
Mutui, rate in aumento per l'inflazione: le previsioni e le possibili mosse della Bce
L'inflazione dovuta alla carenza di materie prime sta influenzando anche i tassi di interesse sui mutui nell'Eurozona. Gli indici Eurirs, che interessano chi stipula a tasso fisso, da inizio 2021 sono passati da -0,02% a 0,5%. Gli analisti stimano che anche gli Euribors cresceranno, fino a quota 0,3% a settembre 2023, con conseguente rialzo dei tassi variabili. Cosa potrebbe fare la Banca Centrale Europea

La carenza di materie prime ha fatto tornare l’inflazione nell’Eurozona e con questa sono saliti i prezzi delle bollette energetiche. Analisti e investitori prevedono che la situazione non dovrebbe protrarsi nel lungo-medio periodo, ma nel frattempo si iniziano a notare le conseguenze anche sui tassi dei mutui, in particolare su quelli fissi, che hanno superato di nuovo la soglia dell’1%, come non succedeva nel 2019. Ecco cosa sta succedendo
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Quello che sta succedendo viene definito inflazione da offerta, ossia quella legata alla mancanza di materie prime, come riporta Il Sole 24 Ore. Nonostante la sensazione generale sia quella di un fenomeno transitorio, c’è chi ipotizza che qualche cambiamento diventerà strutturale. Almeno questo riflettono i mercati, dove l’inflazione attesa nei prossimi cinque anni (e per i successivi cinque) segna un 2,08% nell’Eurozona. Cifra mai così alta dal 2013, con 70 punti di base in più rispetto al periodo pre-Covid
Lo spread torna a salire a causa dell'inflazione
Secondo gli analisti la Banca centrale europea potrebbe quindi decidere di intervenire, rialzando i tassi di interesse, azzerati nel 2016 sotto la presidenza dell’attuale premier italiano Mario Draghi (in foto: la presidente della Bce, Christine Lagarde)
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Tuttavia, per il momento, il rialzo dei tassi di riferimento della Bce nel 2022 è "alquanto improbabile", ha dichiarato la presidente Lagarde, secondo cui "nonostante l'attuale impennata inflazionistica nella zona euro, le prospettive di inflazione a medio termine restano modeste". Per questo, non saranno soddisfatte "le condizioni per un rialzo dei tassi"

L’aumento dell’inflazione e le preoccupazioni per il futuro hanno però già influito sui tassi interbancari, con conseguenze dirette sulla popolazione. In particolare a salire sono stati gli indici Eurirs, che interessano soprattutto chi ha intenzione di stipulare un mutuo a tasso fisso
Allarme Natale, la carenza di materie prime fa aumentare i prezziIl tan -tasso di interesse finale- viene calcolato sommando lo spread calcolato dalla banca di riferimento all’indice Eurirs, della stessa durata del mutuo. Se a inizio 2021 l’Eurirs a 20 anni era a -0,02%, adesso si avvicina allo 0,5%
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Guardando al taeg -tasso annuo effettivo globale- su un mutuo di 160mila euro a 20 anni, per un immobile di 200mila euro, le offerte più convenienti rilevate oggi da MutuiSupermarket.it segnano un 1,17%, livello accantonato ormai dal 2019

Al momento, sono gli stessi istituti bancari a provare a contenere un ulteriore aumento dei tassi, cercando di contrastare l’incremento degli Eurirs con la riduzione dei margini “ricaricando uno spread decrescente dallo 0,39% di agosto allo 0,28% di ottobre”, spiega a Il Sole 24 Ore Stefano Rossini, ad di MutuiSupermarket.it

Secondo Rossini, se la crescita economica post-pandemia continuerà a spingere l’inflazione nell’Eurozona, rimane comunque in campo la possibilità che la Bce interverrà puntando a una stabilizzazione dell’aumento dei prezzi al 2%. Per farlo dovrebbe invertire la sua politica monetaria espansiva, riducendo iniezioni di liquidità sul mercato e aumentando così il costo del denaro

Tutto questo impatterebbe sia sugli Eurirs che sugli Euribor, i tassi utilizzati come parametro per calcolare la rata variabile, con conseguente aumento dei mutui. Tuttavia, dice Rossini, “siamo lontani da un rialzo dei tassi che possa definirsi continuativo e preoccupante, ma si percepiscono le avvisaglie di un mutato clima economico”

Le previsioni in rialzo non toccano quindi solo i mutui a tasso fisso, ma anche quelli a tasso variabile. Gli indici Euribor sono ormai sottozero da oltre cinque anni e così dovrebbe rimanere almeno fino a settembre 2023. In seguito, stimano gli analisti, toccheranno quota 0,3%