Naufragio a Crotone, cosa dice il verbale di fermo degli scafisti

Cronaca
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Sono tre le persone fermate, di cui una minorenne, sospettate di essere gli scafisti dell'imbarcazione naufragata intorno alle 4.30 dello scorso 26 febbraio sulle coste calabresi. "La barca era in condizioni pessime, in legno, fatiscente e priva di sedili, il motore perdeva e c'erano pozze di gasolio" ha dichiarato uno dei sopravvissuti

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Con il bilancio dei morti salito a 67 e l'apertura della camera ardente questa mattina a Crotone, proseguono le indagini della polizia sugli scafisti che hanno condotto l'imbarcazione con circa 200 persone a bordo, naufragata nei presso della costa calabresi nella notte tra il 25 e il 26 febbraio scorso. Ci sono già tre fermati, due uomini di nazionalità pakistana, di cui un minorenne, e un turco. (LO SPECIALE MIGRANTI - I NUMERI DEGLI SBARCHI NEL 2023)

 

I fatti

Secondo quanto ricostruito dalle testimonianze dei sopravvissuti, il natante è partito nelle prime ore del 22 febbraio dalle coste di Cesme, in Turchia. La prima imbarcazione su cui i 180 migranti erano a bordo subisce un'avaria al motore dopo qualche ora di navigazione, i naviganti vengono così trasferiti su un'altra barca. Lo segnala proprio il verbale di una delle persone sentite. "In condizioni peggiori della prima, in legno, fatiscente e priva di sedili, il motore perdeva e c'erano pozze di gasolio". I migranti sono stati costretti a rimanere chiusi nella stiva, avevano la possibilità di salire sul ponte dell'imbarcazione solo per i propri bisogni fisiologici, per prendere un po' d'aria o fumare una sigaretta.

Le persone indicate come scafisti

Come scafisti sono state indicate sei persone presenti nell'equipaggio, dei tre fermati il cittadino turco veniva riconosciuto come colui che durante la traversata ha anche guidato l'imbarcazione, gli altri due avevano il compito di calmare i migranti garantendo l'ordine, e all'occorrenza accompagnarli fuori dalla stiva. Dopo tre giorni di viaggio, il 25 febbraio, l'imbarcazione era già nelle acque antistanti le coste crotonesi, e qui, nonostante la richiesta dei migranti di approdare sulle rive, gli scafisti decidevano di attendere in mare, in modo da evitare eventuali controlli di polizia. Alle prime ore del 26 febbraio gli scafisti abbandonavano l'imbarcazione in difficoltà, che da lì a breve si sarebbe capovolta causando la morte di più di 60 persone.

Sale a 33, ma é un dato sempre provvisorio, il bilancio dei migranti morti stamattina a "Steccato" di Cutro, nel Crotonese, dopo che il peschereccio sul quale si trovavano si è spezzato in due. Un bilancio che è destinato certamente ad aggravarsi. Intanto è stato trovato sulla spiaggia un gruppo di migranti vivi, una cinquantina, che si trovavano sullo stesso peschereccio sul quale viaggiavano le vittime. I superstiti sono stati soccorsi e rifocillati dal personale del 118 e della Croce rossa, 26 febbraio 2023. ANSA/GIUSEPPE PIPITA

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L'identificazione degli scafisti

Grazie alle parole dei testimoni si è potuto, quindi, risalire alla presenza di sei scafisti, di tre dei quali tuttavia si sono perse le tracce. I testimoni sottolineano come questi, nonostante le condizioni del mare andassero peggiorando, non solo non hanno attraccato sulla costa, ma hanno cambiato rotta, di fatto causando l'incidente che ha contribuito al disastro. Infatti, la barca si trovava già vicino alle coste italiane intorno alle ore 21 del 25 febbraio, ma gli scafisti decidono di attendere ancora per l'attracco. Intorno alle 4, intimoriti da alcune luci che pensavano appartenere a natanti della polizia, gli scafisti decidono di cambiare rotta: questa virata repentina causa una collissione che determina il capovolgimento del natante. Tre scafisti scappano a bordo di un tender, gli altri tre, quelli successivamente fermati, vengono individuati dagli stessi migranti durante le testimonianze. Per il cittadino turco è stato necessario anche l'intervento della polizia per bloccare i sopravvissuti che, sulla spiaggia, hanno tentato di aggredirlo.

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I soccorsi

I primi ad accorrere sulla spiagga sono due carabinieri della compagnia di Crotone intorno alle 4.30. Secondo quanto riportato dallo stesso verbale dei militari, i due hanno inizialmente salvato due persone, recuperando però 17 corpi senza vita. "Giunti sul posto- si legge sul verbale - in un tratto di spiaggia buio e senza illuminazione, notavamo le sagome di alcuni individui che, sbracciandosi, ci richiedevano assistenza. Le persone si presentavano bagnate e ferite e alla nostra richiesta in inglese, richiedevano sommariamente un aiuto in quanto vi era un'imbarcazione in acqua con altre persone in pericolo. Sempre nell'oscurità, notavamo resti di un'imbarcazione in legno in balia delle onde ed il mare fortemente agitato. Ci siamo avvicinati, immergendoci in acqua, notando la presenza di due corpi privi di conoscenza, sotto l'imbarcazione ed in pericolo di essere schiacciati. Abbiamo estratto i corpi riscontrando che una donna era già deceduta, mentre un uomo era in evidente sofferenza respiratoria, ma dopo averlo prelevato e portato sulla spiaggia ha ripreso via via coscienza". Nel corso della relazione i carabinieri scrivono anche di aver recuperato il corpo di un bambino, al quale hanno fatto il messaggio cardiaco senza riuscire tuttavia a salvarlo.

E' di 30 morti il bilancio, ancora provvisorio, dei morti durante uno sbarco di migranti a Cutro, nel Crotonese. Ai cadaveri trovati sulla spiaggia, in località "Steccato", si aggiungono, infatti, quelli trovati in mare che devono ancora essere recuperati, 26 febbraio 2023. Sul posto, insieme ai carabinieri ed alla polizia, ci sono la Guardia di finanza, la Guardia costiera ed i vigili del fuoco. ANSA/GIUSEPPE PIPITA

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