Elena Basile, l’"ex ambasciatrice" finita nella bufera per le posizioni su Israele-Hamas

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Classe 1959, è autrice di alcuni libri e di articoli sulla guerra in Ucraina che hanno fatto discutere perché considerati filorussi. Al centro della polemica anche la sua qualifica: il Sindacato dei diplomatici italiani (Sndmae) in una nota ha parlato di "un utilizzo improprio del titolo di ambasciatrice". Lei su X ha replicato: "Burocrazia ridicola, meschina. Macchina del fango"

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Prima lo scontro a Otto e mezzo con Aldo Cazzullo, poi l’uscita di scena nel bel mezzo di una puntata di Piazzapulita. Negli ultimi giorni a infiammare il dibattito, non solo in tv, sulla guerra fra Hamas e Israele è Elena Basile, classe 1959 e definita da ospiti e conduttori più volte "ambasciatrice": un titolo però non riconosciutole dal Sindacato dei diplomatici italiani (Sndmae) che in una nota ha parlato di "un utilizzo improprio del titolo di ambasciatrice".

Libri e articoli

Basile, oltre che una diplomatica, è una scrittrice: suoi i romanzi Donne, nient’altro che donne (Il Ventaglio), Una vita altrove (Newton Compton), Miraggi (Castelvecchi) e In famiglia (La Nave di Teseo). Basile nell’ultimo anno ha anche scritto diversi articoli su Il Fatto Quotidiano con lo pseudonimo "Ipazia", alcuni dei quali finiti nel mirino perché considerati filorussi. Fra questi un pezzo intitolato La posizione di Kiev mette a rischio tutti gli ucraini in cui accusava il governo ucraino di "aver mandato a morte 250mila giovanissimi (arrotondo per difetto) e sta per farne massacrare altri assecondando la volontà della Nato".

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Gli scontri in tv

Nel giro di 24 ore Basile ha fatto parlare di sé per alcuni scontri in tv sul tema della guerra fra Hamas e Israele. Il primo con Aldo Cazzullo, a Otto e mezzo, quando commentando il fatto che la Casa Bianca avesse parlato di pochi ostaggi americani ha replicato: "Pochissimi ostaggi americani è una brutta notizia, se fossero tanti gli ostaggi credo che gli Stati Uniti potrebbero avere quel ruolo di moderazione...". Dura la risposta dell’altro ospite: "Come fa a dire che non è una buona notizia che ci siano pochi ostaggi americani, ma si vergogni della sua erudizione". Poi la sera successiva, a Piazzapulita, Basile ha discusso - fra gli altri - con il conduttore Corrado Formigli, Mario Calabresi e la direttrice dell'Istituto Affari Internazionali Nathalie Tocci. Dopo essersi lamentata dicendo di essere stata interrotta più volte, ha abbandonato lo studio: "Io me ne vado, non mi calmo se penso ai bambini di Gaza che stanno aspettando di morire mentre stiamo qui a disquisire se Hamas sia un'organizzazione terroristica e se Israele debba rispettare le regole. Non è una questione giuridica, è una questione politica".

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La questione del titolo di ambasciatrice

A far discutere è anche l’appellativo con cui Basile è stata definita in diverse occasioni, ovvero "ambasciatrice" o "ex ambasciatrice". Sul tema è intervenuto il Sindacato dei diplomatici italiani: "Il Sndmae, sindacato rappresentativo dei diplomatici italiani, esprime la solidarietà e vicinanza di tutta la carriera diplomatica al popolo e allo Stato di Israele per il brutale attacco terroristico di sabato 7 ottobre. Uguali sentimenti sono rivolti a tutti i Paesi che, come l'Italia, hanno connazionali ricompresi nel novero dei rapiti dai terroristi di Hamas, senza distinzione alcuna". "Il Sndmae, pur nel rispetto delle libere opinioni di ognuno - prosegue la nota - stigmatizza dichiarazioni ed interventi pubblici che gettano un'ombra sulla fedeltà ai valori repubblicani dei membri della carriera stessa, come quelle pronunciate dalla collega, ormai a riposo, Elena Basile, comunque mai iscritta al sindacato e mai pervenuta al grado apicale della carriera, come un utilizzo improprio del titolo di ambasciatrice farebbe presumere. La dott.ssa Basile si è infatti dimessa dalla carriera diplomatica con il grado di ministro plenipotenziario, e sebbene, dopo aver servito a Tananarive, Toronto, Budapest e Lisbona abbia svolto nel corso della sua carriera anche le funzioni pro tempore di capo missione in Svezia e Belgio, non è mai stata promossa al grado di ambasciatrice. Non si tratta di una mera distinzione formale ma di una corretta informazione del pubblico, dal momento in cui l'appellativo di ambasciatore/ambasciatrice incide direttamente sulla percezione dell'autorevolezza dell'interlocutrice".

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La replica di Basile su X

Al dibattito sulla sua carica, Basile ha risposto con un post su X: "Sono stata la prima ministra plenipotenziaria donna Ambasciatrice a Bruxelles. I miei predecessori Min Plen uomini con funzioni di Ambasciatore come sottoscritta. Prassi: ambasciatori di funzione sono chiamati Ambasciatori. Tutti. Burocrazia ridicola, meschina. Macchina del fango.

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