
Gas, prezzi 18 volte più alti rispetto al 2020: l’arma russa contro l'Unione europea
A inizio 2020 il costo del gas era di 10 euro a megawattora, lo scorso 7 luglio ha toccato i 183 euro. Mentre l’energia è sempre più costosa, in Europa aumenta il nervosismo per il possibile stop ai rifornimenti da parte di Mosca. Visco: “Se succedesse l’Italia entrerebbe in recessione”

Prima della pandemia, a inizio 2020, il prezzo del gas sul mercato di Amsterdam era di circa 10 euro per megawattora. A inizio 2021, ricorda il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, era salito a 30 euro. Lo scorso 7 luglio è arrivato a toccare i 183 euro, prima di assestarsi a 169,25 euro in chiusura della settimana, venerdì 8 luglio
GUARDA IL VIDEO: Sale il prezzo del gas per la paura di stop alle forniture
Sono soprattutto la guerra in Ucraina e la riduzione delle forniture da Mosca ad aver trainato il rialzo vertiginoso del costo del gas metano, già aumentato tra il 2021 e l’inizio del 2022 a causa di una domanda troppo alta rispetto all’offerta. Non è ancoro chiaro quale sarà la reale portata della crisi energetica. Non c’è però dubbio che i contraccolpi ci saranno
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BusinessEurope, confederazione che raggruppa 40 organizzazioni europee a tutela degli imprenditori e dei datori di lavoro, ha tagliato dell’1,3% le stime di crescita dell’economia Ue rispetto alle precedenti previsioni: il 3,9% si è trasformato in 2,6%. Ma la crescita vera e propria entro il 2022, evidenzia BusinessEurope, dovrebbe essere solo dello 0,6%, "aumentando la prospettiva che i singoli Stati membri dell'Ue possano subire almeno recessioni tecniche nel 2022"
Consumi, quasi 2mila euro annui per energia, gas e carburanti
Lo spettro della recessione, per ora in realtà esclusa a livelli istituzionali europei, accompagna questi mesi di tensione sul fronte degli approvvigionamenti energetici. La paura più grande è che la Russia tagli completamente le forniture di gas verso l’Europa
Von der Leyen: Ue si prepari a nuovi tagli di gas dalla Russia
In tal caso parlare di recessione diventerebbe ancora più concreto. Lo sottolinea ad esempio il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, secondo cui l’eventuale stop ai rifornimenti di gas russi porterebbe davvero l’Italia in questa condizione, con il Pil che subirebbe "una contrazione nella media del biennio 2022-23, per tornare a crescere nel 2024"
Russia, dall'11 al 21 luglio stop di forntiture di gas da Nord Stream
È uno scenario comune a tutta l’Europa, che probabilmente influirà sulle nuove previsioni economiche per l’Eurozona che il commissario europeo per l'Economia Paolo Gentiloni (in foto) presenterà giovedì 14 luglio

Prima dell’invasione dell’Ucraina, il 40% del gas importato in Europa veniva dalla Russia. Per anni gli Stati Ue sono rimasti immobili in una condizione di dipendenza energetica che adesso apre le porte a scenari recessivi, mentre i governi si muovono in ordine sparso per cercare di affrancarsi da Mosca, ad esempio cercando nuovi partner strategici

Ci si chiede se gli aumenti del prezzo del gas e la possibilità di una contrazione economica si sarebbero potuti evitare. Come sottolinea Il Sole 24 Ore, diverse mosse passate della Russia avrebbero potuto far presagire uno scenario come quello che stiamo attraversando
Il Sole 24 Ore ricorda diversi episodi in cui Putin aveva già usato l’arma del gas per scopi politici. Così aveva fatto nel 2006, quando tagliò per qualche giorno le forniture a Kiev, con conseguenze che toccarono altri Stati europei. La riduzione dei rifornimenti era stata motivata con una violazione contrattuale da parte dell’Ucraina, ma in molti pensarono che si trattasse di una punizione per le spinte verso l’Europa della rivoluzione arancione

Lo stesso era successo tre anni dopo, quando Gazprom sospese il flusso di gas verso Kiev e ne compromise l’industria, con ricadute a cascata su altri Paesi europei dipendenti dal passaggio del gas sul territorio ucraino per le proprie scorte. Campanelli d'allarme tendenzialmente ignorati

Intanto il Cremlino continua a utilizzare il gas come strumento di controllo sui Paesi europei. Emblematico il caso del gasdotto Nord Stream. La Germania sta trattando con il Canada per riavere alcune turbine del gasdotto Nord Stream che sono attualmente in fase di manutenzione nelle officine del gruppo tedesco Siemens in Canada

Gazprom aveva commissionato la manutenzione delle turbine lo scorso giugno, per giustificare la riduzione delle sue consegne in Germania attraverso il gasdotto. Berlino si è detta scettica sulla motivazione tecnica di cui ha parlato Gazprom, ma ritiene che il ritorno delle turbine priverebbe la Russia di un pretesto per prolungare questa chiusura dei rubinetti del gas, che rischia di degenerare in una grave crisi energetica. Kiev chiede invece di "non cedere ai ricatti" del Cremlino

"Chiediamo al Canada di non consegnare la turbina Gazprom alla Germania, ma all'Ucraina", ha scritto sulla sua pagina Facebook Serguiï Makogon, capo dell'operatore di trasporto del gas OGTSU. A suo dire, i gasdotti ucraini sarebbero in grado di trasportare un volume di gas sufficiente in Germania per compensare il calo delle consegne russe