Incidente Brandizzo, la teste chiave: "Dissi tre volte che i lavori non dovevano iniziare"

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La procura di Ivrea indaga sulla tragedia. La dirigente di movimento della sala di Chivasso ha rilasciato una testimonianza e ribadisce che i suoi avvertimenti sono rimasti inascoltati. Un ex collega degli operai: "Si usava allarme a voce per spostarsi dai binari". L'ad di Rfi Strisciuglio: "Il sistema di regole di cui ci siamo dotati non ammette deroghe". I sindacati: "La 'frenesia del profitto' è la causa principale degli infortuni e delle morti sul lavoro"

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La testimone chiave dell'inchiesta sull'incidente ferroviario a Brandizzo, nel Torinese, costato la vita a cinque operai investiti da un treno, è una dipendente delle Ferrovie di 25 anni. È lei che, dalla sala controllo di Chivasso, la sera del 30 agosto, si è tenuta in contatto con il collega sul posto. Ed è lei, secondo quanto risulta dalle telefonate acquisite dagli investigatori, ad avere lanciato avvertimenti rimasti inascoltati. "L'ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno. Da me nessun via libera”. Ieri la giovane donna ha trascorso l'intera giornata in procura. La sua deposizione è considerata molto utile per chiarire i contorni dell'incidente. Intanto è emerso un breve video, girato pochi minuti prima della tragedia, in cui si sente qualcuno dire: "Ragazzi se vi dico 'treno' andate da quella parte eh?". Gli avvocati Enrico Calabrese e Marco Bona, legali delle famiglie di due delle vittime, si sono detti "molto dispiaciuti" per la diffusione del video, che comunque "è assai utile per la ricostruzione della vicenda. Dalle immagini sembrerebbe emergere un modus operandi non occasionale, con direttive impartite ai lavoratori assai pericolose". Gli aspetti su cui gli inquirenti si stanno concentrando sono proprio quelli di eventuali procedure ignorate e sicurezza sottovalutata. Come scrive il Corriere della Sera, sembra emergere che gli operai lavorassero spesso al di fuori dei tempi concordati e tra il passaggio di due convogli, con l’obiettivo di tagliare i tempi gli interventi. Si sarebbe quindi utilizzato una sorta di “allarme a voce” per avvisare di spostarsi dai binari quando necessario. Lo aveva già spiegato in questi giorni un ex collega delle cinque vittime, Antonio Veneziano: anche a lui era capitato. Ieri duemila persone hanno partecipato al corteo di Vercelli organizzato da Cgil-Cisl-Uil.

Le indagini

Sul lato delle indagini, sono tanti gli aspetti che interessano i magistrati. Bisogna districarsi tra regolamenti, procedure, termini tecnici. Si cerca di capire, per esempio, se in quel tratto della linea ferroviaria era operativo il Cdb, un complesso meccanismo di sensori e circuiti elettrici che segnalano la presenza di rotabili sui binari. O se è vero che ci sono dei casi in cui gli operai cominciano i lavori in anticipo per evitare alle loro aziende di pagare salatissime penali. I pubblici ministeri hanno acquisito una gran quantità di documenti e messo sotto sequestro tutto il materiale che sono riusciti a recuperare sul luogo dell'incidente, compresa l'attrezzatura che maneggiavano le cinque vittime.

Il comunicato dei legali sul video

"Gli avvocati Enrico Calabrese e Marco Bona, difensori rispettivamente delle famiglie Laganà e Lombardo, in relazione al video diffuso nella giornata odierna da numerosi massmedia - è il testo di un comunicato stampa - intendono precisare che lo stesso era stato depositato presso la procura di Ivrea perché ritenuto un contributo importante per l'accertamento di eventuali responsabilità, e sono molto dispiaciuti che le immagini siano state divulgate a loro totale insaputa nonche all'insaputa della famiglia Laganà". "Quanto al merito - prosegue la nota - si continua a ritenere il video assai utile alla ricostruzione della vicenda, posto che dalle immagini sembrerebbe emergere un modus operandi non occasionale con direttive impartite ai lavoratori assai pericolose per la sicurezza degli stessi. Il che fa sorgere dei dubbi anche sull'adeguatezza tecnica dei sistemi di comunicazione e di sicurezza. Sul punto e sulle relative indagini si ribadisce la totale fiducia nell'operato della procura di Ivrea".

Strisciuglio (Rfi): "Lavori su binari sempre con stop treni"

Oggi l'amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (Rfi), Gianpiero Strisciuglio, è intervenuto in audizione alle Commissioni riunite Trasporti e Lavoro della Camera: "L'avvio delle lavorazioni è tassativamente subordinato all'ottenimento dell'autorizzazione scritta all'interruzione della circolazione dei treni". I lavori con l'occupazione dei binari, ha sottolineato, sono "sempre effettuati in assenza di circolazione dei treni e comunque svolti in intervallo orario prestabilito che deve essere formalmente autorizzato per iscritto dall'operatore della circolazione dei treni al richiedente l'interruzione". Poi ha aggiunto: "Rfi ha istituito una commissione di indagine, presieduta da autorevoli esponenti del mondo accademico, i cui esiti saranno messi prontamente a disposizione delle autorità competenti. La dinamica dell'accaduto e l'individuazione delle cause dell'incidente sono oggetto di indagine da parte della magistratura competente alla quale la società ha fornito e garantirà completa collaborazione e disponibilità".

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Strisciuglio (Rfi): "Non sono ammesse deroghe su regole sicurezza"

"È doveroso dire che il sistema di regole di cui ci siamo dotati, che è riconosciuto dalle autorità competenti, è un sistema di regole che non ammette deroghe, questo è fondamentale nel sistema di gestione per la sicurezza ferroviaria", ha detto ancora l’amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana, ribadendo che "questo è un valore fondamentale". L'intervento di manutenzione che era in corso a Brandizzo era in "subappalto che, conformemente alla normativa vigente, è stato autorizzato da Rfi previa positiva verifica dei requisiti", ha spiegato Strisciuglio dicendo che l'impresa Sigifer "è iscritta nel nostro sistema di qualificazione, quindi il sistema di regole si estende sia all'appaltatore che al subappaltatore" e che "le lavorazioni sono rispondenti a specifiche tecniche e quindi gli spazi necessari per effettuare le attività manutentive non sono in alcun modo derogabili".

Cgil, Filt e Fillea: "Frenesia profitto" causa morti lavoro 

"La 'frenesia del profitto' è la causa principale degli infortuni e delle morti sul lavoro. La regola dominante nel lavoro non è più la qualità, il merito, la sicurezza, ma il massimo profitto o il massimo risparmio, secondo i punti di vista. Imporre quindi ritmi frenetici, risparmiare sul costo del lavoro e sui dispositivi di sicurezza è una realtà spesso taciuta", si legge nella memoria depositata quest'oggi in audizione dalla Cgil, rappresentata dalla segretaria confederale nazionale Francesca Re David, e dai segretari confederali di Filt e Fillea Eugenio Stanziale e Antonio Di Franco, presso le Commissioni riunite Trasporti e Lavoro. "Nello specifico quello che è accaduto il 30 agosto scorso a Brandizzo - sottolineano Cgil nazionale, Filt e Fillea - impone la necessità di intervenire immediatamente a tutela dei lavoratori ripensando complessivamente il sistema delle manutenzioni ferroviarie. Nel dibattito politico si stanno sollevando soluzioni e individuando le responsabilità con estrema facilità, ma i problemi sono molto più complessi".

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"Qui si tratta di un sistema organizzato in un certo modo e il fatto che avvenga in Rfi ci fa ragionare che quando al centro c'è il massimo profitto al massimo ribasso, il disvalore del lavoro e che investimenti in sicurezza vengano percepiti come un costo, non ci può stupire se su 100 mancati incidenti avviene una strage", ha detto la segretaria confederale Cgil, Francesca Re David, in audizione alle Commissioni riunite Trasporti e Lavoro della Camera.

Cisl: "Serve strategia nazionale su salute e sicurezza"

In audizione anche il segretario confederale della Cisl, Giorgio Graziani, secondo cui "dobbiamo mettere in campo una strategia nazionale sulla salute e sulla sicurezza: siamo l'unico Paese in Europa che non ha una strategia strutturata". "Bisogna intervenire su più fronti, a partire da alcune azioni trasversali", ha sottolineato. "La normativa è molto importante, tante volte però non è applicata e rispettata", ha aggiunto l'esponente sindacale, precisando che "abbiamo chiesto a Rfi di internalizzare quanto più possibile le attività di manutenzione".

Uil: "Investire in tecnologia per proteggere chi lavora"

"Sono anni in cui si parla di digitalizzazione, di alta tecnologia, di intelligenza artificiale eppure a Brandizzo sono morti 5 operai nello stesso modo in cui il 17 luglio 2014 tre operai in Sicilia sono stati uccisi da un treno regionale. Quindi per la Uil è necessario investire in tecnologie, non ci si può basare troppo spesso solo su una persona, non si può pensare di sentir parlare di 'fonogrammi'. Il sistema deve poter andare in autoprotezione, la tecnologia anche davanti all'errore umano deve poter mettere in autoprotezione le persone che lavorano. Questo oggi non avviene", ha detto poi la segretaria confederale Uil, Ivana Veronesi.

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Gli interrogatori

Nell'inchiesta sono numerose le persone ascoltate ieri. È stata rinviata a mercoledì l’audizione di Antonino Laganà, fratello di Kevin, la più giovane delle vittime, nonché suo collega di lavoro all'impresa Sigifer di Borgo Vercelli. Ieri è passato da Palazzo di giustizia, da cui è uscito mano nella mano con il papà e indossando una t-shirt su cui era stampato il volto del fratello. Le famiglie dei cinque operai deceduti sono state invitate a fornire elementi che possono portare al riconoscimento dei corpi: tatuaggi, arcate dentarie, qualunque cosa. Solo in seguito potrà essere concesso il nullaosta per i funerali.

Gli indagati

Al momento nel procedimento gli indagati (per omicidio e disastro ferroviario in forma di dolo eventuale) sono due. Il primo è Antonio Massa, il tecnico di Rfi addetto alla scorta del cantiere di Brandizzo. Il secondo è Andrea Girardin Gibin, 52 anni, capocantiere della Sigifer: quella sera si è salvato tuffandosi di lato alla vista del treno. Il suo difensore lo descrive come "molto provato e addolorato per la perdita di compagni di lavoro che erano anche amici. Ha vissuto un’esperienza unica nella sua drammaticità, era sul binario, è riuscito a scansarsi ma ha visto visto la morte in faccia e la morte colpire gli altri”, dice il suo avvocato.

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