Riprendono a diminuire i contagi Covid in Italia, e si conferma una discesa nel numero di morti. Nella settimana dal 24 febbraio al 2 marzo, si sono registrati 26.684 nuovi casi di Covid-19, in calo del 9,4% rispetto alla settimana precedente (quando erano 29.443). Sono stati 228 i decessi in 7 giorni, con una riduzione del 6,6% rispetto alla settimana precedente (quando erano 244). Sono i dati del bollettino settimanale del ministero della Salute
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L'inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della pandemia Covid e delle zone rosse in Lombardia "può dare una risposta ai familiari delle vittime che hanno vissuto un evento drammatico. Detto questo, noi come Paese siamo stati additati come faro nella parte iniziale della pandemia. All'inizio ci siamo confrontati con un evento eccezionale e sconosciuto come un virus nuovo, qualche errore è stato commesso ma non si può oggi criticarlo con il senno di poi. Gli scienziati indagati è un fatto già visto dopo i terremoti, quando vengono accusati gli uffici tecnici delle amministrazioni", ha detto.
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Affermano i due rappresentanti degli internisti ospedalieri, che nei loro reparti hanno preso in carico il 70% dei pazienti Covid: "In tre anni e ancora di più nel 2020, in quelle prime settimane in cui scoppiò la pandemia in Italia, navigando al buio di fronte a un'emergenza sconosciuta abbiamo dedicato tutta la nostra attività senza limiti d'orario, con un impegno totalizzante e con centinaia di morti tra medici e operatori sanitari".
"Solo in Italia c'è un'iniziativa giudiziaria di questo tipo", osservano Dentali e Manfellotto. "Siamo allora noi più intelligenti, più puri, più corretti?", chiedono. "La magistratura italiana è la migliore al mondo perché è l'unica che ha scoperto degli errori? Ma ci siamo dimenticati che la pandemia ha colpito tutto il mondo e che l'Italia è stato il primo Paese a essere travolto? Se è così, allora è inutile nascondersi dietro a un dito: siamo tutti colpevoli - ripetono - Gli internisti italiani sono colpevoli di aver lavorato 24 ore al giorno per affrontare la pandemia con le armi che avevamo a disposizione".
Gismondo: "Assenza di un piano pandemico la madre di tutte le colpe"
"Se noi leggiamo i piani pandemici di altre nazioni, e basta quello della Svizzera, edito anche in italiano e consultabile - sottolinea l'esperta all'Adnkronos Salute - si evince chiaramente cosa si deve fare in fase di pandemia e quando si deve fare. E' inutile insistere sulle responsabilità di chi si trovò in prima linea in quei giorni, seppure ci sono delle responsabilità da accertare. Parliamo prima, e focalizziamoci bene, senza disperderci, sulla fonte di tutti i mali. La fonte di tutti i mali è l'assenza di fatto di un piano pandemico", insiste Gismondo.
Una questione, quella del mancato aggiornamento di uno strumento chiave di 'regia' della risposta a Sars-CoV-2, tornata più volte sotto i riflettori delle cronache e già da tempo all'attenzione dei pm di Bergamo. Fra i primi a finire sotto la lente dell'attività di indagine degli inquirenti Ranieri Guerra, ex direttore generale dell'Ufficio di Prevenzione del ministero della Salute e già direttore vicario dell'Organizzazione mondiale della sanità.
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"Questa inchiesta va benissimo ma si dovrebbe indagare anche su altre questioni - aggiunge - Io all'inizio di gennaio 2020 segnalai dei casi sospetti di Covid che in alcuni ospedali non venivano registrati per non far scoppiare il panico. C'è stata una volontà di gestire la pandemia in un certo modo che ha causato tanti decessi, ai medici è stato impedito - conclude - di curare a casa i pazienti e questo ha portato tanti a non farcela".
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"Finalmente passa l'emergenza e cosa succede? Una procura indaga tutti coloro che hanno perso le notti per salvare il Paese, dal più grande al più piccino, per reati tremendi come epidemia colposa. E il Parlamento avvia una commissione d'inchiesta (politica) per fare luce non si sa su quali misfatti". Secondo Lopalco, "una cosa andava fatta, come si fa nei Paesi civili: una commissione tecnico-scientifica di valutazione di quella che è stata la risposta del sistema, dello Stato, alla più grande pandemia della storia contemporanea. Un'analisi su cui costruire i piani pandemici di domani. Ma questa è roba per scienziati. Che vadano a farla da qualche altra parte".
"Nel frattempo, visto che nessuno lo ha fatto, io dico con il cuore Grazie a tutti quelli che nel febbraio e marzo 2020 non hanno chiuso occhio (letteralmente) per trovare soluzioni fattibili, con le armi di cui si disponeva in quel momento, per salvare quante più vite possibili - sottolinea l'esperto - Lo dico perché sono sicuro che alla prossima pandemia sarà davvero difficile trovare qualcuno sano di mente che metterà la propria competenza al servizio di un Paese che, con ogni probabilità, ad emergenza passata, gli notificherà un avviso di garanzia". "Dopo la drammatica piaga della medicina difensiva, l'Italia è riuscita ad inventarsi anche la sanità pubblica difensiva. Un capolavoro", chiosa Lopalco.
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"Se noi leggiamo i piani pandemici di altre nazioni, e basta quello della Svizzera, edito anche in italiano e consultabile - sottolinea l'esperta all'Adnkronos Salute - si evince chiaramente cosa si deve fare in fase di pandemia e quando si deve fare. E' inutile insistere sulle responsabilità di chi si trovò in prima linea in quei giorni, seppure ci sono delle responsabilità da accertare. Parliamo prima, e focalizziamoci bene, senza disperderci, sulla fonte di tutti i mali. La fonte di tutti i mali è l'assenza di fatto di un piano pandemico", insiste Gismondo.
Una questione, quella del mancato aggiornamento di uno strumento chiave di 'regia' della risposta a Sars-CoV-2, tornata più volte sotto i riflettori delle cronache e già da tempo all'attenzione dei pm di Bergamo. Fra i primi a finire sotto la lente dell'attività di indagine degli inquirenti Ranieri Guerra, ex direttore generale dell'Ufficio di Prevenzione del ministero della Salute e già direttore vicario dell'Organizzazione mondiale della sanità.
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"L'Italia viene investita, prima nel mondo occidentale, da una pandemia la cui portata non era stata prevista neanche nei peggiori scenari di previsione. Il sistema sanitario, nonostante tutte le sue ataviche debolezze, comunque regge lo schianto - ricorda Lopalco - Anzi, con scelte anche poco popolari e decisamente drastiche, mostra agli altri Paesi occidentali come meglio rallentare la corsa del virus. Poi arrivano i vaccini, e l'Italia si dimostra la migliore per velocità di implementazione e raggiungimento di coperture".
"Finalmente passa l'emergenza e cosa succede? Una procura indaga tutti coloro che hanno perso le notti per salvare il Paese, dal più grande al più piccino, per reati tremendi come epidemia colposa. E il Parlamento avvia una commissione d'inchiesta (politica) per fare luce non si sa su quali misfatti". Secondo Lopalco, "una cosa andava fatta, come si fa nei Paesi civili: una commissione tecnico-scientifica di valutazione di quella che è stata la risposta del sistema, dello Stato, alla più grande pandemia della storia contemporanea. Un'analisi su cui costruire i piani pandemici di domani. Ma questa è roba per scienziati. Che vadano a farla da qualche altra parte".
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Clementi, 'inadempienze su piano pandemico, mancanza può aver pesato'
Riavvolgendo il nastro di quello che è stato, sulla scia delle contestazioni della procura di Bergamo relative alle prime fasi di gestione della pandemia, si arriva fino al nodo della mancata zona rossa per le aree bergamasche duramente colpite dal virus e alle morti che si potevano evitare, uno dei punti su cui si è proprio concentrata l'inchiesta arrivata alla chiusura in questi giorni. "E difficile entrare in questa valutazione, soprattutto per un estraneo alle decisioni di quel momento. Il governatore della Lombardia" Attilio Fontana "dice sono decisioni che doveva prendere il Governo centrale e penso che sia così, in realtà. Però ci deve essere un piano da attuare in queste condizioni e che quindi sia chiaramente applicato. Cosa che non c'è stata".
E, aggiunge Clementi nella sua riflessione, "uno dei componenti del primo Comitato tecnico scientifico, Ranieri Guerra, era la persona che quando era al ministero si doveva occupare del piano pandemico", che andava aggiornato. "Questo" relativo all'assenza di fatto di un 'copione' da seguire "mi pare uno degli aspetti che anche il microbiologo Andrea Crisanti nella sua relazione ha sottolineato e che va evidenziato - precisa il virologo - Per il resto non so dire, perché sono elementi molto tecnici".
In Toscana 157 nuovi casi e 8 decessi
Il numero dei contagiati rilevati nella regione dall'inizio della pandemia sale dunque a 1.590.121. I nuovi casi sono lo 0,01% in più rispetto al totale del giorno precedente. I guariti crescono dello 0,04% (686 persone) e raggiungono quota 1.570.057 (98,7% dei casi totali).
I dati, relativi all'andamento della pandemia, sono quelli accertati oggi sulla base delle richieste della Protezione civile nazionale.
Al momento in Toscana risultano pertanto 8.482 positivi, -6% rispetto a ieri. Di questi 190 (4 in meno rispetto a ieri) sono ricoverati in ospedale: 7 (1 in meno) si trovano in terapia intensiva.
La lista dei decessi si aggiorna con 8 nuovi decessi: 6 uomini e 2 donne con un'età media di 89,8 anni.
Dall'ultimo bollettino quotidiano sono stati eseguiti 294 tamponi molecolari e 2.473 tamponi antigenici rapidi: di questi il 5,7% è risultato positivo. Sono invece 323 i soggetti testati, escludendo i tamponi di controllo: il 48,6% di questi è risultato positivo.
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"Parlerò nelle sedi opportune e non mi sottrarrò a nessuna domanda. Adesso c'è una vicenda processuale e giudiziaria, non mi sottrarrò a nessuna domanda ma non vi aspettate da me show mediatici", ha detto.