Manovra 2023, ok a primo tassello Legge di Bilancio

Economia

Simone Spina

Il governo ha approvato, e inviato alla Commissione europea, il Documento programmatico di Bilancio. L'Esecutivo uscente si è però limitato a scattare una fotografia delle finanze pubbliche. Spetterà a chi siederà a Palazzo Chigi decidere come usare le risorse e contrastare il caro energia

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Il governo dà il via libera al Documento programmatico di Bilancio che, di norma, imposta l’ossatura della manovra per l’anno successivo. Diciamo di norma perché, con le elezioni a fine settembre, ci troviamo in una situazione inedita. Non c’è ancora il nuovo Esecutivo, per cui quello in carica si è limitato a scattare una fotografia dei conti pubblici, prevedendo le spese indifferibili, cioè lo stretto necessario.

La fotografia dei conti pubblici

Non si è deciso, dunque, se tagliare o aumentare le tasse, fare nuovo debito o stringere la cinghia. Si tratta, quindi, di un punto di partenza, un lascito per chi siederà a Palazzo Chigi per capire come stanno le nostre finanze. Quanto approvato dal governo Draghi è stato inviato alla Commissione europea, rispettando - anzi - anticipando i tempi canonici.

L'occhio dell'Europa 

Bruxelles ha il compito di effettuare un controllo per vedere se sono state rispettate tutte le regole comunitarie ma ha già resto noto che, vista la particolare situazione italiana, ci darà più tempo (sino a fine novembre) per spiegare come s’intendono impiegare i denari per la manovra, che comunque deve avere il disco verde del Parlamento entro dicembre.

Pochi margini e crisi energetica

Gli spazi sono stretti, mentre i rincari dell’energia, che spingono l’inflazione, richiedono misure di peso. Grazie al buon andamento della crescita e al minor deficit di quest’anno, ci sono in cassa una decina di miliardi di euro che potrebbero essere usati per nuovi aiuti contro i rincari. Ma non bastano per replicare quelli attuali (17 miliardi a trimestre), inoltre le previsioni non sono buone, perché nel 2023 il prodotto interno lordo è visto al lumicino in un contesto internazionale in cui soffiano venti di recessione.

Il costo delle promesse elettorali

Oltre all’emergenza, e alle spese di routine (stipendi, welfare, sanità), ci sono poi le promesse di chi ha vinto le elezioni, che spaziano dalle pensioni (se non si fa nulla dall’anno prossimo serviranno 67 anni per lasciare il lavoro) al taglio delle imposte, con la flat tax nelle varie versioni abbozzate dal centrodestra. 

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