Sarah Scazzi, la vera storia del delitto di Avetrana, dalla scomparsa alle condanne
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Della quindicenne di Avetrana non si ebbero più notizie il 26 agosto 2010. Venne poi ritrovata strangolata in un pozzo. Per l’uccisione sono state condannate definitivamente all’ergastolo la zia Cosima Serrano e la cugina Sabrina Misseri. Otto anni sono stati inflitti allo zio della ragazza, Michele Misseri, per la soppressione del cadavere: l'uomo è uscito dal carcere l'11 febbraio 2024
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- Una quindicenne scompare in un pomeriggio di fine estate e viene poi ritrovata uccisa in un pozzo dopo la confessione dello zio, che prima si autoccusa e poi negli anni fornisce molte versioni diverse. Sono passati quasi 14 anni dall’uccisione di Sarah Scazzi e 7 anni dalla sentenza della Cassazione che ha condannato all’ergastolo per omicidio la zia e la cugina della vittima e messo la parola fine, almeno a livello giudiziario, su quello che da tutti è conosciuto come il delitto di Avetrana
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- Si tratta di uno dei delitti che più hanno scosso l'opinione pubblica negli ultimi anni: una storia familiare complicata, un caso giudiziario pieno di colpi di scena caratterizzato da autoaccuse, chiamate in correità, ammissioni e ritrattazioni. Ecco quali sono le principali tappe della vicenda
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- Il 26 agosto 2010, Sarah Scazzi esce di casa per andare al mare con la cugina 22enne Sabrina Misseri e scompare nel nulla. Le ricerche durano settimane ma non danno risultati
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- Il 29 settembre 2010, Michele Misseri, zio di Sarah e padre di Sabrina, consegna ai carabinieri un telefono cellulare semibruciato che risulterà appartenere alla 15enne. Dice di averlo trovato in un podere nel quale stava lavorando nelle campagne di Avetrana
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- Il 6 ottobre 2010, Misseri confessa ai carabinieri di aver ucciso Sarah, strangolandola nel garage di casa dopo un rifiuto alle sue avances, e di aver abusato del cadavere in campagna. La stessa notte conduce le forze dell’ordine nel luogo dove è stato gettato il corpo, un pozzo-cisterna
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- Il 15 ottobre del 2010 in un colloquio in carcere con i magistrati inquirenti, Michele Misseri dice che all’omicidio di Sarah ha partecipato anche la figlia Sabrina: lui l'ha strangolata mentre lei la teneva ferma
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- Il 26 maggio 2011 i carabinieri arrestano Cosima Serrano, moglie di Michele e madre di Sabrina, per concorso in omicidio e sequestro di persona insieme alla figlia, alla quale viene notificata in carcere un'altra ordinanza di custodia cautelare
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- Il 30 maggio 2011, Michele Misseri ha già fornito sette versioni diverse. I giudici lo ritengono inattendibile e lo scarcerano. A suo carico, però, resta l’accusa di soppressione del cadavere
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- Il 10 gennaio 2012 inizia il processo. Sono nove gli imputati alla sbarra del palazzo di giustizia di Taranto. Tre mesi dopo la Procura del capoluogo pugliese chiede l’ergastolo per Cosima e Sabrina, considerate le autrici dell’omicidio, e nove anni per Michele Misseri, accusato di aver soppresso il cadavere di Sarah gettandolo in un pozzo
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- Il 20 aprile 2013 arriva la sentenza di primo grado, dopo 15 mesi e 52 udienze: ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano, condanna a otto anni per Michele Misseri
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- Nel marzo 2014, arrivano le motivazioni della sentenza. In un passaggio delle 1.631 pagine si legge che "Sabrina aveva un movente per commettere il delitto" che "non può essere riduttivamente ascritto alla gelosia". Secondo la Corte d’Assise di Taranto, Sarah Scazzi venne strangolata in casa Misseri da Sabrina e Cosima con una cintura e l’allora 22enne fornì un falso alibi agli inquirenti usando il cellulare della cugina che, però era già morta
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- Il 12 giugno 2015, il sostituto procuratore generale di Taranto Antonella Montanaro, al termine della requisitoria al processo d'appello, chiede di confermare la condanna all'ergastolo per Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri. La ragazza, però, continua a proclamarsi innocente. Il pg chiede anche la conferma della condanna a 8 anni per Michele Misseri
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- Il 27 luglio 2015 arriva la sentenza di secondo grado che conferma tutto: ergastolo per l’omicidio di Sarah Scazzi a Cosima Serrano e Sabrina Misseri, otto anni per soppressione del cadavere a Michele Misseri
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- Ad agosto 2016, arrivano le motivazioni della sentenza d’appello, depositate dopo 13 mesi. I giudici parlano di un omicidio d’impeto, maturato per gelosie e rancori famigliari. Secondo la ricostruzione Sarah Scazzi, quel pomeriggio del 2010, si recò nella villetta dei Misseri, in via Deledda: ebbe una prima lite con Sabrina e Cosima, poi cercò di fuggire ma fu raggiunta in strada e riportata in casa, dove fu strangolata e uccisa dalle due donne
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- Il 21 febbraio 2017, la Cassazione pone fine alla vicenda giudiziaria, confermando definitivamente l’ergastolo per la zia e la cugina di Sarah e la pena di 8 anni per lo zio (nella foto: Giacomo Scazzi, padre di Sarah, l'avvocato Walter Biscotti e Claudio Scazzi, fratello di Sarah, escono dalla Corte di Cassazione, dopo la conferma della sentenza)
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- Nell’ottobre 2017, nelle motivazioni della sentenza definitiva, gli ermellini, riferendosi all’omicidio, parlano di “fredda pianificazione d’una strategia finalizzata, attraverso comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti, al conseguimento dell’impunità”. Sabrina Misseri, inoltre, secondo la Suprema Corte, “strumentalizzando i media” deviò le investigazioni come “astuto e freddo motore propulsivo”, dirigendole verso “piste fasulle”
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- Il 21 gennaio 2020, il giudice monocratico del Tribunale di Taranto, nel processo bis per depistaggi legato all'inchiesta sull'omicidio di Sarah Scazzi, condanna 11 imputati. Tra questi ci sono Michele Misseri (pena di 4 anni) e Ivano Russo (pena di 5 anni), il giovane di Avetrana che sarebbe stato conteso da Sabrina e dalla cugina Sarah. Nel 2021 la sezione distaccata di Taranto della Corte d'Appello di Lecce però cancella le condanne in alcuni casi per prescrizione e in altri per assoluzione
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- Nel 2022 la Cassazione rigetta la richiesta avanzata da Sabrina Misseri di ottenere un permesso premio per uscire dal carcere di Taranto. Per gli ermellini, il fatto che la donna non abbia ammesso il delitto, pur non essendo una condizione necessaria per ottenere il permesso, indica in lei la mancanza di una "rivisitazione critica" del suo "pregresso comportamento deviante" e attesta la sua pericolosità sociale
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- L'11 febbraio 2024 Michele Misseri ha lasciato il carcere di Lecce dove era detenuto per soppressione di cadavere ed è tornato libero. L'uomo è uscito con circa un anno di anticipo beneficiando della riduzione della pena per buona condotta e della norma "svuotacarceri". A ottobre la figlia Valentina ha accusato il padre: "Secondo me lui ci ha provato con Sarah e lei si è rifiutata. Quindi lui l'ha voluta zittire per sempre"