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Decreto sostegno in ritardo, ultimi aiuti e bonus arrivati a gennaio

Economia

Lorenzo Borga

Del nuovo decreto per sostenere le attività economiche si parla da prima di Natale, ma rinvio dopo rinvio ancora niente è stato deciso.

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Il primo annuncio era stato dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, addirittura prima di Natale: il 18 dicembre l'ex premier aveva dichiarato che a gennaio sarebbe arrivato un nuovo decreto di aiuti. Un mese dopo era stato il Consiglio dei Ministri ad approvare il nuovo deficit di 32 miliardi di euro, uno degli ultimi atti del governo Conte 2. Da allora però la politica non ha ancora deciso come spendere i soldi stanziati a debito per aiutare le categorie in difficoltà.

Il cambio di nome

Passata la crisi di governo, che ha catalizzato tutta l’attenzione, la nuova maggioranza che sostiene l'esecutivo di Mario Draghi è riuscita solo a decidere di cambiare nome al provvedimento, non più “ristori” ma “sostegno”. Oltre a questo, e alcune indiscrezioni sulla base di calcolo degli aiuti rispetto alla perdita di fatturato, però niente. E così cinema, teatri, ristoranti, hotel, impianti sciistici attendono da mesi i contributi a fondo perduto promessi. Ad aspettare sono anche le famiglie, in attesa di nuove tranche dei congedi parentali e del reddito di emergenza.

Gli ultimi soldi a gennaio

La gran parte di questi operatori economici ha visto gli ultimi soldi pubblici a gennaio. Secondo il bonus tracker di Sky TG24, dall’autunno il governo Conte ha stanziato 5,3 miliardi di euro di trasferimenti diretti alle imprese con i quattro decreti ristori più quello di Natale. Di questi sono stati pagati alle aziende più di 3,3 miliardi: l’ultimo aggiornamento dell’Agenzia delle Entrate è del 9 gennaio, ed è probabile che da allora siano stati effettuati altri pagamenti. A inizio gennaio, tuttavia, l’Agenzia aveva comunicato anche di aver terminato di pagare i ristori cosiddetti “automatici”, cioè destinati a chi aveva già ricevuto gli aiuti del decreto "rilancio" durante l’estate scorsa. Queste categorie, verosimilmente le più colpite dalle chiusure da un anno a questa parte, non hanno più ricevuto fondi da allora. E mentre già si discute della necessità di nuovo deficit aggiuntivo, non si è ancora deciso come spendere quello già approvato.