Messina Denaro, Angelosanto (Ros): “Avanti con indagini. Cosa Nostra ancora pericolosa”

Cronaca

Continua il "lavoro incessante" delle forze dell'ordine per stringere il cerchio intorno all'ormai ex superlatitante, spiega il generale e comandante dei Ros. Grazie alla scoperta dello stabile in cui si ritiene che abbia vissuto negli ultimi tempi, "confidiamo di trovare elementi significativi per sviluppo delle indagini e per capire chi lo ha protetto"

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Continua il “lavoro incessante” per individuare e stringere il cerchio di conoscenze intorno a Matteo Messina Denaro, arrestato ieri – 16 gennaio – dopo 30 anni di latitanza. Così il comandante dei Ros, il generale Pasquale Angelosanto, a Sky TG24, commenta la scoperta di uno stabile a Campobello di Mazara, paese siciliano "sotto l'influenza del latitante", dove si pensa che Denaro abbia vissuto recentemente. “Riteniamo che sia l’abitazione utilizzata nell’ultimo periodo come stabile occupazione, al suo interno confidiamo di trovare elementi significativi per lo sviluppo delle indagini e per capire chi ha protetto il latitante, faremo repertamenti biologici a questo scopo”, ha detto Angelosanto, che definisce Denaro "l'ultimo capo dei corleonesi". Al momento dell'arrivo delle forze dell'ordine nello stabile "non c'era nessuno". Adesso bisognerà capire, anche attraverso le indagini forensi, se le persone in contatto con Denaro fossero consapevoli della sua vera identità.

"Il capo della provincia mafiosa trapanese di Cosa Nostra"

"Denaro non era soltanto un latitante di mafia: era un latitante con un ruolo ben definito dentro l’organizzazione di Cosa Nostra, è il capo della provincia mafiosa trapanese. Da qui, nasce l'esigenza di proteggersi sfruttando tutti i favoreggiatori e la rete interna di Cosa Nostra". Per questo, spiega Angelosanto, Matteo Messina Denaro è stato ritrovato così vicino a Trapani, "dove ha passato gran parte delle sua latitanza". Le indagini, continua il generale, sembrano confermare che "almeno nell'ultimo anno, per le sue condizioni di salute, non si fosse mai allontanato dalla Sicilia". Ci sono invece tracce di periodi in altre parti d'Italia e anche all'estero.

Il frame tratto dalle immagini dei video forniti dalla Dia di Palermo mostrano un momento della cattura risalente al dicembre scorso di Anna Patrizia Messina Denaro, 44 anni, sorella del capo mafia latitante, con l'accusa di associazione mafiosa, Palermo, 25 Dicembre 2014. ANSA/ UFFICIO STAMPA/ DIA PALERMO 

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"Nessun tentativo di fuga"

Angelosanto racconta che da Messina Denaro non c'è stato “alcun tentativo di fuga” dopo essere stato riconosciuto dalle forze dell’ordine all’accettazione della clinica La Maddalena di Palermo, dove era andato per ricevere cure mediche. “Avevamo sotto controllo il registro delle accettazioni, abbiamo identificato uno per uno le persone che avevano proceduto all'accettazione all'interno del comprensorio", spiega il comandante dei Ros. Oggettiva condizione di vulnerabilità dell'ex latitante, sono state le sue condizioni di salute - la diagnosi è di tumore - che lo "hanno costretto a comportarsi in un certo modo, hanno fatto sì che lasciasse più tracce".

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"Denaro collaborerà con la giustizia? Speriamo. Noi avanti con indagini su fiancheggiatori"

Denaro, al momento, "non ha dato ancora nessun tipo di indicazione" su un possibile futuro pentimento o sull’intenzione di collaborare comunque con la giustizia. "Lo vedranno i magistrati della procura di Palermo", dice Angelosanto. "D’ora in avanti noi dobbiamo trovare la rete di fiancheggiatori. Se poi dovesse decidere di collaborare con la giustizia, ben venga. Si potrebbero capire aspetti recenti della storia di Cosa Nostra". La cattura, per quanto importante, non deve però spingere a cantare vittoria troppo in fretta. "La pericolosità di Cosa Nostra è inalterata. Continuerà a fare i suoi affari, cercherà di fare profitti", evidenzia Angelosanto.

Denaro agli agenti: "Grazie per avermi trattato con rispetto"

Si dice che Denaro, arrestato, abbia ringraziato gli agenti per averlo tratto "con rispetto". Angelosanto sottolinea come il comportamento dei suoi uomini sia stato lo stesso tenuto "con tutti", senza comportarsi "in maniera da offendere o arrecare danno, senza dare esempio negativo". 

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Il tumore e il 41-bis

C’è chi, sulla malattia del boss, ha ipotizzato una condizione terminale. Il regime del “carcere duro”, quello dell’art 41-bis dell’ordinamento penitenziario, a cui sarà senza dubbio sottoposto l’ex latitante, è compatibile con un detenuto con il cancro? "Bisogna verificare che le strutture carcerarie siano idonee a garantire un certo tipo di terapia, in Italia ne esistono varie", dice  Angelosanto senza però commentare il trasferimento di Denaro al carcere de L’Aquila. 

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