Pane, pesce, frutta: in oltre 200 Comuni italiani nessun negozio al dettaglio. I dati
Questa la fotografia emersa da un’indagine condotta da Unioncamere, presentata nel corso di una recente audizione sulla proposta di legge denominata “Istituzione e disciplina delle zone del commercio nei centri storici” tenutasi presso la decima Commissione (attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei Deputati
L'INDAGINE DI UNIONCAMERE
- Solo il 44,1% della popolazione italiana ha la possibilità di accedere ad un panificio entro 15 minuti, mentre il 35,4% ad una pescheria, il 59,7% ad un fruttivendolo e il 61,4% ad un supermercato. Sono questi alcuni dati emersi da un’indagine condotta da Unioncamere, presentati nel corso di una recente audizione sulla proposta di legge denominata “Istituzione e disciplina delle zone del commercio nei centri storici” tenutasi presso la decima Commissione (attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei Deputati
LA DISEGUAGLIANZA TERRITORIALE
- In particolare, i dati, elaborati dal Centro studi Tagliacarne nell’ambito del progetto Urban Pulse 15, certificano che, attualmente, nel nostro Paese esiste un evidente problema legato alla disuguaglianza territoriale nell’ambito dell’accesso ai beni essenziali, con tutta una serie di implicazioni che ricadono in maniera diretta sulla popolazione più anziana o, ad esempio, sulle famiglie che non dispongono di un’automobile e, ancora, le persone fragili
IL COMMERCIO AL DETTAGLIO NEI PICCOLI COMUNI
- Dall’indagine è emerso, ad esempio, che a fine 2024, in Italia c'erano 5.523 Comuni con al massimo 5.000 residenti, per un totale di oltre 9,6 milioni di abitanti. Ma proprio in questi centri l’accesso ai servizi commerciali essenziali appare particolarmente disomogeneo: la densità di unità locali del commercio al dettaglio nei piccoli Comuni è di 9,24 ogni 1.000 abitanti, con un ritardo del 12,8% rispetto alla media nazionale
DALL'ELETTRONICA ALL'ABBIGLIAMENTO
- Nell’analisi è emerso come il divario risulti maggiormente evidente in alcuni specifici settori quali l’elettronica, gli articoli culturali e l’abbigliamento. Inoltre, 206 Comuni (di cui 205 con meno di 1.000 abitanti) non presentano alcun esercizio di commercio al dettaglio, coinvolgendo circa 51.200 persone
L'INDICE DI VECCHIAIA
- Proprio in questi territori un parametro significativo è quello legato all’indice di vecchiaia, pari a 302,8 anziani (over 64) ogni 100 giovani (under 15) che è emerso essere superiore del 46% rispetto alla media nazionale
LA CARENZA DI ESERCIZI ALIMENTARI
- Ma non solo perchè in 425 Comuni non c’è presenza di esercizi alimentari, con un impatto su quasi 170.000 abitanti, caratterizzati da un indice di vecchiaia pari a 276,0, più alto del 32,9% rispetto alla media nazionale. Mentre in 1.124 Comuni è presente al massimo un’attività commerciale alimentare per oltre 630.000 residenti. L’indice di vecchiaia in questi Comuni raggiunge il valore di 266,1, superiore del 28,1% rispetto alla media nazionale
LE NUOVE PROPOSTE
- In tutto ciò Unioncamere ha sottolineato l’importanza della necessità che le nuove proposte si integrino con l'esistente legislazione, evitando sovrapposizioni che possono generare complessità
IL SUPPORTO AI COMUNI
- Per questo fine, “le Camere di commercio sono disponibili a supportare i Comuni nella definizione degli elenchi delle zone commerciali sottoposte ad autorizzazione nonché nella definizione delle procedure di rilascio dell’autorizzazione, anche in considerazione del ruolo attribuito alle Camere di commercio nella gestione dello sportello unico per le attività produttive (Suap)”. Lo ha sottolineato il Vicesegretario generale di Unioncamere, Tiziana Pompei
I LOCALI SFITTI
- L’idea sarebbe anche quella di orientare i finanziamenti previsti per progetti condivisi pubblico-privato e di estendere tale misura a tutti i Comuni, anche e soprattutto quelli con popolazione superiore ai 5.000 abitanti, con l’obiettivo che il fondo possa sostenere interventi anche per recuperare i locali attualmente sfitti