
Covid, Coldiretti: riaperti 72mila bar e ristoranti in zone gialle, ma il 47% resta chiuso
Con l’ordinanza che ha riportato cinque regioni nella fascia più bassa di rischio molte attività di ristorazione sono ripartite. Ma l’associazione avverte: nelle zone arancioni e rosse quasi 170mila locali ancora fermi, situazione drammatica anche per le restrizioni nei giorni come Natale, Santo Stefano e Capodanno. Nel 2020 il settore dimezza il fatturato (-48%), per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi

Con il passaggio di cinque nuove regioni a zona di rischio gialla, in Italia hanno riaperto oltre 72mila locali tra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi, costretti per settimane alla chiusura o alla sola attività di asporto o consegna a domicilio
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È il dato che emerge da un’analisi della Coldiretti sugli effetti dell'entrata in vigore della nuova ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, che prevede il passaggio del Regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia e Umbria da area arancione a gialla, dove già si trovano Sicilia, Liguria, Lazio, Molise, Sardegna, Veneto e Provincia di Trento

Tuttavia nonostante i cambi di colore, in Italia - sottolinea la Coldiretti - restano chiusi quasi la metà (47%) dei bar, ristoranti, delle pizzerie e agriturismi, per un totale di quasi 170mila locali situati nelle regioni rosse e arancioni dove è proibita qualsiasi attività al tavolo, con un drammatico impatto su economia e occupazione
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Le ultime riaperture per la ristorazione - precisa la Coldiretti - riguardano strutture presenti in Emilia Romagna (quasi 27mila), Friuli Venezia Giulia (quasi 8mila), Marche (quasi 10mila), Umbria (oltre 6mila) e Puglia (oltre 21mila)
La situazione in Italia: grafici e mappe
Nelle zone gialle comunque - evidenzia la Coldiretti - le attività di ristorazione sono consentite solo dalle ore 5 alle 18, con la possibilità sempre della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto
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Nelle zone critiche (arancioni e rosse) - ricorda la Coldiretti - è invece consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali
Covid, cosa è previsto per le zone gialle
Nonostante la prospettiva di un passaggio a breve in giallo di tutte le regioni italiane, la situazione è drammatica - sottolinea la Coldiretti - anche per il permanere dei limiti nei giorni più caldi delle feste di fine anno come Natale, Santo Stefano e Capodanno, con l'obbligo di chiusura alle 18 per tutte le attività di ristorazione, anche nelle regioni più sicure
Covid, cosa è previsto per le zone arancioni
Ma a pesare è anche la decisione di blindare gli italiani in questi giorni nel proprio comune, una scelta che mette ko soprattutto le oltre 24mila strutture agrituristiche nazionali, situate principalmente in piccoli centri rurali con una clientela proveniente dalle grandi città e dai paesi limitrofi
Covid, cosa è previsto per le zone rosse
Luoghi quindi più sicuri, perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche

Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione - continua la Coldiretti - si fanno sentire a cascata sull'intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all'olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco

In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione - precisa la Coldiretti - rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per il fatturato

Le limitazioni alle attività di impresa - conclude la Coldiretti - devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l'economia e l'occupazione con un piano strategico nazionale per salvare le imprese e garantire la sovranità alimentare del Paese