già con la Manovra in arrivo, anche la proroga di Ape sociale, che scade il 31 dicembre 2022. A fine anno, però, finisce anche Quota 102. Per evitare il ritorno alla legge Fornero in versione integrale il centrodestra sta già studiando diverse misure, che potrebbero tradursi in interventi da varare anche con un piano in due tempi, che porti nei primi mesi del 2023 a nuovi interventi di flessibilità in uscita

LE IPOTESI ALLO STUDIO - Tra le ipotesi sul tavolo c'è anzitutto Quota 41 “libera” (cioè la pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall'anzianità), gradita anche ai sindacati, per la quale si starebbe valutando anche una variante con “l'associazione” obbligata a una soglia anagrafica, che non piace però al Carroccio. Meloni pensa anche a una sorta di “Opzione uomo”, con un innalzamento della soglia anagrafica anche a 61-62 anni, anziché 58 come per le donne

L’IDEA – Non è da escludere però anche la ripresa di una proposta presentata da FdI la scorsa legislatura per consentire uscite con 62 anni e 35 anni di contributi e con penalizzazioni della fetta retributiva dell'assegno (fino a un massimo dell'8%) prima della soglia dei 66 anni. Per i pensionamenti oltre questo limite scatterebbero i “premi”. Un intervento che si avvicina molto a una delle richieste di Cgil, Cisl e Uil per il dopo Quota 102
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