Dall'equilibrio tra sussidi a fondo perduto e prestiti alla questione dei rimborsi fiscali. I punti su cui verte il dibattito del Consiglio Europeo tra Paesi frugali e del Sud
Contro la crisi innescata dalla pandemia, l’Europa studia meccanismi per la ripresa. Il Recovery Fund è il programma pluriennale da centinaia di miliardi di euro sul quale si cerca un accordo. Le divergenze sono tante. I Paesi del Nord, i cosiddetti “frugali” (CHI SONO E COSA VOGLIANO. FOTOGALLERY), chiedono rigore. Quelli del Sud, Italia compresa, vogliono criteri più flessibili. Ecco una guida sui punti cruciali della trattativa.
Sussidi e prestiti
Tra i punti del Recovery Fund, il cuore del piano di aiuti europei anti-crisi, che creano maggiori attriti c’è la questione di quanti soldi debbano avere la forma di sussidi e quanti di prestiti. Nel primo caso si tratta di denari elargiti gratuitamente. Nel secondo, invece, i quattrini andranno restituiti, sebbene fra molti anni. Spostare l’asticella verso gli uni o gli altri cambia di molto le cose. I cosiddetti Paesi frugali - Olanda, Danimarca, Austria e Svezia – premono per dare meno risorse a fondo perduto, riducendo così il peso sul bilancio comune.
È vero che a questa cassa contribuiscono di più le maggiori economie (tra cui l’Italia) ma è anche vero che noi potremmo risultare tra coloro che riceveranno più soldi di quanti ne verseremo. C’è da dire che per racimolare le centinaia di miliardi di cui si parla, l’Europa dovrà comunque emettere titoli del debito, che finirà per gravare sulle finanze di tutti gli Stati (anche quelli coi conti a posto) ma resta cruciale la questione del bilancio.
approfondimento
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Sconti sul budget
Legato al budget europeo, un altro tema caldo, quello degli sconti, in inglese “rebate”. Si tratta di rimborsi fiscali di cui godono quei Paesi che usufruiscono in misura ridotta di determinati fondi. Nati negli Anni 80 su richiesta del Regno Unito, che usava poche le risorse per l’agricoltura, nel tempo si sono estesi e il club dei rigoristi ne vorrebbe più.
Governance
Un altro scoglio riguarda la governance, ovvero le regole su come controllare la distribuzione dei fondi. Che sia la Commissione o il Consiglio Europeo a dirigere le operazioni non è una questione meramente politica, vista la composizione delle due istituzioni. Ma c’è di più, perché i Paesi Bassi chiedono non solo che le risorse siano elargite a patto di realizzare le riforme ma anche che le decisioni siano prese a all’unanimità (non a maggioranza come vuole l’Italia), per cui basterebbe un solo veto per chiudere il rubinetto.
Stato di diritto
Infine, c’è la questione delle condizionalità legate allo Stato di diritto, cioè si vorrebbe che i soldi vadano solo a chi rispetta leggi e valori europei. Nel mirino soprattutto Ungheria e Polonia, che hanno diversi conteziosi aperti con Bruxelles.