Caro energia, la priorità: rinnovare gli aiuti. Nodo risorse

Economia

Simone Spina

Il nuovo ministro dell'Economia non è stato ancora nominato ma già si lavora sui dossier più urgenti. A partire dagli sconti sulle bollette e le agevolazioni per le imprese. A seguire la prossima manovra, con molte misure per alleggerire l'impatto dell'inflazione. Bisogna però trovare i soldi e il rallentamento della crescita rende tutto più complicato

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Chi siederà al ministero dell’Economia erediterà un’agenda piena di nodi da sbrogliare in tempi strettissimi e con l’incognita delle risorse a disposizione. Condizionato dalla crisi energetica, ci sarà pochissimo spazio per mantenere alcune delle promesse elettorali dei partiti del centrodestra, come la maggiore flessibilità per andare in pensione (da gennaio se non si fa nulla serviranno 67 anni) e il taglio delle imposte con la flat tax.

Bollette, un dossier che scotta

Il capitolo di spesa più urgente è infatti quello del caro vita. Per continuare a raffreddare le bollette a famiglie e aziende, così come fatto finora, servono una ventina di miliardi a trimestre. Gli aiuti esistenti scadono a breve: il 18 novembre quelli per i carburanti e il 30 dello stesso mese quelli per le aziende; il 31 dicembre gli sconti su luce e gas.

Manovra tutta da scrivere

In contemporanea, bisognerà allestire la legge di Bilancio, che in cima alla lista presenta: l’adeguamento delle pensioni all’inflazione, che va fatto per legge e costa 8-10 miliardi; la conferma del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori (3-4 miliardi per rendere un po’ più pesante la busta paga) e – ancora – il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. Il conto è già arrivato a una quarantina di miliardi e la coperta è corta.

A caccia di denari

Le entrate fiscali aggiuntive garantite quest’anno da inflazione e crescita potrebbero non fornire il contributo sfruttato dal governo Draghi. Si dovrebbe poter contare su una decina di miliardi lasciati in eredità dall’Esecutivo uscente e ai denari dei fondi europei utilizzabili per l’energia (3-4 miliardi). Incerti gli incassi che potrebbero arrivare da un’eventuale stretta sui bonus edilizi, sul reddito di cittadinanza e da una sanatoria delle cartelle esattoriali.

Bruxelles ci osserva

Con le previsioni di un prodotto interno lordo al lumicino per il 2023 (in estate si è fermato), appare quindi probabile che il prossimo capo di via XX Settembre dovrà chiedere a Bruxelles di poter spendere più denari (cioè fare più deficit) l’anno prossimo, rassicurando, al contempo, che il debito pubblico rimarrà sotto controllo.

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