Di Segni: indifferenza ha fatto la differenza
"Ci sono parole che esistono e viviamo da millenni: Dio, fede, creazione. Ma anche guerra, odio e aggiungo: l'antisemitismo. Variano ma restano sempre. Ci sono vocaboli che hanno un significato semplice e lineare ma per noi, testimoni e figli della Shoah, hanno un significato totalmente diverso, sono quasi impronunciabili o comunque rievocano un dolore lancinante, quasi richiedono un respiro per essere banalmente utilizzate. Treno, campo, forno, gas, selezione, destra, sinistra, specialmente se pronunciate nella lingua dell'invasore". Sono le parole della presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni. Ha aggiunto: "Oggi è il Giorno della Memoria, anche questo un vocabolo che ha un significato che va ben oltre al semplice concetto neurologico. Far memoria significa allora essere in grado di aprire il nostro vocabolario, capire il significato che hanno per noi certe parole. Saper aggiungere quelle che ancora mancano: responsabilità e coerenza. Saper mettere accanto a certi termini la spiegazione completa affinché gli studenti di oggi sappiano quel che è stata l'Italia negli anni '38- '45. Sappiano leggere la voce Shoah nel suo pieno significato italiano, quanto avvenuto ad Aushwitz perpetrato dai nazisti, ma anche la persecuzione fascista legalizzata nel '38. Ma sappiano anche, non solo gli studenti, quel che è stata l'Italia nel ventennio fascista, i suoi retaggi celati nel dopoguerra e oggi nostalgicamente rievocati. Shoah, un dizionario dell'orrore creato da esseri umani, illuminati, scienziati, giuristi, educatori, non folli extraterrestri". "Memoria – ha concluso – non significa ascoltare con una carezza misericordiosa gli ebrei per lo sterminio di 6 milioni, ma è consapevolezza delle responsabilità italiane. Capire che l'indifferenza è stata quel vocabolo che ha fatto la differenza".