Tangenti in Lombardia: il gip di Milano rigetta 11 istanze di patteggiamento
LombardiaRichiesta respinta per gli indagati nella maxi inchiesta: tra di loro c’era anche Alberto Bilardo, ex segretario di Forza Italia a Gallarate e uno degli uomini più vicini a Nino Caianiello. Il gip: "Assoluta incongruità delle pene"
Il gip di Milano, Maria Vicidomini, ha rigettato quest'oggi tutte le 11 istanze di patteggiamento a pene tra un anno e 8 mesi e 3 anni avanzate da altrettanti indagati nella maxi inchiesta milanese su un presunto sistema di tangenti, finanziamenti illeciti, nomine e appalti pilotati (VIDEO). Tra di loro c’era anche l’ex segretario di Forza Italia a Gallarate, nonché uno degli uomini più vicini a Nino Caianiello, Alberto Bilardo, il quale aveva collaborato davanti ai pm.
Il gip: "Assoluta incongruità delle pene, a discapito dei lavoratori onesti"
Gli indagati "troveranno il modo di tornare ad interferire con lo svolgimento dell'amministrazione pubblica, nuovamente distorcendola per fini di tornaconto personale" a discapito "non solo dell'imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione, ma anche di quanti, fra imprenditori e professionisti, lavorano onestamente e, per effetto di trame illegali del tipo di quelle oggetto" dell'inchiesta, "si trovano ingiustamente esclusi da importanti opportunità nell'ambito delle attività pubbliche". Sono queste le dure motivazioni con cui il gip di Milano Maria Vicidomini ha respinto le richieste di patteggiamenti, sottolineandone la "assoluta incongruità delle pene". Per il gip, tra le altre cose, non si può concedere agli indagati, come avevano invece fatto i pm, l'attenuante della collaborazione nemmeno per le "nuove vicende illecite" di cui hanno parlato nei verbali, perché in questa fase "mancano" ancora "approfondimenti investigativi adeguati che si ritengono indispensabili" per poter "vagliare l'effettiva rilevanza delle dichiarazioni".
Le richieste di patteggiamento
L'accordo tra i pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri con le difese aveva portato a 11 richieste di patteggiamento. Per Bilardo era prevista una pena di 3 anni. Due anni, invece, erano stati decisi per Stefano Besani (avvocato di Gallarate, in provincia di Milano), Laura Bordonaro (ex presidente di Accam spa), Matteo Di Pierro (ex collaboratore dell'imprenditore della Ecol service Daniele D'Alfonso) Marcello Pedroni (all'epoca consigliere di ‘Prealpi servizi’), Alessandro Petrone (ex assessore all'Urbanistica di Gallarate), l'intermediario Pier Michele Miano e l'imprenditore Piero Tonetti. Infine, un anno e 10 mesi per Davide Borsani (all'epoca consigliere di Alfa srl) e un anno e 8 mesi per Beniamino Crescenti e Andrea Gallina (ex amministratore delegato di Acqua Novara). Nei giorni scorsi, invece, per 71 persone, tra cui gli esponenti lombardi di Forza Italia Piero Tatarella e Fabio Altitonante e per il deputato di FI Diego Sozzani, sono state chiuse le indagini. Restano aperti, poi, altri filoni della maxi inchiesta, anche su Sozzani e sull'ex eurodeputata 'azzurra' Lara Comi. Anche Nino Caianiello punta a patteggiare, ma i suoi interrogatori stanno andando avanti e, dunque, non è comparso nell'elenco di coloro per i quali era stata fissata l'udienza di oggi.
L’inchiesta della Dda sulle tangenti in Lombardia
Lo scorso 7 maggio la Dda di Milano, nel corso di una maxi operazione in Lombardia e in Piemonte, fece eseguire dai carabinieri di Monza e dalla guardia di finanza di Varese 43 ordinanze di custodia cautelare, di cui 12 in carcere e 16 ai domiciliari. Nel blitz furono inoltre notificati 12 obblighi di firma. In totale furono indagate 95 persone. Nei diversi filoni dell’inchiesta, che vedono al centro due presunti gruppi criminali, attivi tra Milano e Varese, e costituita da esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori, si riscontrò come per gli inquirenti il personaggio principale fosse l’uomo d’affari del settore rifiuti e bonifiche ambientali, Daniele D’Alfonso, della "Ecol-Service srl’" ora ai domiciliari. Il pm della Dda milanese Silvia Bonardi spiegò come l’uomo "facesse la ‘semina’ tra i politici" e come "Pietro Tatarella lo accompagnasse in questo incontro con il mondo politico". "Sulla carta, Tatarella è consulente stabile della società ed è lui a suggerire chi finanziare. Nelle operazioni, D’Alfonso è intermediario", la tesi. Furono in molti a finire coinvolti in questo caso: tra i più importanti, il consigliere regionale Fabio Altitonante, il candidato azzurro alle Europee Pietro Tatarella e l’ex coordinatore forzista di Varese Gioacchino Caianiello. Quest'ultimo, insieme con altre persone, ha deciso di parlare, riempiendo pagine e pagine di verbali. Quelle dichiarazioni hanno consentito ai soggetti di ottenere qualche beneficio (come la scarcerazione per andare ai domiciliari o addirittura di essere rimessi in libertà) e alla Procura ha fruttato un ampliamento del quadro della vicenda.