Pensioni, più di un italiano su 3 prende meno di 1.000 euro. Ipotesi in campo per il 2023
È uno dei temi più caldi della campagna elettorale. Senza un intervento, nel 2023 tornerebbe operativa la legge Fornero e sono diverse le proposte avanzate da sindacati o partiti per sostituirla. Berlusconi, ad esempio, ha rilanciato l'innalzamento a 1.000 euro al mese. Alla fine del 2021 i pensionati erano 16 milioni, con una spesa complessiva lorda di quasi 312 miliardi: il 32% (circa 5 milioni e 120mila persone) percepisce meno di 1.000 euro
Con l’avvio della campagna elettorale, dopo la caduta del governo Draghi e in vista delle elezioni Politiche del 25 settembre, uno dei temi più caldi è quello che riguarda le pensioni. Senza un intervento, nel 2023 tornerebbe operativa la legge Fornero e sono diverse le proposte avanzate da sindacati o partiti per sostituirla
GUARDA TUTTI I VIDEO SULLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE
Nelle scorse ore, ad esempio, l'ex premier Silvio Berlusconi ha rilanciato l'innalzamento delle pensioni a mille euro al mese: un suo vecchio cavallo di battaglia i cui costi sono stimati in oltre 10 miliardi l'anno, con oltre 6 se si aggiungono gli assegni sociali
Berlusconi: "Il centrodestra darà stabilità. In programma FI pensioni a 1.000 euro"
Quello delle pensioni, comunque, è un argomento destinato a surriscaldare la campagna elettorale fino alla fine, anche perché è centrale per milioni di italiani. Alla fine del 2021 i pensionati erano 16 milioni, con una spesa complessiva lorda di quasi 312 miliardi (+1,55% sul 2020)
Sky VOICE: Crisi di governo: il dizionario, da Papeete a Fiducia. GUARDA IL VIDEO
L'importo medio percepito è di 1.620 euro al mese
Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie di economia
Più di 1 italiano su 3, il 32% del totale, percepisce meno di 1.000 euro al mese: si tratta di circa 5 milioni e 120mila persone. Una platea ampia, che sale al 40% del totale se si considerano solo gli importi delle prestazioni al lordo dell'imposta personale sul reddito
Pensioni, senza misure dal 2023 tornerebbe la Legge Fornero. Gli scenari possibili
Il premier Mario Draghi, nei giorni scorsi, è tornato a ribadire la necessità di "una riforma delle pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita in un impianto sostenibile, ancorato al sistema contributivo". Le ultime ipotesi della politica, però, non sembrano conciliarsi con questa visione
Il confronto, anche tra governo e parti sociali, è comunque aperto. Alla fine dell'anno - come detto - scade infatti il meccanismo delle quote, senza il quale si torna a quanto previsto dalla legge Fornero, e il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha già annunciato l'intenzione di rinnovare "Opzione donna" e l'"Ape sociale", "perché hanno ottenuto buoni risultati" anche ampliando e rendendo più strutturale la platea degli interessati
Riguardo a una riforma del sistema, le ipotesi in campo sono diverse. I sindacati chiedono un maggiore flessibilità in uscita a partire dai 62 anni e una misura che possa rappresentare una garanzia per i lavoratori più giovani; oppure, altra soluzione, i 41 anni di contribuzione
Il presidente dell'Inps Pasquale Tridico ha ipotizzato la possibilità di una pensione anticipata a 63-64 anni con la sola quota del contributivo, alla quale si aggiungerebbe poi l'ulteriore quota a partire dai 67: una soluzione che costerebbe circa 2 miliardi e mezzo in più per i primi anni ma risparmi a medio termine. Il presidente dell'Inps inoltre propone di estendere il riscatto gratis della laurea, già attivo in diversi Paesi: un'ipotesi che guarda al futuro dei giovani lavoratori
Dopo quota 100, la Lega punta ora su quota 41: in pensione comunque con 41 anni di contributi. Secondo l'Inps, ma la Lega non concorda, la misura costerebbe più di 4 miliardi nel primo anno di "attivazione" ad oltre 9 miliardi nel decimo anno