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Ponte sullo Stretto, l’allarme: "Un pilone poggia su una faglia". La società smentisce

Cronaca

La denuncia di geologi, ingegneri e comitati ambientalisti sull'opera che dovrebbe unire Calabria e Sicilia. L'Ad Ciucci rassicura: "I punti di contatto con il terreno dell’opera di attraversamento sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive"

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Il ponte sullo Stretto di Messina poggia su faglie attive, l’allarme di geologi, ingegneri e comitati ambientalisti. Pronta la smentita dell’AD Pietro Ciucci, che a Repubblica spiega come “i punti di contatto con il terreno dell’opera di attraversamento sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive”. Faglie che effettivamente ci sarebbero, almeno stando alle integrazioni che la stessa società Stretto di Messina ha depositato per rispondere alle 239 osservazioni critiche del ministero dell’Ambiente al progetto definitivo. Secondo i documenti, relativi alla faglia sotto il pilone lato Calabria, si definisce come “certo” il profilo in sezione della faglia Cannitello, considerato il più critico per la sicurezza. E che – secondo un team di esperti fra cui l’ingegnere Paolo Nuvolone e il professore Mario De Miranda – passerebbe sotto il pilone calabrese del Ponte, toccando anche i pontili e gli svincoli previsti. 

Zone ad alto rischio in prossimità del futuro Ponte?

Da rilievi cartografici e incisioni dell’epoca inizia a emergere che lì dove oggi c’è la pianura di Cannitello c’era una montagna, probabilmente cancellata dal sisma e questo sottolinea ancora di più la necessità di sorvegliare tale falla. Oltre a tale mappa PB0010_F0 c’è anche la tavola n.AMW3010, che corrisponde alla "Carta di microzonazione Calabria - Comune di Villa San Giovanni" e che indica la medesima come zona ad alto rischio.  In teoria, stando alle linee guida approvate nel 2016, nella zona in cui la Stretto di Messina progetta di costruire il Ponte non si potrebbe costruire nulla. Dopo l’indagine dell’Ispra si è deciso di imporre una "fascia di attenzione" di 200 metri, più che doppia rispetto al passato, quando la norma ne prevedeva a stento 75. Per la società Stretto di Messina, però, il censimento dell’Ispra non è niente di più che un “prodotto di sintesi, prevalentemente a carattere bibliografico”. E quei criteri “non hanno status normativo”.

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"Faglie non sono fonte di pericolosità sismica"

Per quanto riguarda le faglie invece, nonostante vengano mappate e analizzate, “l’attività e la loro stessa esistenza” scrivono i tecnici nella relazione, “è certamente controversa. Sia per la lacunosità dei dati disponibili per caratterizzarle, sia per le forti differenze nella loro esatta localizzazione”. E poi, anche se davvero ci fossero — insiste la Stretto di Messina nella sua replica — “non sono fonte di pericolosità sismica”.

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La replica della società Stretto di Messina all'articolo di Repubblica

A seguito dell’articolo di Repubblica, anche lo Stretto di Messina ha inviato una nota: “Il posizionamento della torre lato Calabria con la “Fascia a cavallo di faglie attive e capaci”, non è supportato da alcuna prova né indagini sul sito. Nell’elaborato “Riscontro Osservazioni del Pubblico”, inviato al MASE nell’ambito della documentazione integrativa richiesta, Stretto di Messina ha risposto alla osservazione del Comune di Villa S. Giovanni e dell’Ing. Nuvolone (redattore del Piano di Microzonazione di 1°Livello sulla base del catalogo ISPRA), in merito a tale presenze di faglie attive e capaci. Tale presenza è stata di fatto smentita dalle campagne d’indagini e analisi mirate per la realizzazione dell’Opera, da parte del progettista.

Viene anche spiegato che i modelli analogici dell’attività tettonica nello Stretto, ottenuti simulando l’attività della faglia che ha generato il terremoto del 1908, hanno dimostrato quanto già sostenuto nel Progetto Definitivo del 2011: la faglia responsabile del terremoto del 1908 è l’elemento tettonico di gran lunga dominante nello Stretto. Altre faglie attive si muovono solo in risposta alla dislocazione di tale faglia e comunque in misura subordinata. Nessuna di esse si è mossa nel 1908.

Infine, non ci sono evidenze scientifiche né del piano di scorrimento di tale faglia, né di alterazioni topografiche prodotte dalla stessa. Le foto inserite nella ”Osservazione del Pubblico” non mostrano alcun piano di faglie, ma solo un versante coperto da vegetazione; nella letteratura più recente questo versante viene interpretato come la falesia che separa due terrazzi marini di età diversa (cfr. articolo di Miyauchi et al., 1994). L’esistenza della faglia di Cannitello, come di numerose altre faglie della zona, è desunta solo per via geomorfologica, mentre la sua attività è desunta assumendo che i due terrazzi marini siano in realtà due porzioni di un unico terrazzo, dislocate dalla faglia stessa. Ma non esiste alcun supporto bibliografico che vincoli l’età di tale superficie, mentre l’osservazione che si tratti di due superfici successive è coerente con quello che si osserva in tutto lo Stretto di Messina e in vari altri luoghi del mondo. Il Servizio Geologico d’Italia - ISPRA ha sviluppato il progetto ITHACA (ITaly HAzard from CApable faults), che sintetizza le informazioni disponibili sulle faglie capaci che interessano il territorio italiano. Rappresenta prodotto di sintesi, prevalentemente a carattere bibliografico, di studi svolti nei decenni su numerosissime faglie presenti sul territorio italiano. Nell’introduzione al catalogo sono specificati i relativi “Limiti di applicazione”: “Il Catalogo ITHACA fornisce una prima indicazione sull’eventuale presenza di faglie attive e capaci in un determinato territorio, ma non può essere utilizzato per la loro caratterizzazione di dettaglio. Ciò vale in particolar modo per gli studi di microzonazione sismica”.

Pertanto, come detto, le faglie richiamate nel report del Comune di Villa San Giovanni (Nuvolone) e riferite al catalogo ITHACA, non sono fonte di pericolosità sismica (sorgenti sismogenetiche). In particolare, riguardo alle faglie “Cannitello” e “Pezzo” del DataBase ITHACA, si riferiscono a studi svolti nel 1983 e nel 1994 (quindi abbastanza datati) e ampiamente superati dagli approfonditi studi di Stretto di Messina. L’inserimento dei dati del catalogo, nell’ambito del Progetto ponte, è semplicemente un atto dovuto per considerare tutta la bibliografia disponibile sul tema”.

 

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