Padre Di Maio, le accuse di lavoro nero e abusivismo: le tappe della vicenda

Cronaca

Il leader del M5s è al centro delle polemiche per il presunto lavoro irregolare nell'azienda di suo papà Antonio e "manufatti abusivi" su un suo terreno. Le opposizioni attaccano, il vicepremier prende le distanze dai fatti "ma non da mio padre" e si difende

Luigi Di Maio e suo padre Antonio sono al centro di una polemica che riguarda l’azienda di famiglia a Pomigliano d’Arco, per presunti episodi di lavoro in nero e costruzioni non regolari. Agli attacchi dell'opposizione il vicepremier replica che prende le distanze dalle azioni del padre, ma non da lui, mentre il Pd prepara un'interrogazione parlamentare e chiede al leader M5s di riferire in Aula sulla vicenda. Tutto parte dalle dichiarazioni di un ex operaio dell'azienda di Antonio Di Maio, che denuncia di essere stato pagato in nero per due anni. Ecco le tappe della vicenda.

Si scatena il polverone

Il polverone viene sollevato da un servizio del programma televisivo Le Iene del 25 novembre, che a Pomigliano D'Arco raccolgono la denuncia di un ex operaio dell'azienda di Antonio Di Maio, la Ardima srl. Il lavoratore punta il dito contro il suo ex capo: il padre del leader M5s non solo lo avrebbe pagato in nero per due anni ma, in occasione di un incidente, gli avrebbe chiesto di non dire che si era fatto male nel suo cantiere. I fatti, viene precisato nel servizio, risalgono al 2009-2010, "un periodo antecedente di due anni a quello in cui Luigi Di Maio è diventato proprietario al 50% dell'azienda di famiglia". Il vicepremier ammette: "il fatto è grave, verificherò" e "chiederò spiegazioni". Poi, in un post su Facebook, scrive: "Mio padre ha fatto degli errori nella sua vita, e da questo comportamento prendo le distanze, ma resta sempre mio padre".

Gli attacchi dell’opposizione

L'opposizione si scatena contro il vicepremier e scendono in campo sia Maria Elena Boschi, che stigmatizza la gogna inferta dal M5s nei confronti di suo padre per la vicenda di Banca Etruria, sia il padre di Matteo Renzi. "Chiedo cortesemente di non essere accostato a personaggi come il signor Antonio Di Maio”, dice Tiziano Renzi. "Io non ho mai avuto incidenti sul lavoro in azienda e non ho capannoni abusivi, non ho dipendenti in nero, non dichiaro 88 euro di tasse", attacca. Matteo Renzi esige le scuse di Di Maio figlio, i dem lo invitano a chiarire in Parlamento e anche la Boschi si toglie i suoi sassolini dalla scarpa: "Vorrei poter guardare in faccia Antonio Di Maio e augurargli di non vivere mai quello che suo figlio e i suoi amici hanno fatto vivere a mio padre" dice l'ex ministro che ricorda l'"odio e fango" riversato sulla sua famiglia.  Intanto, il sindaco di Pomigliano D'Arco, proveniente dalle file del centrodestra, definisce una "pugnalata al cuore" quella inferta da Luigi Di Maio al padre.

Altre denunce di lavoro nero nell'azienda di Di Maio padre

Il 27 novembre, mentre Renzi e il Pd attaccano nuovamente Di Maio chiedendo al vicepremier di riferire in Aula sul caso, arriva la notizia che altri due operai che avrebbero lavorato in nero per l'azienda del padre di Di Maio, al centro di un nuovo servizio delle Iene. I lavoratori sarebbero stati impiegati in nero nel periodo tra il 2008 e il 2010, sempre prima che nel Luigi Di Maio entrasse nell'assetto proprietario dell'azienda (nel 2012). I tre avrebbero lavorato in nero rispettivamente 8 mesi e tre anni e uno di loro avrebbe fatto causa per contributi e competenze mai versati. Intanto, la polemica politica si accende con Alessandro Di Battista che accusa Renzi e Boschi di avere “la faccia come il culo”. Ancora più pesanti i toni di Di Battista senior, che su Facebook scrive: "Il 'nero' è il mio colore preferito", afferma, “quello peggiore invece è il nero tendente al rosso che diventa marrone, il colore della merda”, che annovera in questo colore "quegli svergognati che si sono buttati sul 'nero' di casa Di Maio".

La questione "manufatti fantasma" nei terreni della famiglia Di Maio

Nel frattempo in tv il papà del ministro dice di aver recuperato tutti i faldoni che contengono la documentazione relativa ai suoi dipendenti, mentre vengono avviati anche controlli sulla vicenda legata ai manufatti “fantasma” che si troverebbero su un terreno di proprietà della famiglia Di Maio nel comune di Mariglianella, a poca distanza da Pomigliano d’Arco. Qualche giorno prima il quotidiano Il Giornale aveva pubblicato un articolo su una presunta anomalia: visionando gli estratti satellitari spunterebbe in quei terreni un immobile fantasma, non censito al catasto e nemmeno nell'elenco dei fabbricati intestati ad Antonio Di Maio.

Luigi Di Maio pubblica documenti su sua assunzione nell'azienda di famiglia

Il 28 novembre Luigi Di Maio scrive un post sul Blog delle Stelle: “Come promesso, pubblico i documenti che dimostrano l'assunzione nell'azienda di mio padre e le relative buste paga per il periodo di lavoro", afferma replicando all’accusa di aver lavorato lui stesso in nero per l’azienda di famiglia. "Pubblico nuovamente - scrive ancora Di Maio -, viste le menzogne che circolano, le mie dichiarazioni patrimoniali e di reddito da quando sono parlamentare e da quando sono ministro". Le carte dimostrano l'assunzione e 4 buste paga. Il contratto di lavoro dei dipendenti edili è a tempo determinato, dal 27 febbraio 2008 al 27 maggio 2008, con orario a tempo pieno e la mansione di manovale. Il vicepremier ribadisce: “I fatti denunciati riguardano un periodo in cui non ero socio dell’azienda”. Nel frattempo, il caso approda in Parlamento con un’interrogazione allo stesso Di Maio, a prima firma Debora Serracchiani e sottoscritta da tutti i deputati Pd. “Dalla documentazione patrimoniale di Di Maio depositata alla Camera - hanno scritto i deputati Pd - emerge la titolarità di una partecipazione nella società Ardima srl; tuttavia, da tale documentazione, dalla suddetta partecipazione non risultano derivare redditi”. Il riferimento è all'estratto conto contributivo che manca dal post di Di Maio sul Blog delle stelle.

Manufatti abusivi e sequestri nei terreni della famiglia Di Maio

Il 29 novembre emerge però che quattro piccoli manufatti, realizzati senza permesso, sono stati accertati nel fondo di cui è comproprietario Antonio Di Maio a Mariglianella, come confermato a Sky tg24 dal sindaco del comune, Felice Di Maiolo. Al termine delle verifiche, i vigili urbani sequestrano tre aree. I manufatti contestati sono piccole opere di pertinenza di una vecchia masseria, come un box con la copertura in lamiera. Nelle zone sequestrate sono stati anche trovati rifiuti inerti, come calcinacci e vecchie lamiere. “Tutto quello che c'è da fare lo faranno", commenta Luigi Di Maio, che aggiunge di sentirsi “assolutamente tranquillo politicamente”.

Antonio Di Maio: "Mie responsabilità non possono ricadere su mio figlio"

Il 30 novembre prende la parola Antonio Di Maio: “Le mie responsabilità non possono ricadere sui miei figli”, afferma in un’intervista al Corriere della SeraIl padre del vicepremier difende a spada tratta il figlio, che “giustamente, ha preso le distanze dagli errori che ho commesso, ha garantito subito la massima trasparenza presentando tutte le carte. Non si è sottratto alle domande, non ha fatto nulla per favorirmi o nascondere fatti ed ha fatto bene”. Antonio Di Maio poi ribadisce: “Luigi non ha la minima colpa. Non era a conoscenza di nulla”.

La nuova polemica sulla piscina e sulla titolarità dell'azienda

In un'altra puntata delle Iene il 2 dicembre, spunta una nuova polemica. Nel terreno di proprietà della famiglia Di Maio ci sarebbe stata anche una piscina, una pertinenza abusiva che non risulterebbe dalla mappe catastali insieme ad altri tre fabbricati. Interpellato sulla questione, Di Maio risponde di ricordarsi che lì ci sarebbe stata una stalla ma gli viene mostrata una foto che lo ritrae mentre si fa il bagno in quella piscina. Sotto accusa finisce nuovamente anche il padre di Di Maio: nonostante sia il proprietario dell'azienda, affermano le Iene, non figura mai il suo nome nell’assetto proprietario dell’azienda, né come socio né come amministratore. Le Iene ipotizzano che l'aver intestato la ditta prima alla moglie e poi a figli sarebbe stato un modo per difendere i beni dell’impresa da Equitalia.

Il video di Antonio Di Maio: "Chiedo scusa per gli errori commessi"

Il giorno successivo Antonio Di Maio pubblica un video su Facebook in cui legge una lettera, scusandosi con la propria famiglia e gli operai assunti in nero "per gli errori commessi". Ma ribadisce: "Luigi non sapeva nulla” e “non ha la minima colpa”. Il padre del vicepremier ammette di aver assunto lavoratori in nero "perché in quel momento non trovavo altre soluzioni a una situazione difficile" e di aver lasciato alcuni rifiuti nel terreno di sua proprietà, altro fatto a lui contestato dopo il sopralluogo della polizia municipale. E sulla questione della titolarità dell'azienda, afferma: "Non esiste nessuna elusione fraudolenta" per sottrarsi ai debiti con Equitalia, "tanto è vero che nel 2010 Equitalia iscrive ipoteca legale su due terreni e un fabbricato di mia proprietà a Mariglianella". Poi la conclusione: si tratta di "attacchi spropositati contro la famiglia pur di screditare” Luigi Di Maio. E poi: "Posso solo incoraggiarlo ad andare avanti perché credo che stia facendo il bene di questo Paese, contro tutto e contro tutti".

Di Maio: “Metto la ditta in liquidazione”

Il 4 dicembre, il vicepremier ha annunciato che "l'attività imprenditoriale della Srl è cessata da oltre un anno e oggi la stessa verrà posta in liquidazione". Di Maio ha ribadito di non essersi “mai occupato di fatti di gestione” chiedendo di “finirla qui perché devo occuparmi dei problemi del Paese". Il vicepremier ha anche spiegato che il padre “non aderirà alla rottamazione" prevista dalla pace fiscale e che lui non sapeva nulla "dei debiti con Equitalia”. Intanto viene annunciato che a breve saranno notificati ad Antonio Di Maio e a sua sorella gli atti dell'avvio del procedimento per l'abbattimento dei manufatti abusivi e per la rimozione dei rifiuti presenti sul terreno a Mariglianella di comproprietà del papà e della zia del vicepremier.

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