Garlasco, in aula perizia dna unghie Chiara Poggi. Sempio: “Tenteranno di creare mostro”
CronacaIntroduzione
Il caso Garlasco torna in aula, a Pavia, per discutere la perizia di Denise Albani. Novanta pagine in cui la genetista analizza il dna estrapolato da due unghie delle dita di Chiara Poggi, la 26enne uccisa 18 anni fa nella sua abitazione. Ed è già battaglia tra le parti, con i legali e i consulenti di Andrea Sempio, l'amico del fratello della vittima, unico indagato nella nuova inchiesta per concorso in omicidio, pronti a difenderne l'innocenza. "Sono molto contento che sia arrivata finalmente questa cosa del dna, è stato un grosso peso in questi mesi", ha commentato il 37enne.
Quello che devi sapere
Giovedì le conclusioni della perizia
L'appuntamento è per il 18 dicembre. Giovedì mattina, davanti al gip Daniela Garlaschelli, gli esperti discuteranno le conclusioni della perizia, secondo cui il dna maschile estrapolato dalle unghie di Chiara è compatibile con quello di Sempio, o dei componenti della linea paterna della sua famiglia. Compatibilità che, però, non può essere contrassegnata da una certezza scientifica granitica, perché si basa su dati documentali, quelli del lavoro del perito De Stefano nel 2014, "non consolidati”.
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Cosa può succedere
Legali e consulenti stanno anche preparando le domande per chiedere chiarimenti alla perita durante la discussione. Sullo sfondo resta la possibilità che l'incidente probatorio non si chiuda giovedì, ma venga esteso all'ormai nota impronta 33, individuata su una parete delle scale che portano al seminterrato nella villetta di via Pascoli e attribuita dagli inquirenti al 37enne accusato dell'omicidio in concorso con altri.
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Le posizioni delle parti
Spettatori interessati i legali di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi all'epoca del delitto, che sta finendo di scontare una condanna definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio. Chi invece continua a esprimere scetticismo, tramite il legale Gianluigi Tizzoni, è la famiglia Poggi, per cui le nuove analisi non portano reali novità e rischiano di alimentare un'esposizione mediatica ritenuta ingiustificata. Il criminologo Dario Redaelli, che della famiglia è il consulente, ha però rivelato di aver fatto delle indagini sugli oggetti che Chiara indossava il giorno in cui è stata assassinata. Una catenina col ciondolo di un dente di squalo, alcuni braccialetti, uno dei quali col nome 'Chiara', l'orologio e la cavigliera. "Sono stati conservati come se fossero delle reliquie e così tutto ciò che aveva avuto a che fare con quella ragazza quel giorno - spiega -. Alcuni di questi oggetti non sono stati analizzati e a noi interessano adesso”.
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Sempio: “Contento che sia arrivata la perizia Albani, era un peso”
Intanto alcune sere fa, Andre Sempio ha rilasciato un’intervista a Quarto Grado. Si è detto contento che sia finalmente arrivata la perizia Albani, "è stato un grosso peso". Secondo lui, la perizia "in buona sostanza ha confermato quello che anche i miei consulenti mi ripetevano da mesi. Sono però molto contento che sia arrivata finalmente perché questa cosa del dna è stato il grosso peso che ho avuto sulle spalle in tutti questi mesi. Però in giro vedo un sacco di interpretazioni un po' tirate per i capelli, un po' come se qualcuno volesse vederci del male a tutti i costi. A me è sembrata una perizia molto chiara e che ha appianato tantissimi punti. Quindi io sono contento che finalmente sia arrivata”. Poi ha ribadito l'intenzione di non farsi interrogare fino alla chiusura delle indagini. "Così mi hanno consigliato i miei avvocato e io mi fido di loro”.
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Il parente di 500 anni fa
“L'unica cosa che mi viene da dire è che si parla di linea paterna, e tutti associano all'idea papà, nonno, fratelli, ma in realtà sarebbe la linea patrilineare, che in realtà prende da quando quell'Y, quella linea familiare, si è originata in Italia”, dice Sempio. “Quindi in realtà, fosse anche quello, non è detto che sia per forza un mio parente diretto tutt'oggi. Può anche essere che 500 anni fa, quando si è creata la linea familiare che oggi è portato ai Sempio, in giro in Italia ci siano altre persone che condividono questa cosa e che oggi non siano imparentati con me”.
Le foto in via Pascoli
Nell’intervista Sempio ha raccontato della reazione avuta di fronte alle foto pubblicate nei giorni scorsi, scattate il giorno del delitto, poche ore dopo l'omicidio. "All'inizio io la notizia l'ho ricevuta come 'Sono uscite le tue foto in via Pascoli'. Ho detto: 'Oddio, cosa vuol dire questa cosa?'. E poi dopo, quando finalmente ho visto le foto, erano appunto le foto di quella giornata. A me sembra né più né meno una conferma di quello che io ho detto. Tutto lì. Non vedo perché abbiano fatto così scandalo. Mi sembra un altro di quei dati che qualcuno vuole rigirare in negativo a tutti i costi”.
“Cercheranno di creare un mostro”
"Secondo me - ha concluso Sempio - se iniziano a mancare alcuni presupposti tecnici, uno degli attacchi che mi arriverà sarà il tentare di creare un mostro, perché se non hai più quello a cui attaccarti, devi colpire da un'altra parte. Quindi io non credo che dalle indagini verrà fuori qualcosa di particolare, ma sicuramente, qualora dovesse uscire qualcosa, anche di non così negativo, secondo me c'è dietro una grande forza che vuole travisare il tutto. Non guidata dagli inquirenti, non c'entra con le indagini. Parlo di tutto quello che c'è attorno”.
Il dna in casa Poggi
Sempio ha detto di non ricordare l'ultima volta in cui è stato a casa Poggi: “L'ultima volta di preciso, quella non me la ricordo. So che l'ultima volta che abbiamo avuto un incontro, io e Marco, prima dell'evento era stato il 4 agosto, perché ci eravamo visti di sicuro, alla sera. Non ricordo esattamente se in quella data io so fossi entrato in casa o meno. Può essere, è probabile, magari prima di uscire, quando passavamo a prenderlo, magari sono entrato, non lo ricordo esattamente con certezza. Però se non era quel giorno, comunque, sempre in quei giorni lì, se non era il 4, sarà stato comunque nei giorni precedenti”. E sul dna aggiunge: “Ci sono sicuramente stanze in cui io passavo più spesso il tempo, che poi sono quelle che ho già raccontato più volte. Erano legate principalmente al fattore videogiochi, quindi la saletta al piano di sotto e la camera di Chiara. Quindi quelle erano le stanze dove io passavo più tempo e dove immagino ci sia stata più probabilità di contaminazione. Poi, in realtà, ci sono anche tanti altri punti che abbiamo ricostruito durante questi incontri. Quando sarà il momento ne parleremo, ne parleranno i miei consulenti”.
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