Migranti, accordo Italia-Albania: per la Cassazione restano "dubbi di costituzionalità"
CronacaLa Suprema Corte evidenzia possibili incompatibilità del protocollo voluto dal governo Meloni "con la Costituzione e con il diritto internazionale", in particolare con quello europeo. A rischio sarebbero ad esempio il diritto d'asilo, quello alla salute e quello di difesa dei cittadini stranieri
La Cassazione continua a non essere convinta della costituzionalità dell’intesa tra Italia e Albania per gestire il flusso di migranti in arrivo. È sempre il trattenimento dei cittadini stranieri a restare controverso: “La dottrina ha espresso numerosi dubbi di compatibilità con la Costituzione e con il Diritto internazionale, soffermandosi poi specificamente sul rapporto tra il Protocollo e il diritto dell'Unione”, si legge nella relazione sul tema, come anticipato per primo da Il Manifesto. L’ufficio del massimario della Cassazione parla nello specifico di una potenziale violazione dei diritti costituzionali, da quello alla salute a quello di difesa. Intanto, sempre sul fronte migranti, potrebbe arrivare domani, 30 giugno, in Consiglio dei ministri un nuovo "decreto flussi" per definire le quote di ingressi di migranti regolari. Si parla di 500mila nel 2026-2028, 164.800 ingressi l'anno tra lavoratori stagionali e non, colf e badanti.
Cassazione: "Accordo Italia-Albania d'ostacolo al diritto d'asilo"
Guardando all'intesa tra Roma e Tirana, la Suprema Corte evidenzia che il testo "omette di individuare con precisione la categoria di persone cui l'accordo si riferisce e limitandosi ad individuarli come 'migranti'...ingenera una complessiva disparità di trattamento tra gli stranieri da condurre in Italia e i 'migranti' da trasferire in Albania". L’accordo bilaterale sarebbe poi “d'ostacolo” al diritto di asilo, perché non si poggia su una precisa "disciplina analitica degli aspetti procedurali": si tratta di indicazioni che per i giudici sarebbero fondamentali per neutralizzare "il dislivello giuridico derivante dalla extraterritorialità, assicurando ai migranti condotti nei siti albanesi eguali garanzie rispetto ai migranti in territorio italiano".
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Il nodo del trattenimento dei migranti
E ancora, il trattenimento dei migranti in Albania, nell'impianto del Protocollo “non è più previsto come l'extrema ratio, come previsto dalla disciplina europea", ma rappresenta al contrario "l'unica alternativa indicata dal legislatore, in violazione delle garanzie a tutela della libertà personale”. Ulteriore profilo di criticità sta nella “materiale impossibilità, in caso di detenzione all'estero, di rimettere in libertà l'individuo, una volta che siano cessati gli effetti del titolo del trattenimento”. In base all’intesa, spiega la Cassazione, “lo straniero non può essere rilasciato in Albania e deve essere ricondotto in Italia, con la conseguenza che, considerati i tempi tecnici necessari per il trasferimento su una nave o per via aerea, appare oltremodo probabile che si verifichi un trattenimento dello straniero sine titulo della durata di diverse ore, se non addirittura di alcuni giorni".
Il diritto alla difesa e alla salute dei migranti
C’è poi la questione del diritto di difesa. Sul punto, la Corte sottolinea come le sue modalità di esercizio “non risultano disciplinate da norme legislative, ma affidate alla discrezionalità del 'responsabile italiano del centro'". Infine, per quanto riguarda la salute dei migranti, l’accordo potrebbe causare “grave pregiudizio per il diritto alla salute” di cui all’articolo 32 di Costituzione "nello stabilire che 'in caso di esigenze sanitarie alle quali le autorità italiane non possono far fronte ... le autorità albanesi collaborano con le autorità italiane responsabili delle medesime strutture per assicurare le cure mediche indispensabili e indifferibili ai migranti ivi trattenuti”. Il ragionamento è che “il livello di assistenza sanitaria albanese non è comparabile con quello italiano".
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Opposizioni all'attacco del governo
Le opposizioni non hanno perso tempo per commentare i rilievi della Cassazione. "Il governo ci rassicurerà ricordando che si tratta di facinorose e cattive toghe rosse, compresi quei magistrati che dichiarano apertamente il loro orientamento culturale conservatore. Intanto però Meloni e soci farebbero bene a prendere atto del fatto che la Corte suprema ha raccolto un'ampia dottrina che solleva pesanti dubbi sulla compatibilità tra il progetto del governo Meloni da una parte e la Costituzione e il diritto europeo dall'altra", dicono i rappresentanti del M5S nelle commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato, parlando dell'accordo come di un "fallimento". Per il segretario di +Europa Riccardo Magi, il governo è allo "sbando costituzionale". Lo dimostrerebbe "il fatto che sta continuando a trasferire migranti in Albania nonostante l'ordinanza del 20 giugno emessa proprio dalla Suprema Corte di Cassazione che di fatto ha smontato la base giuridica su cui si fonda il protocollo con Tirana, affermando che le persone che devono essere espulse non possono essere condotte e poi trattenute in un paese terzo, in quanto questo rappresenta una violazione della direttiva rimpatri e una illegittima compressione dei loro diritti fondamentali, rimandando la questione alla Corte di Giustizia Ue".
FdI: "Andiamo avanti, giustizia ostacola azione governo"
Chiaramente la maggioranza fa invece scudo intorno all'intesa. "Mentre in Europa l'approccio del governo Meloni al contrasto dell'immigrazione irregolare viene adottato come modello di riferimento, in Italia alcuni organi giurisdizionali sembrano più impegnati a ostacolarne l'azione", è l'osservazione del ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti. "Il governo Meloni - rivendica l'esponente di FdI - andrà avanti".
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Dubbi della Cassazione anche sul decreto sicurezza
Il monito della Cassazione sull'intesa tra Italia e Albania arriva a pochi giorni di distanza dai rilievi esposti su un altro provvedimento identitario del governo, il decreto sicurezza, di cui si evidenziano criticità di "metodo" e di "merito". Tra quelle di contenuto si parla del caso delle aggravanti di luogo per i reati commessi nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie e delle metropolitane o all'interno di convogli adibiti al trasporto di passeggeri e per il nuovo reato di blocco stradale. Dubbi anche sulle disposizioni che interessano detenuti madri e canapa. Si contesta poi il fatto che il decreto "riproduce quasi alla lettera" il contenuto del disegno di legge che la Camera dei deputati, "dopo un'ampia discussione in Assemblea, aveva approvato in prima lettura il 18 settembre 2024" e poi trasmesso al Senato. Mancherebbero insomma i requisiti di "necessità e urgenza". Nella relazione viene ricordato che la Corte Costituzionale ha più volte ribadito che il ricorso al decreto-legge non può fondarsi su una "apodittica enunciazione dell'esistenza delle ragioni di necessità e di urgenza".