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Tangenti Lombardia, tutte le tappe dell’inchiesta "Mensa dei poveri"

Cronaca

Al centro un presunto sistema di appalti, nomine pilotate, corruzione e finanziamenti illeciti, che il 7 maggio 2019 porta a 43 misure cautelari: alcune colpiscono tra gli altri esponenti di Forza Italia. Il 14 novembre finisce ai domiciliari l'ex parlamentare Lara Comi

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Un presunto sistema di tangenti in Lombardia, fatto di appalti, nomine pilotate, corruzione, truffe e finanziamenti illeciti, che coinvolge imprenditori e politici (VIDEO): è questo il cuore della maxi-inchiesta denominata “Mensa dei poveri”, che il 7 maggio 2019 ha portato a 43 misure cautelari eseguite - tra gli altri - nei confronti dell'ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, del consigliere lombardo azzurro Fabio Altitonante e dell’allora candidato alle Europee e consigliere comunale in quota Fi Pietro Tatarella. Sotto inchiesta finisce anche Diego Sozzani, deputato di Forza Italia: la Camera però il 18 settembre ha negato l'autorizzazione all’applicazione della custodia cautelare ai domiciliari. Ai domiciliari vanno invece, il 14 novembre, l'ex eurodeputata di Fi Lara Comi, così come l'ad dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni, mentre il dg di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale è in carcere: sono sotto indagine in un nuovo filone dell’inchiesta.

Perché “Mensa dei poveri”

Il nome dell’inchiesta deriva dal soprannome che gli indagati davano nel corso di alcune conversazioni telefoniche - intercettate dalla procura - in riferimento a “Berti”, un noto ristorante non distante dal Palazzo della Regione, che era un loro abituale luogo di ritrovo.

Il ruolo di D’Alfonso e la presunta tangente a Sozzani

Un primo filone dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Milano vede al centro l'imprenditore del settore rifiuti e bonifiche ambientali Daniele D'Alfonso della Ecol-Service srl, che viene arrestato con l’aggravante di aver favorito la 'ndrangheta, in quanto con gli appalti ottenuti in cambio di tangenti avrebbe dato lavoro agli uomini della famiglia calabrese dei Molluso di Buccinasco. D'Alfonso avrebbe avuto a libro paga il consigliere comunale milanese e vice coordinatore lombardo di Fi Pietro Tatarella, “stipendiato” con 5mila euro al mese. In cambio il consigliere - che si è poi dimesso - avrebbe favorito l'imprenditore negli appalti dell'Amsa (l'azienda milanese di servizi ambientali) e l'avrebbe introdotto in altri appalti a Varese e a Novara, dove sarebbe stato attivo il parlamentare di Fi Diego Sozzani. Sozzani viene accusato di un presunto finanziamento illecito da 10mila euro ricevuto nel marzo 2018 da D’Alfonso. In più, il deputato di Fi è indagato anche per corruzione in uno stralcio dell'indagine per altri fatti. In questo filone viene coinvolto anche il consigliere regionale di Forza Italia ed ex sottosegretario con deleghe all'area Expo, Fabio Altitonante: viene accusato di finanziamento illecito e corruzione per aver ricevuto da D'Alfonso 20mila euro "al fine di far ottenere il rilascio del permesso a costruire relativamente a un immobile di proprietà della moglie del manager L.P.".

Il “burattinaio” Caianiello

Un secondo filone vede invece protagonista Nino Caianiello, ex responsabile Fi a Varese e ritenuto dai pm il “burattinaio” del sistema. "Il mio scopo era quello di trovare ulteriori fondi per finanziare la campagna elettorale di Tatarella, mio principale candidato alle elezioni europee, unitamente alla Comi", ha detto in un verbale del 13 settembre lo stesso Caianiello, dopo aver deciso di collaborare con i pm - una decisione presa anche da altri indagati. Tatarella, ha raccontato, "come ogni candidato alle elezioni Europee, aveva bisogno di voti e di sostegno economico. Per questa ragione, io richiesi a Sozzani di attivarsi per dare un sostegno a Tatarella, anche in ragione del sostegno che Tatarella, per il tramite di D'Alfonso, aveva fornito per la campagna elettorale di Sozzani per le elezioni politiche". Nell'inchiesta della Dda spunta anche una vecchia conoscenza dei tempi di 'Tangentopoli', Loris Zaffra, un tempo 'fedelissimo' di Bettino Craxi, ex segretario regionale del Psi e, dal 1990 al 1992, assessore all'Edilizia popolare e privata al Comune di Milano. Molti sono i dialoghi intercettati tra Zaffra e l'ex coordinatore provinciale di Varese.

Il filone che riguarda il Governatore Fontana

In un altro filone, che non c'entra col sistema di tangenti e finanziamenti, è indagato per abuso d'ufficio per una nomina di un suo ex socio di studio il governatore lombardo Attilio Fontana. La contestazione riguarda la nomina del suo “socio di studio” Luca Marsico a un incarico in Regione Lombardia.

Altitonante torna in Consiglio regionale

Il 17 settembre Altitonante torna nell'aula del Consiglio regionale della Lombardia, dopo aver trascorso tre mesi agli arresti domiciliari. Altitonante era tornato in libertà per scadenza dei termini di custodia cautelare a inizio agosto, per effetto della decisione con la quale il Tribunale del Riesame ha derubricato il reato di corruzione in traffico di influenze.

La Camera nega custodia cautelare a Sozzani

La Camera dei Deputati il 18 settembre ha negato l'autorizzazione all’applicazione dell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per Diego Sozzani. Per il gip di Milano Raffaella Mascarino si è fatto "scudo dell'immunità parlamentare di cui gode", senza mai rendere ai pm "la propria versione”.

Il 6 novembre tornano liberi Caianiello e Tatarella

Il 30 settembre vengono chiuse le indagini per 71 persone. Il 6 novembre tornano in libertà, per la naturale e prevista scadenza dei termini di custodia cautelare di 6 mesi, gli indagati che erano ancora sottoposti a misure - ad eccezione di D’Alfonso, poiché a lui è stata contestata anche l'aggravante di aver favorito la ‘ndrangheta -: tra loro anche Caianiello, che era di recente passato dal carcere ai domiciliari, l'ex consigliere comunale azzurro ed ex vicecoordinatore lombardo di Fi Pietro Tatarella, che era ai domiciliari, e Mauro Tolbar, ritenuto uno dei collettori di mazzette e che era ancora detenuto.

Il Gip boccia 11 istanze di patteggiamenti

Il 7 novembre il gip Maria Vicidomini rigetta invece tutte le 11 istanze di patteggiamento, a pene tra 1 anno e 8 mesi e 3 anni, avanzate, col consenso dei pm, da 11 indagati. "Applicare pene così basse di fronte a fatti gravi significa avallare la possibilità concreta che gli indagati tornino a commettere reati a discapito "di quanti, fra imprenditori e professionisti, lavorano onestamente”, il ragionamento del giudice.

Comi ai domiciliari

Il 14 novembre finiscono ai domiciliari l'ex parlamentare di Forza Italia, Lara Comi, e l'imprenditore Paolo Orrigoni, titolare della catena di supermercati Tigros ed ex candidato leghista a sindaco di Varese. In carcere va invece Giuseppe Zingale, ex direttore dell'Agenzia per il lavoro Afol. Tutti e tre erano già coinvolti nei primi filoni di indagine, ma gli investigatori avevano chiesto di poter svolgere ulteriori approfondimenti. Comi risponde di tre vicende. La prima riguarda due contratti di consulenza ricevuti dalla sua società, la Premium Consulting Srl, con sede a Pietra Ligure (Savona), da parte di Afol e, in particolare, dal dg Zingale, "dietro promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale", come riportato negli atti depositati nella tranche principale. L'esponente di Fi è accusata anche di aver ricevuto un finanziamento illecito da 31 mila euro dall'industriale bresciano titolare della Omr holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti. Nel terzo episodio (truffa aggravata al Parlamento europeo) è coinvolto anche il giornalista Andrea Aliverti, che collaborava con Comi come addetto stampa, con compenso di mille euro al mese, rimborsati dall'Europarlamento. Interrogato dai pm ha dichiarato di avere ricevuto un aumento a tremila euro, con l'obbligo di restituirne duemila a Fi per pagare le spese della sede che Comi non pagava.