
Coronavirus, l’allarme di Confesercenti: 90mila imprese a rischio, 20mila mai nate. DATI
La crisi economica provocata dalla pandemia da Covid-19 ha messo a dura prova il tessuto economico del Paese, in particolare il settore del commercio e del turismo. "L'incertezza sul futuro ostacola gli investimenti"

Saracinesche abbassate, lucchetti alle inferriate, porte serrate, fogli di giornale sulle vetrine delle attività abbandonate. Nel commercio e nel turismo ci sono circa 90.000 imprese pronte a chiudere per sempre i battenti già da questo autunno o comunque entro fine anno
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"Oggi come oggi, nei primi sei mesi dell'anno il fenomeno principale che emerge è proprio quello della mancanza di nuove aperture", spiega Antonello Oliva, responsabile dell'Ufficio Economico di Confesercenti
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Per aprire un'attività bisogna investire delle risorse con una valutazione di prospettiva di breve periodo (almeno uno-due anni) ma il momento di profonda incertezza che stiamo vivendo tutti - è il ragionamento - ostacola qualsiasi tipo di investimento in prospettiva per un piccolo o medio imprenditore

"Nel caso di bar e ristoranti la situazione è ancora più problematica - sottolinea l'esperto - perché l'investimento è più sostanzioso. A maggior ragione ci vuole cautela e in questo momento vediamo che c'è grande difficoltà a investire. I dati dell'Unioncamere ci dicono che nei primi sei mesi dell'anno nel commercio al dettaglio e nei pubblici esercizi abbiamo circa 9.000 neo-imprese in meno rispetto allo stesso periodo di un anno fa"

Poi ci sono le imprese avviate che sono a rischio chiusura perché gli affari non decollano: "La nostra stima è di circa 90.000 imprese che chiuderanno entro fine anno, forse già in questo 'autunno nero'", afferma Oliva

E a pesare è sempre il fattore incertezza: "Durante il lockdown - sottolinea l'esperto - c'è stato una specie di risparmio forzoso perché chiaramente i negozi erano chiusi e la gente è rimasta in casa. Alla riapertura però, proprio per l'incertezza che ancora c'è, la spesa è stata molto graduale. Ancora non si sa bene che cosa succederà nei prossimi mesi" e per questo i consumi non sono mai davvero ripartiti

Oltre che per i consumatori, anche per i piccoli imprenditori c'e' incertezza: "La chiusura di un'attività è un evento molto traumatico - osserva il responsabile dell'Ufficio Economico di Confesercenti - quindi si cerca di stringere i denti il più possibile, anche di fronte a una riduzione del reddito

Soprattutto gli imprenditori over 50 hanno maggiore difficoltà a decidere di smettere e stringono la cinghia il più possibile, magari aspettando qualche settimana o qualche mese in più perché poi non hanno molte alternative sul mercato"

Ma con i mesi che passano e l'incertezza che resta "in molti non ce la faranno", prosegue l'esperto

Confesercenti rappresenta 350mila pmi del commercio, del turismo, dei servizi, dell'artigianato e dell'industria, capaci di dare occupazione a oltre 1.000.000 di persone