Caso Garlasco, Sempio: "C'è accanimento ma spero in buona fede"

Cronaca

"Al momento non ho una vita sono tornato a vivere nella cameretta in cui stavo una volta e a quasi 40 anni sono chiuso lì, non posso far niente, è come essere ai domiciliari". Lo ha detto, intervistato da Bruno Vespa a 5 Minuti, l'unico indagato per omicidio in concorso nella nuova inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco, in provincia di Pavia, il 13 agosto del 2007

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"Un po' sì non posso negarlo, sì ormai è una cosa che periodicamente ricapita, ci ricadi dentro e tutto, quindi sì, capisco che un certo accanimento c'è, spero in buona fede". Queste le parole di Andrea Sempio, intervistato da Bruno Vespa a 5 Minuti su Rai 1. Sempio attualmente è l'unico indagato per omicidio in concorso nella nuova inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco, in provincia di Pavia, il 13 agosto del 2007. "Al momento non ho una vita - ha aggiunto Sempio - sono tornato a vivere nella cameretta in cui stavo una volta e a quasi 40 anni sono chiuso lì, non posso far niente, è come essere ai domiciliari", ha raccontato ancora.

Le parole su Stasi

All’epoca del delitto di Garlasco, Sempio, amico del fratello della vittima, aveva 19 anni e ora - per la terza volta - su di lui si concentrano le indagini. Anche se continua a dirsi estraneo alle accuse. “Ormai è stato acclarato, in anni di processi e dalle sentenze a cui mi rifaccio, che il colpevole è Alberto Stasi e non ho motivo di pensare il contrario” ha detto.

L'appunto del padre di Sempio

Sempio, poi, ha dato la sua versione dei fatti rispetto ad altri argomenti, come il recente appunto scritto dal padre che ha attirato l'attenzione degli inquirenti. "Penso fosse semplicemente un appunto su quanto costava ritirare le carte dell'archiviazione, per quello 20-30 euro. Anche perchè, cosa che non è passata sui media, in casa mia hanno trovato un appunto dove mio padre si era segnato tutte le spese 'serie', che erano espresse in migliaia di euro". Questa, come detto, la risposta di Sempio ad una domanda sul famoso foglio su cui il padre scrisse 'Venditti gip archivia x 20-30 euro'. "Ciò che è stato speso ai tempi, mio padre lo ha segnato tutto - ha confermato ancora - un altro appunto con tutte le spese c'è, non è ancora uscito sui giornali, non gli è stato dato peso ma è stato trovato. E' un appunto dove mio padre ha messo le spese degli avvocati e del consulente".  “L’elenco di tutte le volte che abbiamo dato soldi agli avvocati - circa 50mila euro - c’è ed è stato trovato durante l’ultima perquisizione. Le spese dell’avvocato e del consulente, lì c’è tutto. Tutti i soldi sono sotto il nome di Lovati ma è un modo generico per indicare tutti gli avvocati”, ha argomentato ancora Sempio sempre a proposito di quell'appunto. 

Le domande in anticipo

Quanto alle altre accuse di aver ricevuto delle domande in anticipo, Sempio ha tagliato corto: “Non c’è stato nessun passaggio di domande”. Su quei temi, come il Dna, “avevo già anche risposto in alcune interviste ed erano sempre quelli gli argomenti”. Sempio, poi, ha respinto anche le accuse di essere stato trattato con i guanti bianchi. “Quando sono stato sentito ho avuto l’impressione che loro comprendessero quello che stavo dicendo e non mi stessero inquisendo in modo particolare. Ma è la stessa impressione che ho avuto quando ho dato il mio dna o sono venuti a casa” per la recente perquisizione, ha riferito.

L'incidente probatorio

"Stiamo attendendo l’esito, finalmente, di questo famoso incidente probatorio. Si continua a parlare di Dna - nonostante non sia stato trovato un Dna completo -, e anche prendendo le famose consulenze contro di me, non arrivano mai a dire con certezza che li c’è il Dna di Sempio", ha proseguito il 38enne. "L'unico punto" su cui le consulenze "concordano" è che si tratta di una "traccia parziale", che se sottoposta a un doppio identico esame "non si riproduce mai nelle repliche, quindi non ha i criteri per essere attendibile" poiché non fornisce lo stesso risultato, e che "forse alcuni punti" potrebbero coincidere con "Andrea Sempio, dei familiari o di una persona che condivide lo stesso aplotipo non presente nei loro database. Quindi anche le consulenze più 'cattive' contro di me non arrivano mai a poter puntare davvero il dito contro di me", ha commentato. 

L'impronta 33

E fuori dall'incidente probatorio ancora in corso - nessuna impronta trovata nella villetta di via Pascoli è riconducibile all'indagato - l'elemento di novità investigativo è l'impronta 33 trovata sulla parete destra della scala dove era stato gettato il corpo della vittima. Una traccia priva di sangue che la procura di Pavia attribuisce a Sempio. "Ho molti dubbi che sia attribuibile a me. L’abbiamo fatta controllare più volte e ho dubbi. Anche fosse non trattandosi di una traccia insanguinata, ma semplicemente di un’impronta sul muro può essere, non mi stupirebbe. Non andavo spesso in cantina ma penso di esserci stato 3-4 volte" ha ricordato. 

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