In un post sul blog delle Stelle il ministro del Lavoro risponde alle accuse di aver lavorato in nero nell’azienda di famiglia e pubblica i documenti dell’assunzione e le relative buste paga. “I fatti denunciati riguardano un periodo in cui non ero socio dell’azienda”
"Oggi, come promesso, pubblico i documenti che dimostrano l'assunzione nell'azienda di mio padre e le relative buste paga per il periodo di lavoro". Così Luigi Di Maio in un post sul blog delle Stelle risponde all’accusa di aver lavorato in nero per l’azienda di famiglia. Il leader M5s inoltre pubblica nuovamente,"viste le menzogne che circolano", le sue dichiarazioni patrimoniali e di reddito da quando è parlamentare e da quando è ministro. "Potrete vedere come la mia quota di partecipazione senza funzioni di amministratore o sindaco nella società Ardima sia sempre stata regolarmente dichiarata a partire dal 2014. A dimostrazione ulteriore che i fatti denunciati non riguardano il periodo in cui sono socio dell'azienda" (LE TAPPE DELLA VICENDA).
Di Maio: “Rifiuto i paragoni con la Boschi”
Nel corso della giornata il vicepremier torna a commentare l’inchiesta delle Iene, che ha rivelato come suo padre avrebbe fatto lavorare in nero per l'azienda di famiglia alcuni operai. "Mi fa piacere che le autorità stiano facendo ora i controlli, nel 2018, e lo dico senza ironia. Ma non sono cose che riguardano me, non sono cose intestate a me. Io nella società ci sono entrato quando ero parlamentare, nel 2013", sottolinea, rifiutando paragoni con Maria Elena Boschi: "Io non uso le mie competenze o prerogative per chiedere di salvare mio padre". E sul fatto che la vicenda lo imbarazzi, aggiunge: "Al massimo imbarazza mio padre, io prendo le distanze da quel comportamento. Io all'Ispettorato Nazionale del Lavoro ho messo un generale dei Carabinieri. Io sto dicendo se dovete punire qualcuno punitelo”. Quindi Di Maio, a chi gli chiede se fosse a conoscenza del caso dei lavoratori in nero, risponde: "Ma lei sa tutto quello che ha fatto suo padre? Io in quel periodo non avevo le quote di quell'azienda".
Interrogazione parlamentare del Pd
Il caso di Di Maio è approdato intanto in Parlamento con un’interrogazione allo stesso ministro del Lavoro, a prima firma Debora Serracchiani, sottoscritta da tutti i deputati Pd. “Dalla documentazione patrimoniale di Di Maio depositata alla Camera - hanno scritto i deputati Pd - emerge la titolarità di una partecipazione nella società Ardima srl; tuttavia, da tale documentazione, dalla suddetta partecipazione non risultano derivare redditi”. Nel documento i parlamentari Pd hanno sottolineato anche che “sono stati segnalati altri tre casi di operai, Salvatore Pizzo, ‘Giovanni’ e ‘Stefano’, che dichiarano di aver lavorato presso la medesima azienda in 'nero' o in condizioni di irregolarità contrattuale e contributiva”.