"Ogni giorno prendo coscienza del fatto che i contenuti del mio libro sono condivisi da una buona fetta della popolazione. Accetto le critiche, ma non le accuse di reato", ha detto il militare a margine del convegno organizzato da Nazione Futura
"Razzismo e istigazione all'odio sono reati gravissimi e se il mio libro fosse davvero razzista e discriminatorio sarei davanti ad un giudice". Lo ha detto il generale Roberto Vannacci a margine del convegno 'Libertà al contrario. Perché difendere la libertà di parola contro ogni censura', organizzato da Nazione Futura. Vannacci ha affermato di essere stato descritto "come il mostro di Firenze" dopo la pubblicazione del suo libro 'Il mondo al contrario', ma che "ogni giorno prendo coscienza del fatto che i contenuti del mio libro sono condivisi da una buona fetta della popolazione. Accetto le critiche, ma non le accuse di reato". Poi ha ricordato a "coloro che in queste settimane mi hanno dipinto come razzista ed omofobo che le accuse, se infondate, possono trasformarsi in diffamazione".
"Non rinnego nemmeno una lettera del libro"
Il generale ha detto di non rinnegare "nemmeno una lettera del contenuto del libro. Chi lo ha criticato e continua a farlo non lo ha semplicemente mai letto", ha proseguito il Vannacci aggiungendo che "opinionisti e giornalisti stanno facendo un errore incredibile. Come se io, con il mio manipolo di uomini, dovessi avviare un attacco senza studiare nè il nemico nè il terreno. Ecco, loro stanno facendo questo, commentando il mio libro senza averne studiato minimamente il contenuto".
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"Io parlo del sentimento dell'odio, non si può mettere lucchetto a cuore o cervello"
Parlando del suo libro Vannacci ha detto di aver parlato del "sentimento dell'odio, ed essendo qualcosa di indomabile perché deriva dal cuore e dal cervello, non può essere espulso: non possiamo mettere un lucchetto al cuore o al cervello". Per il generale "quello che è importante è che questo eventuale odio interiore non si trasformi in atti criminosi e delitti. Ma mettere il lucchetto non si può, anche perche a quel punto per implementare questa legge avremmo bisogno della polizia del pensiero".
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"Prima di cambiare strada devo vedere se ho le capacità"
Su eventuali cambi di 'strada' rispetto alla carriera militare il generale ha dichiarato che "io faccio il soldato ma non mi chiudo nessuna porta. Penso di essere un bravo soldato. Prima di cambiare strada devo vedere se ho le capacità". Vannacci ha poi aggiunto: "Se tra dieci anni sarò in divisa? Io non so cosa farò tra dieci giorni, nella mia vita ho vissuto con lo zaino sempre pronto e continuerò così. Io non sono stato esautorato dal mio ruolo: sono stato avvicendato nel mio incarico, due cose totalmente diverse. Se lo considero giusto? Mi sono sempre dichiarato in linea con le decisioni prese dal ministro e dalla mia forza armata dove ho 'abitato' per 37 anni". Per quanto riguarda le chiamate dai politici, "quello che è stato pubblicato è pubblicato, non aggiungo altro - ha spiegato il generale -. Le chiamate di eventuali politici sono state già rese pubbliche, già lo sapete, inutile ripetere. Salvini, Meloni? Se non le hanno rese pubbliche loro, non lo farò io perché sono comunicazioni private, io sono persona di parola e di onore. I contenuti del dialogo tra me e Crosetto li sappiamo solo io e il ministro Crosetto".