
Il 14 novembre 1951 il Po ruppe gli argini in provincia di Rovigo causando una delle peggiori tragedie del Dopoguerra. Le vittime furono un centinaio, 200mila i senzatetto, 700 le case distrutte, un numero imprecisato gli animali affogati

Sono passati 70 anni dall’alluvione del Polesine. Era il 14 novembre 1951 quando il Po esondò causando una delle peggiori tragedie del Dopoguerra in Italia (Foto: Immagini storiche dell’alluvione del Polesine del 1951, Archivio della Memoria di San Bellino, Rovigo)
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Verso le 23 della sera alla radio si sentì un annuncio: “Il Po ha rotto gli argini a Malcantone di Occhiobello”. Per gli abitanti del Polesine era già troppo tardi per mettersi al riparo. L’acqua si riversò su case, stalle e campagne, sommergendo due terzi del territorio nella zona di Rovigo (Foto: Immagini storiche dell’alluvione del Polesine del 1951, Archivio della Memoria di San Bellino, Rovigo)
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Le vittime furono un centinaio, di cui 84 nel “camion della morte”, che con una novantina di fuggiaschi a bordo venne inghiottito dall'acqua a Frassinelle (Foto: Immagini storiche dell’alluvione del Polesine del 1951, Archivio della Memoria di San Bellino, Rovigo)
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Si contarono 200mila senzatetto, 700 le case distrutte, un numero imprecisato gli animali affogati
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Le dieci alluvioni con più vittime in Italia dal 1900. FOTOLe immagini in bianco e nero tratte dagli archivi dell'epoca mostrano il Po che trascina via tutto. È stato calcolato che la portata complessiva delle rotte - furono 3 quelle principali, a Paviole di Canaro, a Bosco e l'ultima a Malcantone di Occhiobello - sia stata nell'ordine dei 7.000 metri cubi d'acqua al secondo, quando l'intera portata del fiume era stimata in 12.800 metri cubi/secondo

In pratica, due terzi del flusso del Po uscirono dagli argini, riversandosi con violenza nelle campagne e nei paesi, allagando 100mila ettari di terreno (Foto: Immagini storiche dell’alluvione del Polesine del 1951, Archivio della Memoria di San Bellino, Rovigo)

Dopo le “rotte” vi fu un immediato effetto “svuotamento” del fiume, testimoniato dal rapido decremento del livello misurato dagli idrometri (Foto: Immagini storiche dell’alluvione del Polesine del 1951, Archivio della Memoria di San Bellino, Rovigo)

La catastrofe arrivò dai fiumi, ma fu innescata, oltre che dal diluvio, da una sottovalutazione storica dei problemi idraulici del territorio (Foto: Immagini storiche dell’alluvione del Polesine del 1951, Archivio della Memoria di San Bellino, Rovigo)

Sotto l'aspetto meteorologico, tutto iniziò ad ottobre, quando un afflusso d'aria fredda atlantica si scontrò con un fronte caldo proveniente dal Nordafrica. Una prima forte perturbazione interessò il Sud, provocando anche lì morte e distruzione. Poi il maltempo cominciò a martellare il Nord, con piogge che ingrossarono tutti gli affluenti del Po (Foto: Immagini storiche dell’alluvione del Polesine del 1951, Archivio della Memoria di San Bellino, Rovigo)

Infine, per 6 giorni di fila, dal 6 al 12 novembre, il cielo restò scuro e piovve continuamente. Il 13 novembre spuntò il sole, mentre nei comuni dell'Alto Polesine, da Melara a Stienta, gli abitanti e i sindaci lavoravano per alzare gli argini, in certi casi anche di 1 metro, per evitare le tracimazioni. Ma non andò così (Foto: Immagini storiche dell’alluvione del Polesine del 1951, Archivio della Memoria di San Bellino, Rovigo)

Secondo i testimoni dell'epoca, le popolazioni dei Comuni a monte si lasciarono scoraggiare e impaurire anche da false notizie, come quella che il Po avesse già rotto gli argini a Bergantino. A Occhiobello e Canaro solo sparuti gruppi di persone si davano da fare sugli argini. I più avevano caricato le loro cose sui carri, legato gli animali e si preparavano a fuggire (Foto: Immagini storiche dell’alluvione del Polesine del 1951, Archivio della Memoria di San Bellino, Rovigo)

In quel 14 novembre di 70 anni fa un altro dettaglio fondamentale era molto diverso da oggi: mancava totalmente la prevenzione. Nessuno poteva avvisare i residenti della catastrofe imminente. Non esisteva nulla di simile alla Protezione Civile, la comunicazione era pressoché assente, dato che pochi avevano in casa al massimo una radio (Foto: Immagini storiche dell’alluvione del Polesine del 1951, Archivio della Memoria di San Bellino, Rovigo)