L’esplosione di lunedì ha provocato la morte di cinque persone. I feriti sono stati tutti dimessi, tranne tre che sono ricoverati in codice rosso: due nel centro grandi ustionati di Pisa, uno in terapia subintensiva all'ospedale fiorentino di Careggi. La procura di Prato ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro. Si indaga sulla manutenzione straordinaria in corso
Cinque morti e 26 feriti, tra cui tre in condizioni molto gravi. È questo il bilancio dell'esplosione avvenuta lunedì nel deposito Eni di Calenzano, nei dintorni di Firenze. Ieri sono stati ritrovati i corpi dei tre dispersi che ancora mancavano all'appello: erano nell'area delle pensiline di carico, dove è deflagrata l'esplosione. Intanto la Procura di Prato indaga sull'incidente, sulle cause della perdita che avrebbe determinato lo scoppio durante le operazioni di carico, e il deposito è sotto sequestro: non è stato trovato esplosivo, quindi viene escluso che l'esplosione sia da attribuire a un possibile sabotaggio. Si indaga, in particolare, sulla manutenzione straordinaria che era in corso. I Ris sono entrati nell'impianto per effettuare degli accertamenti e nel deposito sono state eseguite perquisizioni, così come alla Sergen di Potenza, la ditta incaricata dei lavori di manutenzione nell'impianto fiorentino. Poco prima dell'incidente, un operatore che era al deposito aveva dato l'allarme ma nel giro di pochi secondi si è verificato il grande boato con il successivo incendio.
L’indagine
La procura di Prato (Calenzano è in provincia di Firenze ma ricade sotto la giurisdizione della magistratura pratese) ha confermato di aver aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro. L'intero deposito Eni di Calenzano è stato posto sotto sequestro per svolgere le indagini tecniche necessarie per stabilire le cause dello scoppio alle pensiline di carico. Dai primi rilievi tecnici non è stato trovato esplosivo, quindi viene escluso che l'esplosione sia da attribuire a un possibile sabotaggio. Al deposito, è emerso ancora, era in corso una manutenzione straordinaria: la procura indaga sulle modalità della manutenzione riguardo all'innesco dell'esplosione. Secondo quanto si apprende, la procura starebbe in particolare analizzando presunte inadempienze nella fase della manutenzione straordinaria alle pensiline numero 5 e numero 6. Agli inquirenti risulterebbe che, sul luogo dove veniva eseguita la manutenzione straordinaria, ci fosse un guasto che causava un malfunzionamento da alcuni anni. Il procuratore Luca Tescaroli ha anche confermato che un operatore ha segnalato pochi secondi prima dell’esplosione un'anomalia nell'area pensiline di carico, "tant'è che si è allontanato e si è messo in salvo la vita" dall'imminente stato di pericolo. La procura di Prato ha dato incarico per effettuare diverse perizie: una a due tecnici esplosivisti; altre sono state affidate a tre medici legali per le autopsie e gli altri accertamenti sulle salme in modo da stabilire la causa della morte; un'altra a due genetisti forensi per i confronti di Dna e il rilievo delle impronte digitali, laddove necessario, sui resti. Tra loro c'è un esperto antropologo.
Chi sono le vittime
L’esplosione è avvenuta lunedì mattina intorno alle 10.21. Nel deposito di Calenzano hanno perso la vita Vincenzo Martinelli, 53 anni, autista originario di Napoli e residente a Prato dal 1998; Carmelo Corso, altro autista 57enne, originario di Catania che viveva a Calenzano; Davide Baronti, 49 anni, autista nato ad Angera (Novara) e residente in Toscana. Ci sono poi due lavoratori originari della Lucania: Franco Cirielli e Gerardo Pepe. Cirielli, 50 anni, aveva fatto parte della Brigata paracadutisti "Folgore" e viveva con la compagna e due figli piccoli a Cirigliano (Matera), paese di circa 300 abitanti della collina materana. Pepe, 45 anni, nato in Germania dove i suoi genitori erano emigrati per lavorare, viveva a Sasso di Castalda (Potenza). Sono state disposte le autopsie e serviranno gli esami del Dna per l'identificazione esatta dei corpi.
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I feriti
Resta la preoccupazione per le tre persone che sono state ricoverate in codice rosso. Due pazienti si trovano nel centro grandi ustionati di Pisa, entrambi in condizioni molto gravi per le ustioni che hanno riportato. Una terza persona si trova in terapia subintensiva all'ospedale fiorentino di Careggi. Secondo quanto riferito, i due ricoverati a Pisa sono in condizioni gravi e sedati nel reparto di terapia intensiva con ustioni estese in varie parti del corpo. Il fortissimo scoppio li ha centrati in pieno, procurando loro anche traumi e fratture perché entrambi sono stati scaraventati a distanza. "Le posizioni dei feriti al centro grandi ustioni di Cisanello sono molto preoccupanti", ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. Per Giani è stata "una tragedia di entità fortissima ma che poteva essere anche più grave perché accanto alla pensilina di ricarica ci sono almeno 20 cisterne che contengono carburante, e quindi se vi fosse stato l'innesto di una catena tra l'incendio dalla pensilina fino alle cisterne chissà cosa sarebbe successo". Gli altri feriti sono stati tutti dimessi o sono in fase di dimissione dall'ospedale.
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Le perquisizioni
Sono state eseguite delle perquisizioni su ordine della procura di Prato sia nello stabilimento di Calenzano sia alla Sergen di Potenza, la ditta incaricata di lavori di manutenzione nell'impianto fiorentino e per cui lavoravano i due tecnici lucani Gerardo Pepe e Franco Cirelli, morti insieme ai tre autisti. Perquisizioni ci sono state anche in più sedi italiane di Eni: sono state mirate ad acquisire documenti sulla gestione del sito e anche sull'incarico alla ditta esterna che si occupava della manutenzione straordinaria e sullo stato degli apparati dove c'è stata l'esplosione. I Carabinieri del Comando provinciale di Potenza sono stati per quasi dieci ore nello stabilimento di Grumento Nova (Potenza) della Sergen: hanno acquisito numerosi documenti, tra i quali quelli relativi alla trasferta di Cirelli e Pepe. I due lavoratori erano in Toscana insieme ad altri tre colleghi, uno dei quali, Luigi Murno, di 37 anni, è ricoverato in gravi condizioni a Pisa. Le perquisizioni sono servite ad acquisire documentazione, comprese le chat nei giorni precedenti alla strage e nelle ore successive, per ricostruire cosa è accaduto - spiega Repubblica - nella "linea di carico e scarico del carburante e alle riparazioni in atto della linea di benzina da tempo dismessa". Sempre Repubblica ha riferito anche che due mesi fa Vincenzo Martinelli, autista morto nell'esplosione insieme ai colleghi Carmelo Corso e Davide Baronti, parlava di "continue anomalie riscontrate sulla base di carico" in una lettera alla sua azienda Bt trasporti per replicare all'apertura di un procedimento disciplinare a suo carico per essersi rifiutato di completare un viaggio. La Sergen, in una dichiarazione all'Ansa, ha espresso "profondo cordoglio per la morte dei due lavoratori" e si è detta "pienamente fiduciosa nell'operato della magistratura", assicurando che "ha prestato e presterà collaborazione all'Autorità giudiziaria per l'accertamento dei fatti".
Le ricostruzioni
Il procuratore capo di Prato Luca Tescaroli ha anche condotto dei sopralluoghi nel deposito. Con il magistrato anche il Ris dei carabinieri e i consulenti nominati dalla procura. Da quanto appreso, l'inchiesta mira ad appurare se, come già emerso e come avrebbe riferito un testimone, ci sia stata una fuoruscita di liquido e in caso affermativo da dove, se da un'autobotte o dall'impianto. Ancora, la procura vuole capire quale fosse il piano sicurezza. E poi individuare l'innesco dell'esplosione. L'esplosione, in base a quanto emerso, si sarebbe verificata mentre era in corso il rifornimento di un'autobotte. Ma a questa circostanza, è stato fatto notare in ambienti investigativi, al momento non necessariamente si deve o può essere legata la causa della deflagrazione. Poco prima dell'incidente a Calenzano, un operatore che era alla pensilina numero 6 dell'area di carico, che ne conta 10, ha anche dato l'allarme: erano le 10:21 e 30 secondi, questa l'orario registrato, quando avrebbe premuto il pulsante. Pochi secondi dopo c'è stata la deflagrazione nell'area di carico: almeno cinque le autocisterne coinvolte.
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Scioperi e commemorazioni
Davanti al deposito Eni, stamattina - giorno del lutto regionale - c’è stata una commemorazione per chi ha perso la vita: un minuto di silenzio, la deposizione di un mazzo di fiori e poi alcune parole scambiate con colleghi e alcuni familiari delle vittime. Presenti alcune decine di persone, oltre alle istituzioni: il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani, il presidente della Toscana Eugenio Giani e del consiglio regionale Antonio Mazzeo, l'assessora all'ambiente Monia Monni e i capigruppo a Palazzo del Pegaso. Unici due labari quelli dell'Anmil delle sezioni di Firenze e Prato. Minuto di silenzio e bandiere listate a lutto anche a Firenze e a Prato.
Nel pomeriggio si è poi svolta una manifestazione davanti al municipio al municipio di Calenzano. La commemorazione, a cui hanno partecipato centinaia di persone, si è aperta con la lettura dei nomi delle cinque vittime, seguita da un minuto di raccoglimento concluso da un lungo applauso. L’iniziativa è stata promossa dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, che per oggi hanno indetto uno sciopero a livello provinciale. Oltre ai rappresentanti sindacali, presenti anche numerosi amministratori della Piana fiorentina e non solo.
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Il sindaco: “Si apra una riflessione”
"Abbiamo chiesto che si apra una riflessione e un tavolo di confronto per capire come questo sito può coesistere con questo stato di cose, con il contesto infrastrutturale urbanistico che c'è qui", ha detto il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani. "Crediamo che debba essere affrontato questo tema anche con senso di responsabilità e con lungimiranza, cercando di capire cosa succederà nei prossimi decenni e se avrà ancora senso avere un impianto di questo tipo. È il tema, so che ci sono difficoltà già oggi da un punto di vista logistico per gli approvvigionamenti, sappiamo benissimo che è un sito nevralgico e strategico, tuttavia la riflessione deve essere fatta perché avremo per alcuni giorni, alcune settimane una sospensione delle attività visto anche il sequestro che è stato disposto dall'autorità giudiziaria, quindi questo lasso di tempo può essere usato anche utilmente per fare alcune riflessioni insieme a livello di istituzioni", ha aggiunto.