
Coronavirus in Italia, l'autunno è un'incognita. Le previsioni e i consigli degli esperti
La nuova impennata dei casi di Covid-19 in alcuni Paesi europei e la lunga emergenza in altre aree del mondo pongono interrogativi sul futuro della pandemia. Virologi ed epidemiologi si dividono sull’ipotetica seconda ondata, ma sono concordi sul mantenimento delle misure di prevenzione per evitare la diffusione del contagio

L’Italia, dopo l’emergenza di marzo e aprile, continua a reggere sul fronte della lotta contro il coronavirus, a differenza di altre aree dell’Europa e del mondo dove la curva dei contagi è schizzata di nuovo in alto o dove non si è mai abbassata. “Nel nostro Paese - ha detto il ministro della Salute Speranza - da qualche settimana siamo in una situazione di stabilità: il virus circola e ci sono dei focolai. Il sistema che abbiamo organizzato ci consente però di intervenire”. Ma cosa accadrà in autunno? Ecco le previsioni e i consigli di alcuni esperti

"I casi aumenteranno ancora ma non rischieremo un nuovo lockdown”, ha affermato in un'intervista a La Stampa Andrea Crisanti, il virologo del "Modello Vo' Euganeo". Secondo Crisanti "non ci dobbiamo preoccupare” dei 402 casi registrati nel bollettino del ministero della Salute del 6 agosto, a fronte dei 159 del giorno precedente. Per Crisanti, però, “emerge che questi nuovi contagi sono casi importati da altri Paesi, focolai da rientro che sono una minaccia vera e propria. E per i quali vanno presi dei provvedimenti”

Provvedimenti che secondo l’epidemiologo devono essere improntati "sul modello di quello che stanno facendo in Germania. Di ogni viaggiatore si ricostruisce l'itinerario, lo si sottopone a tampone e poi lo si mette in isolamento”. Per Crisanti “i virus non si indeboliscono né si rafforzano” quindi “dobbiamo mantenere alta la guardia e tornare a indossare la mascherina e a mantenere il distanziamento sociale”
Coronavirus, il bollettino con i dati aggiornati all'8 agosto
"Non ci sarà una seconda ondata, l’autunno sarà come adesso, il virus si sta adattando all'uomo, magari farà un ping pong con il pipistrello, cioè ce lo ripasseremo tra specie, ma non se ne andrà fino al vaccino”. È il parere di Massimo Clementi, ordinario di virologia al San Raffaele di Milano, in un'intervista al quotidiano “La Stampa” del 6 agosto
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“Sono stato additato - aggiunge Clementi - come punto di riferimento dei negazionisti, ma ho sempre detto che tutte le misure di precauzione vanno mantenute. Solo nelle scuole, in particolare per i bimbi piccoli, trovo sbagliato l'utilizzo delle mascherine”. Poi l’autodifesa, rispetto alle accuse: “Mi differenzio invece per il valore che do a certi dati. Non voglio dire che il virus sia mutato, perché non è dimostrabile, ma si sono modificate la malattia e la caratteristica dell'infezione, che ormai avviene con una carica virale molto bassa”

In un articolo del 23 luglio, sul suo sito Medical Facts, dal titolo “Coronavirus: non si scherza con i numeri”, il virologo Roberto Burioni sostiene: “Il virus circola ancora ed è pronto a ripartire, come peraltro ha fatto in Spagna, dove il clima e lo stile di vita non sono certo troppo diversi dal nostro”

Secondo Burioni “dobbiamo ricominciare a vivere la nostra vita, a lavorare, a vederci e a divertirci. Ma non possiamo permetterci di ignorare alcune semplici e basilari norme di protezione reciproca. Uno di questi è il portare sempre la mascherina negli ambienti affollati”

Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e capo della task force della Regione Puglia sull’emergenza Covid-19, in un post su Facebook dello scorso 2 agosto ritiene “possibile” una nuova impennata di contagi in Italia, come già sta accadendo a Spagna, Francia e Germania

"La probabilità (di un aumento dei contagi, ndr) - scrive Lopalco - sarà invece legata alla capacità di risposta della sanità pubblica e alla ripresa da parte dei cittadini di quel minimo di rispetto delle regole che si è colpevolmente abbandonato"

In un intervento sul Corriere della Sera del 2 agosto, la virologa Ilaria Capua direttrice dello One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, scrive: “L’ombra di una seconda ondata inquieta molti e per questo è bene intendersi. Quando si parla di seconda ondata ci riferiamo a un aumento rapido, esponenziale e continuo del numero di pazienti che farebbero ricorso alle terapie intensive, tanto da determinarne il sovraccarico e quindi il crollo. È possibile che questo accada? Sì”

Ma secondo Capua è anche possibile evitare la seconda ondata. "Sappiamo - continua - che ci sono 3 cose facili da fare: tenersi il più lontano possibile dagli altri, tenersi le mani pulite e utilizzare delle barriere per separare il più possibile il proprio muso dall’esterno. Proprio il nostro muso è una componente centrale del contagio, perché può emettere o ricevere goccioline di saliva cariche di virus. È per questo che in qualsiasi ambiente a rischio avere una barriera fisica sul muso è sempre meglio di avere nulla"

L’ultimo intervento di Guido Silvestri, virologo e docente alla Emory University di Atlanta, sulla pagina Facebook “Pillole di Ottimismo” è del 9 luglio scorso. “Una seconda ondata di COVID-19 a fine autunno/inizio inverno è una possibilità molto reale”, scrive Silvestri.” La gravità di questa ondata, ovviamente, non la possiamo conoscere, ma sarebbe irresponsabile non essere pronti a qualsiasi evenienza”

Secondo Silvestri “la preparazione è tutto perché consente il monitoraggio, interventi mirati, proteggere ospedali, luoghi di degenza e RSA, rafforzare la medicina del territorio, adottare terapie precoci, triage rapido dei casi, implementazione nuovi protocolli di cura (anticorpi, antivirali, plasma, etc). Tutte cose che, se fatte bene, per tempo e con le dovute risorse, ridurranno enormemente i morti da Covid"

Per Fabrizio Pregliasco, virologo all'Università di Milano e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano, con il peggioramento della situazione pandemica in vari Paesi europei, oltre che in Asia e in America, "il rischio di una seconda ondata di Covid-19 in Italia diventa più pesante e concreto"

Tuttavia Pregliasco precisa: "Se non verranno a mancare la capacità di individuazione rapida dei focolai e il rispetto delle misure di prevenzione, allora il rischio di una seconda ondata si attenua, anche se la situazione 'esterna' all'Italia costituisce un forte pericolo visto che molti nuovi casi di infezione sono di importazione"

Per Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, il virus, in una certa misura, "tornerà con i mesi freddi ma non sarà come la Spagnola" e "non mi piace chiamarla seconda ondata perché la memoria va immediatamente alle bare di Bergamo e alle terapie intensive piene"

"Dobbiamo organizzarci - sottolinea Bassetti - affinché quando arriverà l'autunno e ci saranno senz'altro contagi di Covid-19, anche sovrapposti a influenza, dovremo essere bravi a fare tamponi e individuare nuovi focolai". Ciò "non vuol dire però avere una seconda ondata come la pandemia di Spagnola. Chi lo dice - conclude Bassetti - fa del terrorismo psicologico"