Naufragio Crotone, dalla tragedia alle parole di Piantedosi su migranti. Cosa è successo

Cronaca
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Il 26 febbraio un’imbarcazione si è spezzata in mare davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro, nel crotonese, in Calabria. Il bilancio ancora non definitivo è di quasi 70 morti e un numero imprecisato di dispersi. Fermati alcuni presunti scafisti, si cerca di appurare cosa non abbia funzionato nella catena dei soccorsi. Polemiche per alcune frasi del ministro Piantedosi. Il 2 marzo il presidente Mattarella si è recato alla camera ardente per commemorare le vittime e all’ospedale per confortare alcuni superstiti

La mattina del 26 febbraio è avvenuta una delle peggiori tragedie legate all’immigrazione nel Mediterraneo che si ricordi (LO SPECIALE MIGRANTI DI SKY TG24). Un caicco carico di migranti si è spezzato a un centinaio di metri dalla riva davanti a un tratto di spiaggia della frazione Steccato di Cutro, nel crotonese, in Calabria. A giorni di distanza il bilancio non è ancora definitivo: le vittime sono quasi 70 (tra cui decine di donne e bambini) mentre incerto è il numero dei dispersi, che andranno probabilmente ad aumentare il totale dei morti. Altre decine di persone si sono salvate e sono state immediatamente soccorse sulla spiaggia.

Le indagini

Il viaggio della speranza finito in tragedia era partito 4 giorni prima da Izmir, Turchia, nella nuova rotta usata dai trafficanti di esseri umani verso le coste dell’Europa. Dopo la strage diversi presunti scafisti sono stati fermati: sono quattro gli indagati. L’1 marzo il gip ha convalidato il fermo per due di loro, un turco di 50 anni e un un pakistano di 25 anni. Con una ordinanza che ha fatto discutere per i toni usati, è stata disposta la misura cautelare in carcere per i due che sono indagati di favoreggiamento all'immigrazione clandestina, naufragio colposo e lesioni. La posizione di una terza persona, un 17enne, è competenza del Tribunale dei minorenni di Catanzaro. Un quarto presunto scafista risulta indagato ma al momento è irreperibile.

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I dubbi sulla catena dei soccorsi

Nei giorni successivi alla strage si è provato a chiarire cosa non abbia funzionato nei soccorsi: emerge che una complicata burocrazia di competenze e l'assenza di un SOS possono essere i due fattori che hanno portato alla tragedia. Su tutto questo la Procura di Crotone ancora non indaga formalmente sul mancato soccorso, anche se non è escluso che lo farà a breve. Tutto ruota attorno a ciò che è successo in un spazio di tempo di circa sei ore ovvero dalle 23.03 di sabato sera, quando un aereo Frontex segnala la presenza del barcone a 40 miglia dalla costa crotonese dopo averla avvistata mezzora prima, fino alle 4.00 circa di domenica, ovvero il momento in cui il barcone finisce contro una secca. Il tutto in assenza di un Sos e dell'attivazione delle procedure Sar di ricerca e salvataggio. A questo si aggiunge il messaggio di allerta lanciato 23 ore prima del naufragio - e 17 ore prima dell'avvistamento del caicco - da parte del Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi della Guardia Costiera (Imrcc) "a tutte le navi in transito nel mare Ionio" per un'imbarcazione in difficoltà che non è però il caicco. Resta da chiarire perché non è stato attivato l'evento Sar e perché non è partita l'operazione di soccorso. La mail Frontex non indicava il numero di presenze a bordo e inoltre parlava di una "buona galleggiabilità".

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Il rimpallo di responsabilità

Il ministro dell’Interno Piantedosi ha citato questo punto come motivo dei mancati soccorsi. "Frontex non aveva segnalato una situazione di pericolo o distress a bordo, evidenziando la presenza di una persona sopra coperta e altre sotto coperta e una buona galleggiabilità. Poi c'è stato un peggioramento delle condizioni meteo”, ha detto in audizione alla Commissione Affari costituzionali della Camera. Di una situazione inizialmente di non pericolo ha parlato il portavoce della Guardia Costiera Cosimo Nicastro. "Il naufragio è una tragedia non prevedibile alla luce delle informazioni che pervenivano. Gli elementi di cui eravamo a conoscenza noi e la Guardia di Finanza non facevano presupporre che ci fosse una situazione di pericolo per gli occupanti. Non erano arrivate segnalazioni telefoniche né da bordo né dai familiari. E allo stesso tempo la barca, partita 4 giorni prima dalla Turchia, non aveva riportato alcuna informazione alle altre omologhe organizzazioni di guardia costiera che ha attraversato". La Guardia Costiera conferma poi che quella notte ci fu una "conversazione" tra i colleghi della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria e quelli della Guardia di Finanza che erano intervenuti. Questi ultimi informano la Guardia Costiera che "le due unità che si trovavano in mare stavano rientrando per le condizioni meteo avverse e che non c'era una posizione nota dell'imbarcazione". Ma Frontex replica: "Sono sempre le autorità nazionali competenti a classificare un evento come ricerca e soccorso".

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Soccorsi rallentati dal maltempo

Quindi, a prendere il mare, verso la mezzanotte, sono due unità della Guardia di finanza, in law enforcement, cioè un'operazione di polizia e non di salvataggio. Le vedette, però, si scontrano col mare grosso - forza 4 - e tornano indietro. Anche una seconda uscita sarà abortita. In tutto questo, le unità della Guardia costiera, che hanno motovedette più grandi, restano agli ormeggi. Motovedette "più grandi che avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8", dice il comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi. Ma, spiega l'ufficiale, "le regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa" anche perché "spesso non promanano dal ministero a cui appartengo ma da quello dell'interno": quindi "le operazioni le conduce la Gdf finché non diventano Sar". Ma il comandante non chiarisce il perchè del mancato evento Sar. Mentre diventa chiaro il motivo dell'assenza di Sos dal barcone: gli scafisti disponevano di un disturbatore di frequenza e non volevano farsi intercettare sperando di allontanarsi dopo lo sbarco. Il caicco, dunque, nel mentre le autorità italiane agiscono in base alla giungla di competenze e regole di ingaggio, prosegue la sua navigazione verso le coste crotonesi. Verso le 4 l'arrivo in prossimità della spiaggia, lo scontro con la secca, la barca che va in frantumi e l'umanità che viaggiava a bordo che finisce in mare. I primi soccorsi arrivano alle 4.30, e sono due carabinieri che recuperano una ventina di cadaveri e salvano due persone. Dopo arrivano i rinforzi con pescatori e le altre forze dell'ordine e la Guardia costiera. Nella relazione allegata agli atti d'inchiesta la Capitaneria di porto crotonese scrive di avere ricevuto la prima segnalazione "alle 4.37". Solo alle "5.35 la prima pattuglia di terra Guardia costiera, giunta sul posto, riferiva di numerose persone in stato di ipotermia in spiaggia, trascinate a riva dalla risacca così come alcuni cadaveri". È allora che scatta l'operazione Sar. Ma è troppo tardi per tante persone.

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La polemica per le parole di Piantedosi

Il 27 febbraio intanto alcune frasi del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, hanno scatenato forti polemiche. "La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”, ha detto il titolare del Viminale ribadendo che per evitare tragedie bisogna fermare le partenze lavorando con i Paesi di provenienza e chi entra in Italia lo deve fare attraverso i canali legali, non su barconi insicuri. Opposizione e Ong hanno attaccato il ministro: "Si vergogni, da lui uno schiaffo alle vittime”. Nel suo primo intervento in Parlamento da segretaria del Pd Elly Schlein ha detto che il ministro dell'Interno ha usato "parole indegne" e "inadeguate al suo ruolo" di fronte alla tragedia dei migranti a Cutro. E ne ha chiesto le dimissioni in una audizione in commissione. I dem presenteranno anche un atto di sindacato ispettivo non solo a Piantedosi ma anche a Salvini - cui fa capo la Guardia di Finanza - perché vadano in Parlamento a spiegare cosa è successo. Piantedosi dovrebbe riferire il 7 marzo alla Camera ed il giorno successivo al Senato.

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Mattarella a Crotone

Intanto il 2 marzo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è volato a Crotone per portare la vicinanza dello Stato alle vittime della tragedia. Il Capo dello Stato, atterrato all'aeroporto Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto, ha raggiunto in auto l'ospedale San Giovanni di Dio dove sono ricoverati alcuni superstiti. L'arrivo è stato preceduto da alcuni pacchi contenenti giocattoli fatti consegnare da Mattarella ai piccoli degenti superstiti che si trovano nel reparto di pediatria. Poi il presidente si è spostato al Palamilone, la struttura sportiva gremita di persone, dove sono state sistema le bare delle vittime. Mattarella si è trattenuto in raccoglimento davanti ai feretri, da solo, per alcuni minuti. La folla l’ha accolto con applausi mentre alcuni gridavano "giustizia, giustizia”.

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