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Naufragio di Cutro, la ricostruzione e quello che ancora non sappiamo

Cronaca

Giuliana De Vivo

@Frontex

Un mese dopo la tragedia in cui hanno perso la vita almeno 90 migranti, tutto quello che sappiamo ora per ora (e le domande senza risposta) dalla partenza all’arrivo dei superstiti sulla spiaggia di Steccato di Cutro 

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22 febbraio h 3 di notteLA PARTENZA
La partenza avviene da Cesme, una cittadina affacciata sul mare Egeo a 87 chilometri da Smirne in Turchia, dopo che ciascun passeggero ha trascorso diversi giorni sempre in Turchia in una “safe house”, un luogo controllato – riferiscono diversi superstiti ascoltati – da due pakistani che saranno anche a bordo del barcone. 

22 febbraio h 6-7 del mattino – IL CAMBIO BARCA E GLI SCAFISTI

L'imbarcazione di partenza non è quella naufragata. La prima è una imbarcazione  di circa 15-18 metri a due piani, che a 3-4 ore dalla partenza ha un problema al motore. A quel punto, raccontano i superstiti, avviene il trasbordo sul caicco "Summer Love", più grande di dimensioni ma in condizioni complessivamente peggiori, che naufragherà al largo delle coste calabresi. In questa occasione all'equipaggio di partenza si sottrae uno degli uomini di nazionalità turca, che va via a bordo della prima imbarcazione e ne arriva un altro (Ufuk Gun, che sarà poi fermato in Austria). A coordinare il viaggio sulla "Summer Love" restano in 4, tre persone di nazionalità turca e una di nazionalità siriana, oltre ai due succitati pakistani. Per quello che sappiamo attualmente dal primo fascicolo aperto, quello sugli scafisti, l’uomo di nazionalità siriana è irreperibile, uno dei turchi sarebbe morto. Gli altri due uomini di nazionalità turca rispondono ai nomi di Fuat Sami, 49 anni, e Ufuk Gun, 25 anni e mezzo, che era riuscito inizialmente a fuggire ed è stato poi individuato in Austria, dove si trova attualmente detenuto a Graz. Per lui è stato spiccato un mandato di arresto internazionale. I due pakistani sono invece il 25enne Arslan Khalid e l'unico minorenne, che compirà 18 anni il prossimo giugno, Hassnan Ishaq. 

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24 febbraio, h 20.51 / 25 febbraio h 4.57 - L'allarme all' IMRCC

L'Italian Maritime Coordination Centre, il comando generale delle Capitanerie di Porto, annota che alle 20.51 di venerdì 24 febbraio la capitaneria di Porto di Roccella Ionica riceve una segnalazione di MayDay. Non ci sono prove che la segnalazione arrivi dalla "Summer Love" ma molti osservatori ritengono che sia così. 

Alle 4.57 l'Italian Maritime Coordination Centre - riferisce il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura, che diffonde anche il relativo documento - dirama una segnalazione a tutte le navi in transito nel mar Ionio: c'è una imbarcazione in possibile "distress", dicono, perciò viene aperto il SAR case 384

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25 febbraio, pomeriggio - Le foto e l'esultanza per l'arrivo 

Nel pomeriggio del 25 febbraio, poco prima che il mare si alzi e la situazione degeneri, "uno scafista turco ci ha detto che eravamo giunti in Italia e potevamo salire sovracoperta per pochi minuti", racconta una sopravvissuta. In quel momento vengono girati i video dei migranti che festeggiano l'arrivo anche se, precisa la superstite, la costa in quel momento non la vedevano ancora.  

 

25 febbraio, sera – La rotta sul tablet e le comunicazioni con l’esterno
L'obiettivo degli scafisti però è arrivare di notte per evitare controlli. Quindi rallentano. Alcuni testimoni riferiscono che, quando mancavano 30-40 chilometri alla destinazione, gli scafisti hanno mostrato loro da un tablet il percorso rimanente, per rassicurarli nonostante il rallentamento della velocità. Siamo intorno alle 21 del 25 febbraio, secondo i calcoli degli scafisti – raccontano ancora i superstiti - mancavano, a quel punto, 10-11 ore all’arrivo: in realtà l'imbarcazione naufragherà circa 7 ore dopo. Gli scafisti a bordo della Summer Love avevano probabilmente un telefono satellitare e un jammer, cioè uno strumento che inibisce le onde radiofoniche e telefoniche. Infatti diversi superstiti raccontano che i loro cellulari non avevano segnale. 

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25 febbraio h 22.26 – LA SEGNALAZIONE DI FRONTEX

L’aereo Eagle 1 di Frontex - l'agenzia europea della guardia di Frontiera e costiera - segnala la presenza di una imbarcazione a 40 miglia (circa 65 km) al largo delle coste calabresi. Alle 23.06 la notizia viene segnalata all'ICC (International Coordination Center), il quartier generale di Frontex in Italia (che ha sede a Pratica di Mare dove si trova il Comando aeronavale della Guardia di Finanza), all'Italian Maritime Rescue Coordination Centre della Guardia Costiera (che come visto aveva già a sua volta "visto" una imbarcazione in distress) e al NCC, il centro di Coordinamento nazionale del ministero dell'Interno. 

Il mare è forza 4, l'imbarcazione ha una "buona galleggiabilità", scrive Frontex, e c'è una sola persona a bordo. Ma i boccaporti sono aperti e c'è una "significativa risposta termica", aggiunge l'agenzia: segnali che a bordo possono esserci altre persone. 

25 febbraio h 23.20 - CHI SAPEVA COSA ? 

Da qui la situazione si complica: non sappiamo con certezza a quali organismi a livello locale della Gfd e della Guardia Costiera sia stata inoltrata la segnalazione di Frontex. II quotidiano Repubblica rivela un appunto dell'ufficiale di turno della Guardia di Finanza presso la sala operativa di Vibo Valentia che riceve il dispaccio, poco dopo le 23: sull'appunto c'è scritto "natante con migranti". Una annotazione, aggiunge Repubblica, che poi non si troverà invece nel verbale che la sezione operativa navale di Crotone della Guardia di Finanza redige il giorno dopo, a tragedia avvenuta. Alle 23.20 la sala operativa di Vibo Valentia della Guardia di Finanza prevede l'uscita prima della vedetta V5006, che però poi rientra per fare rifornimento "in attesa che il target entri in acque nazionali" (in quel momento la Summer Love è a circa 40 miglia, ben oltre le acque nazionali). Alle 2.20 circa la motovedetta esce di nuovo, ed esce anche il pattugliatore Barbarisi. Alle 3.30 circa entrambi rientrano a causa del mare forza 4.

 

Tra le 3.40 e le 3.48 la Guardia di Finanza di Vibo Valentia informa la Guardia Costiera di Reggio Calabria della decisione di rientrare. Secondo il Corriere della Sera in quella circostanza “gli operatori di sala operativa (della Gdf, ndr) richiedevano alla medesima autorità (cioè alla Guardia Costiera) l’intervento di proprie unità navali per raggiungere il target, senza ricevere riscontro”. Sempre secondo il Corriere invece la Guardia Costiera sostiene di essere stata contattata dalla Gdf  “per informare che la vedetta 5006 e il pattugliatore Barbarisi (di cui si apprendeva solo in quel momento la presenza in attività operativa in mare) stavano facendo rientro per condizioni meteo avverse. Veniva precisato che in quel momento le imbarcazioni della Gdf non battevano nulla al radar e che quando Gdf di Vibo valentia ha chiesto se ci fossero assetti in attività della Guardia costiera, veniva sottolineato che al momento non vi erano unità in attività operativa, ma che sarebbero state impiegate in caso di richieste di soccorso”. 
In sostanza la Guardia Costiera sostiene di aver appreso della presenza in mare di due imbarcazioni della Gdf in quel momento, e di non aver avuto da questa informazioni che potessero sollevare la necessità di un intervento (“non battevano nulla al radar”). Invece la Gdf dice di aver chiesto un intervento della Guardia Costiera ma di non aver ricevuto risposta. 

Infine, secondo quanto ricostruito dagli avvocati delle famiglie delle vittime, alle 3.55 la Guardia di Finanza di Vibo Valentia contatta le sue centrali di Catanzaro e di Crotone, oltre che la polizia e i Carabinieri di Crotone e Catanzaro, chiedendo l’invio di pattuglie. 
Intanto, la domanda resta: chi ha classificato l’operazione come law enforcement e non search and rescue? 

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26 febbraio h 4 circa – Il naufragio
Probabilmente mentre intercorrono quelle comunicazioni, avviene il naufragio. Non esistono al momento prove schiaccianti dell’orario e del punto esatti. Possiamo dedurre che sia avvenuto pochi minuti dopo le 4 perché diversi testimoni hanno riferito che intorno alle 4, poiché "il mare era molto mosso", gli scafisti avrebbero permesso loro di spostarsi sovracoperta. A quel punto hanno visto dalla costa delle luci e gli scafisti, "pensando che fossero poliziotti hanno fermato la navigazione cercando di cambiare rotta e modificare il punto di approdo". Uno dei superstiti racconta che, in quel momento, ha sentito "i quattro chiamare qualcuno forse per farsi venire a prendere". Questa testimonianza collimerebbe con una telefonata che, secondo il Corriere della Sera, i carabinieri di Crotone avrebbero ricevuto da un numero turno intorno alle 4.20

Sempre secondo i racconti dei sopravvissuti, in quei momenti "abbiamo sentito un forte rumore nello scafo e la barca ha cominciato a piegarsi e a entrare acqua”: è il momento del naufragio, lo scafo della Summer Love si squarcia forse per la collisione con una secca antistante la spiaggia di Steccato di Cutro. A quel punto, dicono, tre scafisti mettono in acqua un tender e fuggono.
 

 

26 febbraio h 5 - I soccorsi di terra
I carabinieri di Crotone nella loro relazione riferiscono di aver ricevuto una chiamata alle 4.15. Sono loro, insieme ai pescatori, i primi a intervenire in soccorso ai migranti.
Gli stessi carabinieri riferiranno anche che la prima pattuglia di terra della Guardia Costiera arriva in spiaggia alle 5.35.