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Strage Paderno Dugnano, il 17enne: "Volevo cancellare la mia vita di prima"

Cronaca
©Ansa

Il ragazzo che ha ucciso la famiglia resta in carcere: respinta la richiesta di trasferirlo in comunità. Sulla decisione ha pesato anche la tesi della premeditazione. "Avevo intenzione di pulire il coltello per fare incolpare altri", avrebbe detto nell'ultimo interrogatorio. Ha spiegato che percepiva "gli altri" come persone "meno intelligenti" e "spesso" non si ritrovava "in certi ragionamenti": riteneva "che si occupassero e preoccupassero di cose inutili". Le autopsie confermano le 68 coltellate

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La difesa aveva chiesto che venisse trasferito in comunità, ma il 17enne di Paderno Dugnano che ha confessato di aver ucciso madre, padre e fratellino resta al Beccaria di Milano. Così ha deciso la gip Laura Margherita Pietrasanta, dopo poco meno di due ore di interrogatorio. Ieri, 5 settembre, per il ragazzo è arrivata quindi l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Sulla scelta pesano soprattutto la contestazione della premeditazione e l’accanimento sulle vittime. Ha influito poi anche quella che la gip definisce una propensione a cambiare la versione dei fatti raccontata, oltre che la difficoltà a gestire i propri impulsi. Elemento, quest’ultimo, che fa propendere per una valutazione di pericolosità sociale. Oggi sono state eseguite le autopsie sui corpi della famiglia. I primi esiti hanno confermato il quadro dei primi accertamenti dei giorni scorsi del medico legale, che aveva evidenziato un totale di 68 coltellate, la maggior parte delle quali inflitte al bambino. 

Difesa punta su una consulenza psichiatrica 

La difesa del 17enne accusato della strage sta lavorando alla nomina di un consulente per accertamenti psicologici e psichiatrici. Nei prossimi giorni il legale Amedeo Rizza, che anche oggi è andato nel carcere minorile Beccaria a trovare il ragazzo, depositerà la nomina del consulente agli atti del procedimento. Un lavoro utile per un'eventuale richiesta di perizia psichiatrica al Tribunale per i minorenni di Milano per accertare se il ragazzo fosse capace o meno di intendere e di volere al momento dei fatti. Intanto, sempre il difensore ha avanzato una richiesta al gip per i minorenni Laura Pietrasanta, che ieri ha convalidato l'arresto e disposto la custodia cautelare, per far entrare i nonni del ragazzo per incontrarlo. Incontro che, se ci sarà l'ok, potrebbe tenersi all'inizio della prossima settimana.

"Se ci avessi pensato di più non lo avrei mai fatto"

Respinto quindi per il momento il tentativo dei legali del giovane di scardinare la tesi della premeditazione: avevano puntato sulla tesi per cui il triplice omicidio non fosse stato architettato in anticipo, ma la sera stessa dei delitti, al termine della festa di compleanno del padre. "Non avevo ancora ideato questo piano. Però avevo pensato di usare comunque il coltello perché era l'unica arma che avevo a disposizione in casa. Se ci avessi pensato di più non l'avrei mai fatto, perché è una cosa assurda", avrebbe spiegato il 17enne. 

Il racconto della notte degli omicidi

Ricostruendo quanto successo nella notte fra il 31 agosto e il 1° settembre, l’indagato ha riferito che - quando tutti si erano addormentati - è sceso in cucina a prendere un coltello, poi "ho preso una maglietta nera e l'ho divisa a metà per impugnarlo, perché avevo intenzione di pulire il coltello per fare incolpare altri". Questo è uno degli elementi che spinge per la premeditazione agli occhi dei giudici. I genitori sono stati svegliati "dalle urla" del fratello, ucciso per primo. "Loro sicuramente mi hanno parlato chiedendomi cosa fosse successo e perché avessi l'arma in mano", ha riferito. Poi è andato "in camera dei miei genitori". Loro "hanno acceso la luce, io ero davanti a loro con il coltello in mano. Mi hanno detto di stare calmo, sono venuti in camera con me e lì li ho aggrediti". In realtà questo è un passaggio un po' confuso: "Io però non ricordo se li ho colpiti anche in camera loro".

Fiori lasciati a Paderno Dugnano, nel Milanese, dove un 17enne ha confessato di avere ucciso i genitori e il fratello di 12 anni, 03 settembre 2024.
ANSA/ SERGIO PONTORIERO

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"Pensavo agli altri come meno intelligenti, volevo cancellare la mia vita di prima"

Riguardo alla sua situazione, il ragazzo ancora una volta ha ribadito di "sentirsi un estraneo", non solo in famiglia ma nel mondo. Per il "malessere" di cui parla, ha aggiunto, voleva "proprio cancellare" tutta la sua "vita di prima". Ha raccontato che già da "qualche anno" aveva maturato "l'idea di vivere più a lungo delle persone normali, anche per conoscere il futuro dell'umanità". Percepiva "gli altri" come persone "meno intelligenti" e "spesso" non si ritrovava "in certi ragionamenti": riteneva "che si occupassero e preoccupassero di cose inutili".  Nelle relazioni degli esperti che si sono occupati di lui in questi giorni con diversi colloqui ha detto che pensava spesso "alle guerre e mi commuovevo pensando a queste situazioni", mentre "questo non lo vedevo in amici e familiari". Durante l’estate la sua condizione di malessere era peggiorata. Forse, dice, il debito in matematica ricevuto alla fine dell’anno scolastico potrebbe "avere influito". Ricorda che "ogni tanto i miei genitori mi chiedevano se c'era qualcosa che non andava perché mi vedevano silenzioso, ma io dicevo che andava tutto bene".

Il nonno: "Ha detto che voleva lasciare i beni materiali"

Le parole del 17enne sembrano in un certo senso confermate da quelle del nonno materno. Negli atti si legge che il nipote, dopo il triplice omicidio, gli ha confessato di averlo fatto perché voleva "lasciare i beni materiali", frase che lui ha inteso come un desiderio di "staccarsi dai genitori". Perché allora anche il fratello? "Non sarei riuscito ad abbandonarlo", ha detto il ragazzo al nonno. Emerge anche come il giovane avesse individuato una possibile "soluzione" al "malessere" nell’andarsene di casa, magari anche a combattere la guerra in Ucraina, ma che poi non l'aveva ritenuta efficace per raggiungere il suo "scopo". 

Gli psicologi: "Percepiva un clima relazionale critico e competitivo"

L'indagato ha poi parlato di "un clima competitivo" che respirava in famiglia, nello sport e in generale in tutta la società. Un "clima relazionale - scrivono gli psicologi che si stanno occupando del caso - percepito come critico e competitivo". Delle ultime sue vacanze estive dice che erano state "serene".  In famiglia, ha detto ancora nei colloqui, "se c'era il pretesto di litigare io cercavo di non farlo". Ha riferito di non ricordare alcun "episodio di conflittualità con i propri famigliari".

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