Tangenti in Lombardia, Caianiello: “Soldi leciti messi in FI”

Lombardia
Il Tribunale di Milano (Fotogramma)

Intanto è spuntato un pizzino, trovato nel portafogli del politico lombardo, in cui si parla dei 10 mila euro versati dalla Ecol Service di Daniele D'Alfonso a Pietro Tatarella per la sua candidatura alle Europee per Forza Italia

Spunta un pizzino in cui si parla dei 10 mila euro versati dalla Ecol Service di Daniele D'Alfonso a Pietro Tatarella per la sua candidatura alle Europee per Forza Italia. L'appunto manoscritto, fotografato negli atti d'indagine, è stato trovato e sequestrato lo scorso 7 maggio nel portafogli di Gioacchino Caianiello, detto Nino, l'influente politico azzurro in Lombardia ritenuto dalla Procura la figura principale del sistema di corruzione, appalti pilotati e finanziamenti illeciti svelato dalla Dda milanese nell'inchiesta che ha portato alla notifica di 43 misure cautelari di cui 12 in carcere. Sull'appunto è riportata la scritta "Tata-Ecol euro 10.000 (Europee)".

L'"operazione Tatarella"

L'"operazione Tatarella", come viene definita negli atti d'indagine, pare essere un nuovo capitolo dei finanziamenti illeciti. Caianiello ne avrebbe discusso lo scorso 24 aprile, poco più di un paio di settimane prima degli arresti, all'Haus Garden Cafè di Gallarate (Varese) dove, si legge negli atti, avrebbe incontrato Mauro Tolbar, titolare di una società di consulenze e ritenuto dagli inquirenti uno dei "collettori di tangenti". I due, tra l'altro, "si accordano - si legge negli atti - in relazione a un probabile finanziamento illecito della campagna elettorale" di Tatarella, candidato alle Europee. "In particolare Tolbar mostra a Nino dei fogli relativi a una richiesta che quest'ultimo gli aveva avanzato e propone di mantenere le stesse condizioni della precedente operazione". Nella ricostruzione degli inquirenti - basata sulle intercettazioni riportate negli atti - si precisa che i fogli mostrati da Tolbar sarebbero "relativi ad un incarico evidentemente fittizio, uno di quali dovrà essere formato da un terzo soggetto e riconsegnato a Tolbar, unitamente al codice utile all'emissione della fattura elettronica". Tolbar, nel corso della conversazione, "informa Nino che, fino alla fine del mese di giugno, ha ancora 'spazio' per elargirgli ulteriori 7.000,00 euro" "Io... Nino... - dice Tolbar nelle intercettazioni - ancora ad oggi fino a fine giugno ho ancora spazio per sette, che ti serve ancora...7.000...oltre a questi". 

Caianiello: "Soldi ad associazione legata a Forza Italia"

Caianiello ha sostenuto di non aver mai preso "soldi in modo illecito" e che il denaro raccolto durante la sua attività politica "lo ha messo in Agorà, un'associazione culturale legata a Forza Italia e nel partito". Ad affermarlo è stato il suo avvocato, Tiberio Massironi, prima dell'udienza al Tribunale del Riesame in cui si deve discutere l'istanza di revoca della misura cautelare. Il legale ha spiegato che Caianiello, in carcere per associazione per delinquere, corruzione e finanziamento illecito dal 7 maggio scorso, è un "decisionista che aveva rapporti coi vertici locali e nazionali" di Forza Italia, "non un 'burattinaio' di illeciti, ma uno che ha sempre avuto una capacità politica, che parlava coi vertici di Forza Italia ed era in grado di muovere voti". Malgrado non avesse più ruoli formali nel partito, Caianiello, che è stato coordinatore di FI a Varese, per i Pm "di fatto" copriva ancora quel ruolo.

La difesa di Caianiello

Caianiello, ha spiegato ancora l'avvocato, ripete in carcere che investigatori e inquirenti, che stanno facendo accertamenti su presunti 'fondi neri' nascosti e a lui riconducibili, "non troveranno un solo euro, anche all'estero, oltre ai conti da poche migliaia di euro sequestrati" e sostiene che ciò che ha raccolto in modo lecito "è andato a Agorà e al partito". Poi il legale ha aggiunto: "Vedremo cosa c'è di documentabile, cosa è stato registrato, bisogna attendere e avere la pazienza di smontare le accuse". E ancora: "Caianiello non ammette di aver ricevuto denaro illecito da alcuno, lui ha sempre creduto di muoversi in un universo lecito".

Caianiello pronto a parlare con i Pm

Il legale ha spiegato ancora che lo stesso presunto "grande manovratore" del sistema vuole rendere l'interrogatorio davanti ai Pm "per spiegare tutto". Lo stesso difensore ha chiarito che tra le varie questioni sollevate davanti al Riesame "ce ne è una sull'origine e sull'inutilizzabilità delle intercettazioni partite da Busto Arsizio" e, poi, che se i giudici accoglieranno la questione della competenza territoriale "crollerà" tutta l'indagine, a partire dalle intercettazioni. In più, l'accusa di essere il vertice di un'associazione a delinquere, per la difesa, è "generica e non specificata". Intanto, nell'indagine che vede oltre 100 indagati, a Lara Comi, oltre al finanziamento illecito e alla corruzione, è stata contestata anche una nuova accusa di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni del Parlamento europeo.  

Revocati i domiciliari per l'imprenditore Renato Napoli

Il Tribunale del Riesame ha revocato gli arresti domiciliari per l'imprenditore Renato Napoli, legale rappresentante di Edilnapoli e accusato di turbativa d'asta in uno dei filoni dell'inchiesta. Respinte invece diverse istanze di revoca, tra cui quella dell'esponente di FI Pietro Tatarella, che resta in carcere, e quella dell'ormai ex assessore all'Urbanistica di Gallarate (Varese) Alessandro Petrone il quale, accusato di associazione a delinquere, resta in carcere. Respinte finora anche le questioni di incompetenza territoriale della Dda presentate da alcune difese.

Le accuse a carico di Napoli

Napoli è indagato nel capitolo di una presunta turbativa d'asta su una gara indetta dall'Amsa, l'azienda che si occupa di rifiuti a Milano, per il cosiddetto 'servizio neve'. Come si legge negli atti, "la prima fase dell'ampia indagine" si è incentrata proprio sulla sua "figura", che è "a capo di due distinte società che si occupano di lavori edilizi, movimento terra, trasporto di inerti, realizzazione di gasdotti, acquedotti fognature ed attività collegate nell'ambito di procedure ad evidenza pubblica". Il Riesame ha deciso, però, di revocargli la misura dei domiciliari e di disporre per lui soltanto quella interdittiva. Deve restare in carcere, invece, secondo i giudici del Riesame, Petrone, ritenuto "braccio destro di Caianiello, sul versante amministrativo ed istituzionale del Comune di Gallarate". Respinte, finora, anche altre istanze al Riesame di altri indagati.

L'udienza per l'utilizzo di intercettazioni su Sozzani

La Dda di Milano inoltre, nell'ambito di atti integrativi alla richiesta di misura cautelare per il deputato di FI Diego Sozzani, indagato per finanziamento illecito e per il quale la Camera dovrà decidere sugli arresti domiciliari richiesti dai magistrati, intende richiedere sempre alla Camera di poter utilizzare a carico del deputato alcune intercettazioni che lo riguardano. Tra le conversazioni riportate negli atti ce n'è una, già emersa, nella quale si parla di un imprenditore, Claudio Milanese, legato secondo i pm a Nino Caianiello. Quest'ultimo raccontava a Sozzani che Milanese "è amico di Giancarlo Giorgetti (vicesegretario federale della Lega e sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri)". L'udienza sulla richiesta di autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni, come si legge nel decreto di fissazione, riguarderà Sozzani, Caianiello e il presunto 'collettore' delle mazzette Mauro Tolbar. Il parlamentare, secondo i pm, avrebbe ottenuto attraverso lo studio tecnico Greenline, amministrato da lui e dal fratello, "incarichi da parte di società pubbliche sulle quali Caianiello esercita il suo indiscusso potere di influenza". In particolare, per i pm il problema dell'autorizzazione all'utilizzo si pone solo per quattro telefonate intercettate dopo che il deputato era stato eletto e non per quelle precedenti.

Le intercettazioni

Una conversazione è del 10 dicembre scorso ed è stata intercettata mentre il deputato si stava recando in macchina con Caianiello negli uffici della Econord spa, società del Varesotto guidata da Claudio Milanese. Sozzani nell'intercettazione afferma, riassumono i pm, che "a livello nazionale, Milanese non intrattiene buoni rapporti con Anas spa, ragione per la quale potrebbe proporsi per dargli 'una mano' proprio con quest'ultima società pubblica". Caianiello gli racconta che Milanese è amico di Giorgetti "essendo entrambi nati nello stesso paese". E dice: "Io lo indirizzo, dico 'vai dal tuo amico!' (...) quando devo dirgli qualcosa". Poi, Milanese chiede a Sozzani se è Giorgetti "ad avere un potere di scelta" su una nomina all'Anas. "Chi è che va al tavolo? Giorgetti, chi va?", gli chiede. E il deputato risponde: "E' lui! Lui sicuramente nella Lega è quello che ... che dice la sua". Sozzani, secondo i pm, si sarebbe proposto a Milanese e ad un suo socio per svolgere un'attività di 'intermediazione' per risolvere i loro problemi burocratici e nelle conversazioni si parlava anche di un "contratto giustificativo dell'incarico di Sozzani".

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