Circonvenzione a Gina Lollobrigida, Piazzolla condannato a 3 anni in primo grado

Cronaca
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Stabilita anche una provvisionale di mezzo milione di euro alle parti civili. Secondo la pm, l'attrice era "suggestionabile, tenuta in isolamento e in uno stato di vulnerabilità". Per l'uomo la procura di Roma aveva chiesto 7 anni e mezzo di carcere. La vicenda ha visto per anni la "Lollo" prendere le difese del suo ex factotum schierandosi contro i propri familiari

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Il tribunale monocratico di Roma ha condannato a tre anni Andrea Piazzolla, l'ex collaboratore di Gina Lollobrigida accusato di circonvenzione di incapace per aver sottratto beni al patrimonio dell'attrice tra il 2013 e il 2018. Per l'imputato, la procura di Roma aveva chiesto una condanna a 7 anni e mezzo. ll giudice ha stabilito una provvisionale immediatamente esecutiva di mezzo milione di euro a favore delle parti civili, nonché il dissequestro della villa sulla Appia Antica.

"Lollobrigida in stato di fragilità"

La pm Eleonora Fini aveva evidenziato lo "stato di fragilità" in cui era Lollobrigida, con periti e consulenti che durante il processo hanno concordato su un "indebolimento della capacità di intendere e autodeterminarsi e di decidere autonomamente con una parziale deficienza psichica". Secondo la pm, Lollobrigida era "suggestionabile, tenuta in isolamento e in uno stato di vulnerabilità".

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Il patrimonio mancante

Secondo i legali di parte civile, l'ammanco del patrimonio sarebbe di oltre 10 milioni di euro: tanti oggetti preziosi - si parla di 350 beni di proprietà dell'attrice - messi in vendita presso case d'aste tramite un intermediario, Antonio Salvi, anche lui finito a giudizio. Una vicenda che dura da anni e che, fino alla morte dell'artista il 16 gennaio 2023, ha visto la "Lollo" prendere le difese del suo ex factotum schierandosi contro il proprio figlio Andrea Milko Skovic e il nipote Dimitri. Nel luglio 2023 l'ex collaboratore dell'attrice è stato rinviato a giudizio anche perché accusato di essersi appropriato illecitamente del ricavato della vendita della Jaguar della donna - valore 130mila euro - e per il reato di autoriciclaggio. Il nome di Piazzolla compare poi in un terzo processo legato alla vendita di opere d'arte presenti all'interno della villa sull'Appia dell'attrice.

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La perizia psichiatrica

I procedimenti avviati dai magistrati di piazzale Clodio partono dopo le denunce presentate dai familiari dell'artista contro Piazzolla. Secondo l'accusa, l’uomo avrebbe depauperato il patrimonio dell'attrice abusando del suo stato di debolezza psichica, inducendola a isolarsi dagli affetti familiari e facendole compiere una serie di atti giuridici che le hanno causato un danno patrimoniale milionario. Inoltre sarebbe riuscito a indurre l'attrice a nominarlo amministratore di diverse sue società e a vendere alcuni appartamenti. Nel 2017 i periti - nominati dal gip Maria Paola Tomaselli in sede di incidente probatorio - tratteggiano nell'ambito dell'inchiesta il profilo psichiatrico di Lollobrigida: salute mentale consona all'età, ma raggirabile per alcune particolari situazioni o rapporti. Un anno dopo il gip di Roma dispone il sequestro preventivo dei beni e delle disponibilità della Vissi d'Arte srl, società riconducibile a Piazzolla.

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Il rinvio a giudizio e il tutore

Il 9 luglio 2020 Piazzolla viene rinviato a giudizio dal gup di Roma per circonvenzione di incapace continuata e aggravata. Gli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, che assistono i familiari di Lollobrigida, esprimono "soddisfazione per la decisione". A fine 2021 Skofic promuove un’azione legale per chiedere un tutore che gestisca gli aspetti ordinari e i beni della madre. L’1 ottobre la Cassazione convalida il decreto di apertura dell'amministrazione di sostegno per Lollobrigida, ma solo per la parte economica: i giudici ritengono che l’attrice sia in grado di prendere da sola le sue decisioni per la vita quotidiana, ma non quelle che riguardano la gestione di soldi, società e immobili. Pur escludendo una situazione di "infermità mentale derivante da patologie psichiatriche", i periti medici evidenziano "un indebolimento della corretta percezione della realtà" e uno stato di "vulnerabilità" che rende "possibile l'altrui opera di suggestione". Una decisione, quella del tutore, che non piace all’artista, che si definisce "amareggiata ma non rassegnata". Lollobrigida nel novembre 2021 rilascia una lunga intervista a Domenica In e parla anche di Piazzolla: "È come un figlio per me, mi sta accanto come un figlio, mi ha aiutato ad andare avanti. La sua figlia Gina si chiama come me, è una tigre. Andrea non ha mai sbagliato. È una persona brava e per avermi aiutato sta avendo dei guai terribili. La vita è mia e io decido cosa farne. Fare dei regali ad Andrea e la sua famiglia è una cosa che riguarda me, nessun'altro". Poi attacca Skovic: "La cosa che mi umilia di più e mi da più dolore è mio figlio. Fa male. Ho fatto del bene a mio figlio e come risultato lui è contro di me perché voglio fare quello che voglio della mia vita. Mi hanno sequestrato tutti gli immobili. Un trattamento ignobile. Non voglio più vederlo. Mi sento umiliata perché dovrebbero lasciarmi morire in pace. Non merito questo. Sono accaniti contro di me".

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Il racconto di Skovic e la morte di Lollobrigida

L’1 marzo 2022 Skovic viene sentito nel processo per circonvenzione di incapace a carico di Piazzolla. "Ho visto un forte cambiamento nel comportamento di mia madre, una persona si è approfittata della sua debolezza - dice il figlio di Lollobrigida -. Ho deciso di denunciare perché mia madre, dopo la conoscenza di Piazzolla, è cambiata, è diventata fuori controllo. Mia madre era molto attenta a come spendeva i soldi, una persona semplice, non faceva feste. Io vedevo mia mamma tutti i giorni, i nostri rapporti erano buoni, lei era felice di stare con mio figlio. Tutto questo è andato avanti fino a quando non è arrivato Piazzolla, intorno al 2009". L’uomo spiega che tutto è cambiato dopo un viaggio negli Usa alla fine del 2011 che l'attrice aveva fatto con Piazzolla, il quale svolgeva inizialmente mansioni di tuttofare. "A un certo punto mi arrivò una fattura per l'acquisto di un’auto da 120mila euro da una sua società di cui Piazzolla era diventato amministratore. Capii che era fuori controllo, a lei delle macchine non importava. Lì iniziai la procedura per l'amministratore di sostegno: volevo ci fosse una persona super partes che controllasse la gestione dei soldi di mia madre. Lei si arrabbiò e mi disse che Piazzolla era un santo, che era intelligentissimo. I rapporti si sono rotti, io ero diventato un suo nemico perché volevo rovinarla". Meno di un anno dopo, il 16 gennaio 2023, Lollobrigida muore all’età di 95 anni.

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Il testamento

Il 24 gennaio 2023 viene aperto il testamento dell'attrice, un patrimonio milionario diviso a metà: una parte al figlio Skofic, l'altra a Piazzolla. "Non prenderò neanche un centesimo. Ho già detto che desidero che la mia parte sia messa a disposizione per quelli che sono i suoi desideri. Quindi anche questa mia parte sarà messa all'interno del trust" che ha voluto per promuovere le sua attività, dice Piazzolla a La Vita in Diretta, auspicando che altrettanto faccia il figlio dell'attrice. "Visto che la volontà di Gina è molto chiara e che desiderava non lasciare nulla al figlio, quello che gli chiedo è di rispettare la volontà della mamma e di mettere anche la sua metà" nel trust. "Gina ha sempre avuto un alto tenore di vita, fatto di viaggi e di tutto quello che riguarda i bisogni di una diva che vive nello splendore - dice Piazzolla parlando delle accuse che gli vengono rivolte -. La volontà di vendere era arrivata da Gina e non da me". Poi nega di essere stato a conoscenza del contenuto del testamento: "Ho sempre evitato di parlarne".

L’acquisizione dei testamenti olografi

Tre mesi dopo il giudice del tribunale monocratico di Roma - su richiesta dei difensori dell'imputato a cui, però, si associa anche la parte civile - acquisisce agli atti del procedimento a carico di Piazzolla i due testamenti olografi di Lollobrigida. Si tratta dei documenti scritti dall’attrice nel 2013 e nel gennaio del 2017, quest'ultimo mentre si trovava ricoverata in una clinica: l’obiettivo del tribunale è poter contare anche sugli atti in cui si è "formata la volontà" della "Lollo" in merito alle disposizioni legate al patrimonio.

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La richiesta del sostituto procuratore e la condanna

Il 18 settembre 2023 il sostituto procuratore Eleonora Fini chiede per Piazzolla una condanna a 7 anni e sei mesi di carcere per l’accusa di circonvenzione di incapace e dice che l’uomo ha tenuto Lollobrigida "in uno stato di vulnerabilità", di fatto in uno "stato di fragilità ". Nel corso della requisitoria il rappresentante dell'accusa ricorda quanto emerso, nel corso del dibattimento, dal lavoro svolto da consulenti e periti. Tutti, spiega il pm, sono concordi sul fatto che l'attrice ha avuto "un indebolimento della capacità di intendere e autodeterminarsi e di decidere autonomamente con una parziale deficienza psichica". I legali dei familiari, durante l'udienza, ribadiscono di essere "davanti a un evidente e grave caso di circonvenzione di incapace" e in apertura depositano ulteriori documenti dai quali emerge che tra appartamenti, gioielli e conti correnti, per un valore di oltre 10 milioni di euro, non sia rimasto quasi più nulla nell'asse ereditario di Lollobrigida. Per i difensori dell'imputato "in questo processo è stato emesso un giudizio anticipato di colpevolezza nei confronti di Piazzolla. Il mondo mediatico ha influenzato questo processo". Il 5 ottobre viene fissata la data della sentenza - 13 novembre 2023 - e il pm, nel corso di brevi repliche, afferma che "nella vita di Lollobrigida ci sono state due sfere: la vita ordinaria e quella più profonda in cui si diventa suggestionabili e si perde lucidità nella gestione del patrimonio". Ora la condanna per Piazzolla a tre anni in primo grado.

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