Il Made in Italy dopo il lockdown, come riparte il distretto della seta di Como

Economia

Chiara Piotto

Cassa integrazione, ordini ridotti, la mancanza dei turisti stranieri e l'incertezza guardando all'autunno. Siamo stati nel Comasco per capire come le aziende, grandi e piccole, stanno ripartendo dopo lo stop imposto dall'emergenza Covid e quanto il rallentamento sta pesando sul territorio e sui piccoli comuni del distretto industriale serico

Quel ramo del lago di Como dove nasce l'80% dei tessuti in seta prodotti in Europa. Una maglia fatta di aziende storiche, innovative, piccole imprese familiari e pietre miliari del settore che parlano con i marchi del lusso italiani, francesi, mondiali. Per questo il distretto serico comasco è considerato una delle reti di eccellenza del Made in Italy. 

I distretti industriali del Made in Italy

Sono 130 - certifica l'Istat - i distretti industriali della manifattura nel nostro Paese: il mondo del tessile e dell'abbigliamento ne rappresenta il 22,7%, inferiore solo a quello della meccanica (27%). Ciascun distretto è composto da una galassia di cittadine legate storicamente al settore: così è anche nel Comasco, dove la tessitura, la lavorazione e la stampa della seta coinvolgono 91 comuni della Provincia su 163 e occupano oltre 22mila tra tecnici, operai e artigiani. Il valore - indicano dati di Confindustria Como - è di circa 1,2 miliardi, di cui quasi la metà in export. 

I timori per l'autunno

L'impatto del lockdown è stato importante, anche se è presto per quantificare l'effetto sul lungo periodo di due mesi di stop ai macchinari e di una ripartenza lenta, frenata dal calo di richiesta e dall'incertezza che pesa sulle prossime collezioni e su tutto il settore moda. L'operatività è ancora al 50-60%, le aziende portano avanti la cassa integrazione, i turni di lavoro sono ridotti. "Secondo me l’impatto negativo ci sarà nel mese di settembre e ottobre. Probabilmente pagheremo più avanti l'assenza di produzione di marzo e aprile e la mancanza di collezioni fatte in quel periodo canonico in cui si presentavano progetti per la stagione nuova", ci racconta Stefano Vitali, amministratore delegato dell'azienda Fratelli Vitali e presidente dell’Ufficio Italiano Seta. "Il mercato dell’export in questo momento è fermo e tutte le varie nazioni che acquistavano da noi non stanno comprando molto, in particolare la Francia". 

La lenta ripartenza del turismo e del 'travel business'

Il lockdown è stato tanto più duro perché è arrivato dopo due anni molto positivi per il mercato della seta italiano e in particolare comasco: "Abbiamo lavorato paradossalmente più a maggio e avuto un calo nel mese di giugno, perché le commesse non sono arrivate", continua Vitali, "I nostri clienti stranieri hanno comprato, ma è mancato tutto il travel business, quei turisti cinesi, americani, russi che venivano in Italia e compravano la cravatta, il foulard, la camicetta... Lo vediamo anche sul lago di Como che il turismo sta ripartendo ma in maniera molto lenta".

Il mantenimento delle distanze in azienda

Sui tavoli delle aziende seriche comasche "sfilano" pregiati copri-mascherina in seta. Oggetti "che butteremo volentieri, vorrà dire che ci siamo dimenticati di questo periodo. O magari le metteremo al polso", ci dice scherzando - ma non troppo - un altro imprenditore che incontriamo, Paolo Uliassi, proprietario insieme ai due fratelli della storica azienda di famiglia Achille Pinto. Anche lì sono operativi "tra il 50% e il 70%" e portano avanti la cassa integrazione, anche se ci sarebbe il lavoro per aumentare i ritmi "ma per motivi legati agli spazi e ai distanziamenti preferiamo rimanere in questa fase, anche a maggior garanzia dei dipendenti". 

Un ottimo 2019

Anche Uliassi ci parla di un anno passato ottimo, prima di scontrarsi con il lockdown: "Avevamo un 2019 che era stato un record per l’azienda e l’arresto è stato molto molto brusco. Non contesto la scelta di chiudere, a marzo, ma forse è stata troppo lunga l’attesa per la riapertura, che qualche danno in più l’ha fatto", ci dice, guardando a un autunno incerto a causa dell'imprevidibilità dell'emergenza sanitaria.

L'impatto sul territorio e sui piccoli comuni

"Credo che il peggio arriverà tra ottobre e novembre" ce lo dice anche il sindaco di Casnate con Bernate, Fabio Bulgheroni. Il suo piccolo comune, circa 5mila abitanti, è un puntino nel distretto serico comasco: accoglie 156 aziende, tra cui molte operano nel settore dei tessuti come la stessa Achille Pinto. Un territorio ricco, che non ha visto chiudere le poche attività locali né ha sofferto di forti licenziamenti. Tuttavia si attende un impatto sociale ed economico dopo questo periodo di incertezza: "Il lockdown ha falsato un po' tutto, poi le attività sono riprese ma molte aziende sono ancora in cassa integrazione e so per certo che hanno un portafoglio ordini scarso", aggiunge il sindaco. "Per i commercianti recuperare tre mesi di chiusura totale sarà dura". 

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